Donne in Rete contro la violenza è un sito importante, un sito di presidio di legalità, di giustizia e di aiuto per chi ha estremamente bisogno di aiuto.
Qualche giorno fa ha pubblicato la notizia dell’ennesima condanna dell’Italia da parte della Corte Europea dei Diritti dell’uomo per non aver difeso una donna divorziata perseguitata dal marito e non difesa dal magistrato italiano.
“Tra il 2015 e il 2019 la donna ha denunciato 7 volte il marito, da cui era separata dal 2013, per averla minacciata di morte, colpita con un casco, averle messo telecamere in casa, perseguitata, seguita e molestata, per non aver pagato gli alimenti e aver maltrattato i tre figli. Nonostante tutto questo, i magistrati non hanno ritenuto di dover intervenire. Nonostante tutto questo, la donna e i suoi figli sono stati lasciati soli“.
“Nell’archiviare parzialmente la denuncia della donna, nel 2017 il GIP di Padova osservava che le dichiarazioni del ricorrente non erano sufficientemente credibili alla luce dell’acuto conflitto tra le parti. (…) Nel febbraio 2018, dopo che i servizi sociali avevano denunciato i maltrattamenti subiti dai minori (che la ricorrente aveva più volte denunciato) non erano stati avviati atti di indagine e i minori non sono stati ascoltati”.
Questa notizia serva da monito a quanti domenica scorsa sono andati dietro al potere dei magistrati, facendosi sedurre dalla pedagogia della paura, secondo la quale se si fosse modificata col referendum la norma sulla custodia cautelare, gli uomini violenti avrebbero potuto agevolmente e meglio perseguitare e colpire le donne loro bersaglio.
Tutte balle, come si può leggere; tutte paure per poter continuare a incarcerare a piacere secondo discrezionalità ignobili. Intanto, continuano ad agire magistrati che non capiscono niente di sé (in quanto al ruolo ) e del mondo e che derubricano la persecuzione a conflitto (non parliamo poi del mercato ignobile di psicologi e consulenze che si sviluppano intorno a queste tragedie quando ci sono minori).
Passando ad altro, ieri La Nuova Sardegna ha fatto locandine di linciaggio nei confronti del sindaco di Macomer, anche qui in barba alle disposizioni europee sulla non colpevolezza degli imputati fino alla sentenza definitiva. Se continua questo clima, Succu manco ci arriva alla Cassazione, lo impiccano prima o gli sparano per strada o si ammala (Dio non voglia!).
Mai vista una campagna d’odio così sapientemente gregariale con le tesi della Procura, fondate su tantissimi “lo dicevano tutti” e pochissimi o nessun riscontro (il codice di Procedura penale che impedisce di fare della nomea una prova è stato mandato in affanculo a squilli di tromba a Oristano).
Ma una cosa è certa: Succu viene colpito da un giornale in crisi di lettori, per cercare di colpire me.
Se l’obiettivo è fare del male a me e soprattutto a lui, è certamente stato centrato.
Né io né soprattutto lui siamo le persone di prima. Il dolore cambia e fa male, toglie il sapore alla vita.
Se l’obiettivo è tappare la bocca a me (posto che lui si è autoammutolito per cercare di difendersi dalle dicerie amplificate piuttosto che dalle prove) l’obiettivo non è raggiunto.
Io continuo a giudicare la direzione De Rosa una gestione pericolosissima per la Sardegna.
Faccio un esempio.
La Nuova ha passato due giorni a imporre ai suoi lettori una notizia di nessun valore per loro, ma di forte pressione sulla politica: la proposta di Italgas di formare una multiutility con Abbanoa. Due giorni di titoloni dalla prima pagina.
Ora vorrei far notare alla magistratura, che vede il topolino di campagna Succu e lo sommerge di dicerie per convincere i giudici della sua colpevolezza ma non vede certe nutrie che girano in giubba per Sassari, come non ha voluto vedere gli incarichi sopra soglia per i collaudi amministrativi della Sassari Olbia dove erano coinvolti squali di fiume cagliaritani, vorrei far notare che Abbanoa è una società pubblica che non deve essere condizionata nella scelta dei propri partner da nessuno.
Perché Italgas e non Eni o Enel, per esempio?
C’è una gara in corso?
O si vuole evitare che si faccia una gara suggerendo un partner privilegiato?
E da quando in qua se De Giorgi fa un emendamento per una Pro Loco di amici suoi è colpevole e se un giornale esercita pressioni lobbistiche sull’opinione pubblica che incidono sulla politica societaria di una società pubblica non succede niente?
La risposta è chiara: un giornale è libero di sprecare inchiostro, soldi e tempo come vuole, ma a me importava far capire alla Nuova che io non sono uno col dito in bocca, odio il denaro e ne sento l’odore da lontano, sento l’odore del lobbismo mascherato da lontano anche se si copre con Chanel Blue. Sto da una vita contro i proseliti del denaro, sia contro i ricchi sfondati (che sono sempre colpevoli), sia contro quelli che li combattono per invidia, perché vorrebbero essere come loro.
Voi siete alla corte di entrambi.
Non vi temo.
Voi potete parlare andando bene a 10.000 persone al giorno.
Io parlo ogni giorno non dico con altrettante, ma quasi.
Fatevi sotto: a chiacchiere potete prevalere, a fatti no.
Una cosa è certa: Succu ha fatto più bene del male che voi seminate a giumelle.
Voi siete un giornale che se un presidente di Tribunale si lamenta della genericità e laconicità delle testimonianze di accusa, voi non scrivete.
Voi siete quelli che se un testimone dice di aver firmato la propria deposizione senza leggerla e di non sapere neanche che cosa essa contenesse, voi non scrivete.
Voi siete quelli che se agli atti di un processo ci sono altri reati gravi che minano la credibilità dei testimoni, voi che li conoscete, perché avete gli atti, voi li tacete.
Voi siete quelli che se un testimone mette per iscritto balle clamorose su se stesso, smentite dalle stesse vostre cronache, voi le tacete.
Per questo nessuno vi compra più.
Continuate così, scendete ancora nelle copie vendute: meno copie, meno male fatto.
DISASTRO COLPOSO
Se quattro anni vi sembran pochi
Credo che la tutela del territorio nel suo complesso, ambiente ed umani, rientri a pieno titolo nelle prerogative della classe politica di governo.
La questione cavallette non è di oggi. Questi sciami iniziano a manifestarsi circa cinque anni fa.
E sono rimaste inascoltate le richieste di aiuto dei territori.
Eppure pochi chilometri a sud, in Africa, organizzazioni mondiali stanno monitorando un grossissimo sciame che ogni anno compie un balzo notevole incrementando le superfici interessate dalla devastazione.
Negli anni scorsi, se qualcuno avesse pensato che terminata la fase adulta le cavallette fossero magicamente scomparse, aveva fatto male i suoi calcoli.
Puntuali, sempre più numerose e spedite nell’avanzata alla conquista di nuovi territori nei quali perpetuare la specie.
Ecco allora manifestarsi la colpa grave. L’esecutivo doveva già allora insediare un tavolo tecnico comprendente gli attori del sistema agricolo: università di agraria, agenzie agricole regionali, organizzazioni di categoria. E questo comitato permanente sarebbe dovuto esser fornito di risorse economiche significative.
Sia per l’azione diretta a difesa dei territori, sia per una capillare azione informativa presso le popolazioni, divulgando notizie che avrebbero consentito la massima partecipazione di tutti verso tale opera di difesa.
La presenza di grossi sciami di cavallette è ampiamente documentata dal punto di vista storico.
I sistemi di difesa sono diversi e la scelta di quale adottare dovrebbe essere in carica a questo Comitato.
Se oggi non abbiamo notizia di una task force del genere significa che si è verificata una concreta omissione nello svolgimento della tutela sopracitata. Allora, giusto per restare in tema di Giustizia, è possibile che nessuna Procura abbia rilevato che potrebbe trattarsi di un reato?
Colposo, ma sempre reato di procurato disastro ambientale.
MdR
Bisognerebbe rientrare tutti nelle proprie scarpe.
I giornalisti da sempre si sono prestati ad attacchi personali. Possono essere, però, anche i controllori del potere. Ristabilire la verità. Spetta a loro saper scegliere.
Mi chiedo spesso quando tutto questo finirà e ho paura di rispondermi.
Pienamente d’accordo: il calo di copie vendute è proporzionale al calo di credibilità.
È vergognoso che ancora ci sia qualcuno che fa giornalismo in modo così bieco e ottuso ma I lettori non sono tanto scemi quanto credono e il calo delle copie vendute dimostra evidentemente lo scarso apprezzamento in quest’opera faziosa e sconsiderata. Ben gli sta.
Last but not least massima stima al sindaco Succu!