L’Istat ha prodotto un interessante report sui delitti commessi in Italia. Pur trattandosi di dati aggiornati fino al 2014, sono ancora gli unici ad essere disponibili e sono stati pubblicati nel 2017.
Cominciamo a leggere.
Andate a p. 76: scoprirete che la Procura della Repubblica di Sassari è la prima in Italia per numero di procedimenti per mancato versamento dei contributi previdenziali. Le stanno dietro solo Campobasso e Catanzaro; le altre procure sono notevolemente distanti.
Mettiamo insieme questo dato con l’altro (che abbiamo divulgato nei giorni scorsi, ovviamente senza alcun richiamo dei media sardi) che ci dice che il 76% dei contenziosi giacenti presso le Commissioni tributarie provinciali sono a Sassari, e ne viene fuori un territorio del Nord Sardegna che ormai non riesce più a pagare le tasse e sta riversando la sua crisi in Tribunale e in Procura.
Quale è il clima che si respira per strada e nelle case in questo contesto? Non sarà per niente un caso se il Tribunale dei minori di Sassari (p. 77) è il terzo in Italia (dopo Caltanisetta e Campobasso) per procedimenti definiti per lesioni personali e volontarie: a Sassari i ragazzi si picchiano duramente. Tristissimo e drammatico primato.
Ma non è solo Sassari a vivere in questo eterno conflitto: la Sardegna è quarta in Italia per imputati del reato di minacce e terza per quello di ingiuria (p. 96).
Ma sono ancora i ragazzi a svelare ciò che sta accadendo realmente in Sardegna sul piano educativo (come non rilevare che l’educazione, strategico interesse nazionale dei sardi, non è iscritta all’agenda della campagna elettorale, non se ne parla).
Andate alla p. 97, tabella 5.5: la Sardegna è prima in Italia per minori imputati per questi delitti: furto, lesioni, produzione e spaccio di stupefacenti, danneggiamento, ricettazione, minaccia, ingiuria, furto in abitazione e resistenza a pubblico ufficiale. Un quadro devastante ignorato da tutti.
La diagnosi è semplice: la Sardegna, impoverita da un fisco feroce, perseguitata dallo Stato con esosità cartaginese, si sta incattivendo e con perfetto masochismo punisce se stessa delle colpe dello Stato, abbandona la responsabilità educativa e si affida al conflitto tra le persone e per le cose.
Abbiamo ragione noi: la Sardegna non ha bisogno di essere divisa dagli estremismi e dagli odi. Ha bisogno di riconoscersi e di capire come unirsi e per che cosa. Noi a Tramatza cercheremo di iniziare a costruire questa unità dal basso, contro chiunque prima voglia costruire le trincee e poi i conflitti. Noi diciamo: prima dialoghiamo e poi, nel caso, dividiamoci.