È più grave lo stato confusionale che gli organi di informazione stanno trasferendo ai sardi, delle stesse notizie o taciute, o banalizzate che essi propagano.
Oggi L’Unione Sarda ha il coraggio, finalmente, di dare la notizia incombente da giorni: mezzo milione di sardi va a votare nel momento peggiore della pandemia, con le curve di incremento in rapida crescita. Tuttavia si guarda bene dal fare il nome e il cognome di chi ha proposto e ottenuto che questa solenne imbecillità avvenisse.
Si chiama Quirico Sanna, è l’assessore agli enti locali e ha proposto e ottenuto dal Consiglio regionale che la Regione spendesse cinque milioni in più per votare non insieme al referendum del mese scorso, ma ora, in piena pandemia.
Il presidente Solinas, dal canto suo, non emette una nuova ordinanza dal 15 ottobre perché, per l’appunto, deve aspettare che si svolga la movida elettorale. Cosa farà se sarà necessario andare ai ballottagi, non si sa.
Nessuno che chieda conto alla Giunta della palese contraddizione tra il prospettato divieto della movida notturna e la voluta celebrazione della movida elettorale. Nessuno.
Ma la volontà ferma di impedire ai sardi di capire qualcosa di ciò che sta accadendo (lascio lo stupendo caso Abbano ad altri approfondimenti), è risultata palese nel caso dell’indagine della Guardia di Finanza di Cagliari (e nessuno, veramente nessuno, può pensare che io nutra simpatie per i contenuti e i metodi dell’agire di questo corpo dello Stato) sulla mascherine non a norma acquistate dalla Regione in trattativa diretta.
La notizia è stata data come se riguardasse l’imprenditore venditore e non la Regione acquirente, ed è stata tenuta un giorno sulle prime pagine (gli arresti di piazza e di linciaggio morale di Succu e Cherchi del Partito dei Sardi sono state tenute in prima pagina per ben sette giorni da un giornale che perde 4000 copie l’anno). Ma soprattutto, nessuno ha osato ragionarci sopra.
Per esempio, per fare domande semplici semplici: come è stato individuato l’imprenditore e l’azienda fornitrice?
L’imprenditore era noto oppure no nel circuito bancario per precedenti questioni magari proprio con un’altra Regione, segnatamente la Regione Lazio?
Chi ha pagato l’anticipo? La Regione Sardegna su propri fondi di bilancio? Ma allora vi deve essere un dirigente sardo che ha autorizzato l’anticipo? Perché, allora, non sentire l’Assessorato del Bilancio e chiedere se, prima di farlo, vi sono state interlocuzioni col cassiere della Regione per acquisire informazioni sull’azienda?
Oppure si è utilizzato il fondo della Protezione civile gestito direttamente dal Dirigente? E allora: perché il dirigente ha pagato?
Ma la domanda principe è: come mai la AOU di Sassari è riuscita a individuare un fornitore che ha garantito le mascherine al prezzo di un terzo rispetto a quello pagato dalla Regione e la Regione invece ha scelto un imprenditore e un prodotto particolarmente cari e inaffidabili?
Non sono solo queste le domande che dovrebbero essere fatte dai giornali per consentire ai sardi di capire. Prendiamo il caso dello sfascio della sanità di Oristano. Accade che, sull’onda evidentemente delle pressioni politiche, non ritenute illegittime dall’autorità giudiziaria, benché palesi e ostentate rispetto ad altre presunte, i dirigenti sanitari della ASSL abbiano annunciato, il 17 scorso, l’imminente riapertura delle sale operatorie di Ghilarza e Bosa. Ho fatto una rapida ricerca delle prescrizioni delle circolari del Ministero e dell’Organizzazione mondiale della Sanità: è espressamente sconsigliato per non dire vietato aprire le sale inutilizzate da tempo quando la curva pandemica è in crescita.
Ma se fosse solo questo il livello di disinformazione militante cui siamo sottoposti sarebbe poco. L’altro giorno ho letto sull’Unione Sarda che il neo assessore ai Lavori Pubblici di Bosa intende attuare un’indirizzo del Consiglio Comunale per cui non si realizzerà più il canale scolmatore che doveva portare il rischio idraulico fuori dalla città, ma si convoglieranno nuovamente le acque dentro il canale tombato che invece la attraversa.
Io, da assessore regionale, varai il primo e unico programma regionale per la rimozione dei canali tombati, terribili fattori di rischio per la popolazione.
Oggi mi trovo davanti all’incoscienza di riportare l’acqua in città, a Bosa, e di non attuare a Olbia il piano Mancini senza che vi sia pronto alcun vero progetto alternativo di pari avanzamento progettuale e di pari efficacia idraulica.
A Bosa sarebbe interessante che venissero pubblicati (a questo dovrebbe servire l’informazione) i proprietari dei terreni che sarebbero stati espropriati qualora si fosse realizzato il canale scolmatore. Ne guadagnerebbe la trasparenza del dibattito politico. Resta un fatto però: ha nomi e cognomi la scelta folle di riportare l’acqua dentro la città.
Infine, la cosa che mi urta di più: il Tribunale di Oristano ha assolto, dopo sette anni, don Giovanni Usai dall’accusa di violenza sessuale. La notizia è passata come se niente fosse. La barbarie di un’accusa costruita sul nulla viene così dimenticata da tutti. L’ignoranza, il pressapochismo, la determinazione a colpire un sacerdote che faceva notizia, tutto viene dimenticato. Chi ha costruito quell’accusa è restato e resterà impunito, come recenti ignoranti patentati che fondano il diritto anziché applicarlo (ma di questo, in altra occasione). Ebbene, di fronte a questa aberrazione, non si è alzato alcun prete alla moda, alcun prete che ha facilità ad accedere ai media, alcun vescovo giulivo (perché i vescovi sono sempre di buon umore anche quando non ve n’è alcun motivo) a difendere don Usai, perché don Usai è ancora sporco della condanna per sfruttamento della prostituzione (un’accusa lunare), e quindi è rognoso, è da evitare. Meglio discettare delle parole del Papa sugli omosessuali, commentando le quali non si rischia nulla.
Churcill diceva: “A volte l’uomo inciampa nella verità, ma nella maggior parte dei casi si rialza e continua per la sua strada”. Per quel che vale, io penso invece che solo la verità renda liberi, anche se è drammaticamente faticosa.
“la piazza che condanna spargendo il contagio della maldicenza” è strettamente legata alla disinformazione (chi ci deve informare, se non i giornali?) e alla non informazione (rinunciamo a inseguire la verità perchè siamo saturi di informazione posticcia?).
la verità è veramente faticosa, sia da cercare che da riconoscere e poi da comunicare. non deve essere facile fare il giornalista, non per chi ha schiena
Malgoverno e nessuna etica vanno di pari passo. La politica è un esercizio di ragione ed etica.
Anche la piazza che condanna spargendo il contagio della maldicenza non ha etica.
Conosco don Usai da cinquant’anni, (era giovane vice-parroco al mio paese) e avendo frequentato le superiori a Isili, dove lui collaborava in parrocchia e nella colonia penale, ho avuto modo di apprezzarlo per l’umile impegno profuso verso i giovani e verso gli ultimi, fino a portarlo negli anni novanta ad aprire a Senis, dove nel frattempo era stato trasferito, il primo centro di recupero per detenuti, da cui poi è maturata l’esperienza del Samaritano di Arborea. È sempre stato un sacerdote chiacchierato e un sociologo preparato ….e molto invidiato, perciò non mi meraviglia per niente il silenzio del vescovo e dei sacerdoti.
Se non ricordo male il progetto del nuovo canale scolmatore si è arenato anche per il ripetersi di varie incompatibilità in consiglio. Ennesima prova di un fallimento politico nell’attuazione della Direttiva appalti del 2004. Le stazioni appaltanti, anche per evitare questi problemi, dovevano ridursi a poco più di un centinaio in tutta Italia. Invece demagogia e affarismo, truccati da democrazia, hanno perpetuato il disastro
Comincio ad apprezzare i tuoi interventi, e mi pento di non averti votato alla scorsa tornata elettorale, in sardegna abbiamo bisogno di uomini che parlano a viso aperto.
«Churcill diceva: «A volte l’uomo inciampa nella verità, ma nella maggior parte dei casi si rialza e continua per la sua strada». Per quel che vale, io penso invece che solo la verità rende liberi, anche se è drammaticamente faticosa.»: cosa de e pro una Sardigna de zente, líbbera e responsàbbile coment’est in su DNA de sos umanos a diferéntzia de su determinismu de sos animales.
Sas àteras sunt cosas de un’istória infame, dannu personale e colletivu, miserabbilidade e birgonza in caras de carre bia.
È strano sapere che domenica e lunedì si vota a Paulilatino, se il paese era in lockdown, improvvisamente il rischio covid è scomparso! Per quanto riguarda lo spostamento di letti da Ghilarza a Oristano per il reparto covid ( il precedente smontantato e arredi scomparsi) è un’ altro mistero, perché il personale medico e infermieristico non sarà dedicato, ma prelevato da altri reparti!! I soldi per le assunzioni dove sono stati dirottati????