Questa è la lettera che il Consorzio del Pecorino Romano e la Cooperativa 3A di Arborea hanno scritto al Presidente della Regione, a tutti i presidenti esistenti in Consiglio regionale e ai consiglieri regionali, con la quale chiedono l’istituzione immediata di un ente preposto alla tutela genetica del patrimonio ovino e bovino della Sardegna, ente che dovrebbe nascere proprio dall’attuale Aras, per la quale il Partito dei Sardi ha impegnato la Giunta con una legge recentemente approvata e attualmente non applicata.
Il personale dell’Aras nei giorni scorsi ha diffuso un comunicato di adesione alla manifestazione di Ottana, perché ha ben compreso che in Sardegna tutto si tiene: non c’è un futuro di produzione della ricchezza se le fonti primarie della nostra biodiversità, che è un grande valore, vengono scippate da enti italiani che hanno ben altri e concorrenti interessi.
È convocata per il 7 maggio l’assemblea per la liquidazione dell’Aras.
Noi del Partito dei Sardi siano radicalmente contrari a che questo avvenga e esigiamo che si applichino le leggi approvate nel tempo in Consiglio regionale.
Nel frattempo si è capito bene perché si vuole la morte dell’Aras: in Parlamento è ancora in discussione la bozza di decreto legislativo attuativo del Regolamento Ue 1012/2016 (Condizioni zootecniche e genealogiche applicabili alla riproduzione, agli scambi commerciali e all’ingresso nell’Unione di animali riproduttori), nella quale si prevede che a gestire i servizi legati agli albi genealogici delle diverse razze, nonché gli stessi albi, siano sole le organizzazioni con strutture nazionali italiane. In sostanza, la grande biodiversità genetica sarda non può essere gestita dai sardi con propri enti, no. Il lavoro generato dalla tutela e dalla cura delle razze sarde non può essere gestito dai sardi, no, ma dai romani. La ricchezza derivante dalla valorizzazione della biodiversità non può essere prodotta e incamerata dai sardi, no, ma dai romani.
Questa rapina di Stato, questa collusione ai danni della Sardegna tra le istituzioni e le grandi organizzazioni italiane deve finire.
Leggete la lettera aperta pubblicata ieri da Gianfranco Congiu e ne avrete ulteriore consapevolezza.