I tempi cambiano e qualche volta si migliora pure.
Un tempo la magistratura prima arrestava e poi chiedeva spiegazioni, adesso no, iscrive nel registro degli indagati, manda gli avvisi di garanzia, verifica le cose senza pregiudizi.
Adesso si legge che si indaga sulle somministrazioni dei vaccini agli amici degli amici.
Prima si teorizzavano ‘sistemi’, ‘cupole’, ‘grandi vecchi’, adesso si cercano riscontri, prima di teorizzare. E meno male!
Prima si intercettavano per anni le persone sospettate, adesso ci si mette il dubbio se sia giusto sospettarle. Grande passo in avanti.
Complimenti, ne sono veramente lieti quanti ancora portano i segni del dileggio immeritato, dell’accusa ingiusta di deformazione del sistema sanitario (che allora però era efficiente), ma ne sono ancor più lieti gli artefici del passato dileggio organizzato, finalizzato a rimuovere, per via giudiziaria, chi governava con efficienza per sostituirlo col solito fot fot dei camici e delle corsie, perché adesso gli stessi dileggiatori sono la vera cupola grembiulata (che da sempre ha governato certi settori della sanità) che oggi è nel pallone più totale e che, con la solita fortuna degli sfacciati, si trova ad avere a che fare con una magistratura più prudente, meno infoiata, col dubbio di aver preso prima un granchio gigantesco e la paura di prenderne un altro ora.
Certo, le indagini sui vaccini iniziano solo dopo che la misura si è colmata.
Prima, quando la Regione faceva dichiarazioni lunari e la gente moriva come mosche (non mi sono dimenticato che cosa è accaduto a Sassari nei primi mesi dell’epidemia; non mi sono dimenticato le ordinanze di alcuni sindaci che hanno chiuso gli anziani dentro le Rsa per contrastare l’epidemia, con l’unica eccezione del sindaco di Bitti che portò fuori dalla residenza gli anziani non contagiati e assistette quelli colpiti), cioè quando tutto aveva l’evidenza dei numeri e della vanità politica esibita, ma non suscitava clamore, la toga di raso pregiato non sentiva il prurito dell’azione. Solo dopo che alcuni hanno avuto il coraggio di esplicitare i numeri, solo allora chi avrebbe dovuto controllare da sempre i numeri e non le chiacchiere, sia quelle di strada che quelle di palazzo, si è mosso, con perfetto tempismo mediatico. Quegli stessi alcuni che avrebbero avuto il piacere di un confronto prima di essere fraintesi come colpevoli di ciò che invece esattamente combattevano e combattono.
Mentre accade tutto questo, in Consiglio regionale si discute il Disegno di legge 107 (Misure urgenti per il rafforzamento membrile della Presidenza della Giunta).
Ne abbiamo già parlato. Abbiamo già descritto la follia che lo anima: per rendere più efficiente l’amministrazione regionale, si aumentano le dimensioni dell’apparato genitale (la Presidenza, padre/madre di tutte le decisioni) e si atrofizza l’apparato cerebrale.
Oggi vogliamo dimostrare l’effetto tossico di questo clima da acuzie membrile, mostrando un emendamento, tra i tanti discutibili, presentato da un consigliere di maggioranza.
Il testo è questo.
Cosa prevede? Prevede che i dirigenti regionali del Centro di programmazione vadano in un ruolo unico a esaurimento e vengano retribuiti secondo quanto previsto da una legge di 60 anni fa e che, ma guarda un po’, confluiscano in questo ruolo anche i dirigenti assunti dalla Regione, a tempo determinato con selezione pubblica, che abbiano un contratto triennale (e dunque non che siano in servizio da almento tre anni – ricordiamoci che le ultime elezioni si sono svolte a febbraio 2019) alla data dell’entrata in vigore della legge in discussione. Non servono spiegazioni. Tutto chiaro.
Però diciamo all’assessora Satta che usa come un mantra le parole ‘fresca’ («questa è una legge fresca», e cosa sarebbe stata allora se fosse stata stantia) e ‘smart’ («questa è una legge smart») che deve aggiornare il lessico e deve aggiungere al repertorio i seguenti lessemi: fot fot (espressione onomatopeica delle Regioni ad alto tasso clientelare); muffa (fenomeno naturale degli ambienti chiusi); aggiustologa (dicesi aggiustologa la Regione che insoddisfatta delle leggi, le aggiusta al proprio comodo).
Suvvia, assessora, sia ‘fresca’, sia ‘smart’, apra la finestra e faccia volare via i fogli di questa legge suicida del diritto e dell’efficienza.
“per rendere più efficiente l’amministrazione regionale, si aumentano le dimensioni dell’apparato genitale (la Presidenza, padre/madre di tutte le decisioni) e si atrofizza l’apparato cerebrale.”
Geniale!!!