di Elena Mascia
L’ultima violenta aggressione avvenuta nei confronti della futura ex compagna risale a poche ore fa, in un quartiere di Sassari: la reazione di un marito, agente della polizia penitenziaria, all’azione della moglie nel tentativo di lasciarlo. Un altro caso che si aggiunge al già preoccupante dato in triste crescita: circa centoventi le denunce nel primo semestre del 2014 in Sardegna, escalation che merita un approfondimento non solo politico, ma anche sociale e di costume. Risposte concrete che devono servire a curare il sintomo, come il così detto Decreto Legge per il contrasto della violenza di genere approvato dal Consiglio dei Ministri nell’agosto scorso, ma soprattutto a comprendere la natura e la causa del fenomeno stesso. Ed è proprio in questa direzione che la Sardegna può ad oggi vantare un felice primato: nelle sedi di Sassari e Olbia è ufficialmente operativo il CAM, Centro di Ascolto Uomini Maltrattanti del Nord Sardegna, primo servizio nella Nostra Regione e terzo in Italia, dopo le sedi di Firenze e Ferrara, voluto fortemente dalla Presidente e Coordinatrice Nicoletta Malesa, assistita da un staff di professionisti quali psicologi, consuelor, criminologi, psicoterapeuti etc., con lo scopo di intervenire alla radice di un problema perché, per citare la frase introduttiva del Convegno sul tema, svoltosi a Sassari il 23 luglio, “SMETTERE SI PUÒ”.
Un uomo violento non lo è per sempre, ma se ad un tratto decide di tentare di capire cosa lo spinge verso la violenza a chi può rivolgersi? Esistono centri per liberarsi dalla dipendenza da alcool, droghe e giochi d’azzardo, ma nessuno in Sardegna, fino ad ora, per aiutare a liberarsi dalla propensione a punire fisicamente e psicologicamente mogli, compagne o semplici collaboratrici di lavoro. Ora esiste un centro in grado di farlo, il CAM, senza scopo di lucro e basato sul volontariato degli operatori che hanno capito l’importanza dell’anello debole di una catena che può essere spezzata a due mani: da un lato la sicurezza della vittima attraverso leggi di tutela e dall’altra la giusta assistenza che conduca l’aggressore a prendere coscienza della propria condizione. Una Sardegna in avanti, ancora una volta.
Elena, anch’io credo che gli individui violenti si posso salvare, perché ognuno di noi, ogni essere umano è chiamato in causa, per cambiare una piccola parte delle cose. A tal proposito segnalo agli scettici l’articolo del Dr. Grifoni dal titolo “Uomini violenti, cambiare si può” http://www.ingenere.it/articoli/uomini-violenti-cambiare-si-puo#_ftn4 , uscito qualche mese fa nel brillante blog “ingenere”.
E’ violenza sulle donne “Ogni atto di violenza fondata sul genere che abbia come risultato, o è suscettibile di provocare, un danno fisico, sessuale o psicologico o una sofferenza alle donne incluse le minacce di tali atti, la coercizione o privazione arbitraria della libertà, sia nella vita pubblica o privata “. (dalla “Dichiarazione delle Nazioni Unite sull’eliminazione della violenza contro le donne”).
La violenza sulle donne, da quella domestica, allo sfruttamento per strada, al mobbing d’ufficio, è una colpa, un’emergenza collettiva, un’epidemia, una follia schizoide che si può combattere solo attraverso un’organizzazione globale di salvaguardia dei diritti umani. Bisogna circoscrivere ed enucleare i casi. Fatti e cifre, anche in Sardegna, sono solo la punta dell’iceberg di questa piaga umana, che spesso l’interdizione (=il blocco sociale di tutte le dinamiche sociali e di lavoro), beh… mi sembra l’unico deterrente oggettivo, per chi ha disturbi tossici della mascolinità e aberrazioni tali della sfera affettiva, da condizionare inesorabilmente l’esistenza altrui. “A te uomo che picchi, che insulti, che istighi, che poni i tuoi figli in una situazione di disagio e di svantaggio sociale, io istituzione ti tolgo la dignità di essere umano, ti estrometto dalla comunità dei normali, immunizzo i suoi figli e la tua compagna, riduco a brandelli la tua vita, lasciandoti solo la possibilità di essere curato, se lo desideri”.
“Un uomo violento non lo è per sempre”: non esiste una dimostrazione scientifica al riguardo. E’ come dire che una crisi depressiva sarà la prima e l’ultima, che un delirio omicida o un episodio di panico si è verificato in quell’unica circostanza… chi può dirlo? Esistono piuttosto evidenze del contrario: che i maschi violenti recidivano in certi comportamenti, anzi li perfezionano su prede diverse, diventano sperimentatori sulle vittime, delle infinite facce della violenza. Alle donne dev’essere sufficiente la prima avvisaglia. E in ogni caso…. non può essere la stessa donna a comprendere o pretendere di curare il disagio del partner.
Vi invito a guardare questi spot e video realizzati dalla Asl di Oristano, che sta portando avanti un nobile impegno di contrasto al problema della violenza sulle donne.
http://www.youtube.com/channel/UC1prkRa1fJqahwXdEJaUp1A