Ragionevolmente a novembre, prima delle elezioni sarde, ci saranno le suppletive per il Parlamento italiano dovute alle dimissioni del parlamentare Cinquestelle Andrea Mura. Ovviamente, ciò che l’Italia dominata dal Nord Italia si attende, è che i Sardi presentino tre, quattro candidati per quel posto e che risulti vincente il candidato fautore della proposta italiana più gradita ai Sardi. I Sardi divisi consentono al Nord di valorizzare gli aeroporti di Roma e Milano e penalizzare Alghero, Olbia e Cagliari. I Sardi divisi consentono alla Grande distribuzione organizzata di vendere cibi di bassissima qualità e distruggere il commercio in Sardegna.
I Sardi divisi consentono all’Eni di farfugliare sulle bonifiche e di non farle.
I Sardi divisi permettono che la Sardegna sia spolpata da due secoli dal fisco italiano funzionale al solo Nord Italia.
Viceversa si moltiplicano in Sardegna le esperienze che mettono insieme Sardi di diversa ispirazione culturale uniti dalla convergenza sugli interessi comuni. Penso al lavoro fatto dai Riformatori sull’insularità; penso alla militanza comune e generalizzata contro i depositi delle scorie; penso all’unità intorno al tema delle bonifiche; penso all’unità sulla tutela della lingua; penso all’unità sul diritto dei Sardi alla mobilità; penso all’unità sul tema fiscale.
Il problema è che i Sardi sono capaci di collaborare su tutto ciò che non sia politico; viceversa, quando devono rappresentare la loro unità non cercano la forma di un accordo, ma pretendono una perfetta coincidenza di valori, programmi e progetti. Gli italiani per sé stessi, specie quelli del Nord, non pretendono che tutti la pensino allo stesso modo, ma semplicemente che si realizzi ciò su cui tutti trovano un accordo.
Mi chiedo se non sarebbe significativo che a Cagliari, nella competizione per il collegio della Camera, si facesse una proposta di unità, si scegliesse un candidato che provasse a rappresentare al massimo grado l’unità della Sardegna. Lo si può scegliere dal mondo del movimento per l’insularità, oppure da quello per la fiscalità, oppure dal mondo della cultura e della ricerca, oppure dal mondo politico e delle istituzioni, ma l’importante è che si possa dire che non si è accettato di competere da Sardi sulle differenti sfumature delle politiche italiane, ma da Sardi uniti sui temi del fisco, dei trasporti, dell’insularità, in una parola, dei poteri per poter vivere e prosperare. Si pensi a questo: che impatto avrebbe in un’Italia divisa su tutto, una Sardegna capace di non dilaniarsi per un seggio alla Camera? Noi dobbiamo percorrere con l’immaginazione l’unico percorso che è stato cancellato ai nostri occhi dalla storia: quello dell’unità.