A differenza di altri, noi vogliamo vincere le elezioni.
A differenza di altri, noi facciamo due cose: 1) non facciamo prima il candidato e poi la coalizione, ma il contrario; 2) costruiamo la coalizione mentre facciamo un’esperienza di coscienza nazionale dei sardi. Chi siamo? Una massa informe? Un popolo? Una nazione?
A tutti gli arresi che pensano che sia inutile fare le elezioni, ricordiamo che la Lega nell’Alto Adige ha preso su base provinciale un miserevole 11% (ma i giornali impauriti ricordano solo che nelle periferie della città di Bolzano ha preso il 27%, prosciugando gli altri partiti di destra, compresa Forza Italia che ancora non ha capito che più si avvicina alla Lega più perde, più se ne distanzia, più sopravvive). Ricordiamo che il Movimento 5 Stelle, spaccato, tutto unito è stato sotto il 20%. In Sardegna succederà la stessa cosa, ma a una condizione: non avere paura. Noi conosciamo e facciamo i sondaggi: sappiamo matematicamente che possiamo vincere.
Oggi La Nuova Sardegna parla di me come di una stella che ancora non si sa se avrà pianeti intorno.
Personalmente ho una visione di me stesso più ironica. Tuttavia, io e il mio partito siamo certamente una cosa in questo momento: siamo la resistenza e la speranza contro l’ignoranza, la brutalità, la bugia, l’autoritarismo, il centralismo e il tentativo di governare la Sardegna con proconsoli nominati dal governo italiano in carica. Noi, il 16 dicembre, con le Primarias – Primarie Nazionali della Sardegna vogliamo riattivare i vincoli sociali tra i Sardi, unire pacificamente un popolo per difenderne la libertà e il diritto a decidere da sé e a non essere dominati da altri.
Intanto, l’Italia della retorica e delle feste, quando non c’è niente da festeggiare, l’Italia dei condoni inutili perché non si è tolto dalle mani dell’Agenzia delle Entrate il potere di perseguitare gli onesti (fatto il condono, riprende la persecuzione e in un anno si ricostituisce il contenzioso azzerato) sta consumando il risparmio dei sardi.
Stiamo attenti con i nostri risparmi, stiamo attenti alla Rete che racconta tutto di noi (ognuno di noi, in rete, vale 2 euro). I giornali finanziari di mezzo mondo stanno cominciando da un lato a dire che gli investitori non italiani si stanno liberando dei Buoni del Tesoro dell’Italia perché li considerano pericolosi (solo ad agosto ne avevano già venduto 58 miliardi); dall’altro cominciano a guardare ai depositi bancari dei cittadini italiani e a dire che la vera salvezza dell’Italia è il risparmio privato (l’Italia è la quinta potenza al mondo per ammontare del risparmio privato pro capite). Quando si comincia a scrivere che la ricchezza dei risparmi privati dei cittadini della Repubblica italiana ammonta a 4290 miliardi di euro e poi si precisa che di questi circa 1400 miliardi di euro sono nei conti correnti delle banche italiane e che il resto è investito in azioni, titoli, buoni del tesoro e assicurazioni; quando si comincia a dire e scrivere queste cose, significa che si sta pensando di metterci la mano. Questa è l’Italia del cambiamento, delle chiacchiere e della retorica pagata però con i soldi duramente risparmiati da tutti.