di Paolo Maninchedda
Il 28 giugno si è riunita la Commissione parlamentare di inchiesta sull’uranio impoverito per ascoltare, tra gli altri, di pomeriggio, il sostituto procuratore della Repubblica di Cagliari Emanuele Secci.
Il presidente, Gian Piero Scanu, prima di aprire i lavori mattutini ha voluto commemorare Antonio Attianese, caporal maggiore dell’esercito italiano, che il 15 marzo era stato sentito dalla Commissione accompagnato dalla moglie: un’audizione straziante. Sono 341 i morti certificati. Nel mese di marzo era scomparso il colonello della Brigata Sassari Claudio Caboni, stroncato da un linfoma. Sono 4000 i malati. Sono 43 le sentenze di risarcimento già pronunciate.
Avantieri Gian Piero ha pronunciato le parole che seguono che sono un durissimo atto di accusa verso le forze politiche rappresentate nel Parlamento italiano, e in particolare verso il partito di maggioranza relativa, ma anche verso le istituzioni italiane che usano la retorica della patria per reclutare i giovani per poi abbandonarli subito dopo come carne da cannone.
In Sardegna, è ormai acclarato, sono state usate nelle aree dei poligoni, armi altamente inquinanti. Bisognerebbe pubblicare per intero l’audizione nelal Commissione d’inchiesta del dirigente dell’Arpas, nonché consulente della Procura, dott. Massimo Cappai.
Siccome dietro le bombe all’uranio impoverito ci sono interessi enormi e segreti di stato mai violati, ci sono alleanze internazionali esplicite e non esplicite, ci sono servizi di intelligence, grandi gruppi industriali e vincoli euroamericani non banali, dire ciò che ha detto Scanu non è un banale esercizio retorico.
Sono parole che espongono a rischi, sono parole coraggiose che meritano di essere valorizzate:
«Vorrei aprire questa nostra seduta forse in maniera inusuale, ricordando una persona che il 15 marzo scorso abbiamo avuto modo di audire. Si tratta del caporal maggiore Antonio Attianese che proprio sabato scorso è morto. Voi ricorderete senz’altro quanto fu straziante quell’audizione; quanto furono dolorose, anche se proferite in maniera estremamente dignitosa, le affermazioni che fece Attianese e che fece anche la signora Maria che, per ragioni pratiche lo accompagnava e lo sorreggeva. Antonio Attianese è morto dopo 13 anni di calvario e dopo aver subito 35 interventi chirurgici e lasciato in ospedali italiani e no quasi tutti gli organi vitali. Era vivo per miracolo e i miracoli non si possono verificare ogni giorno e per 13 anni. Io sono stato in visita privata a rendere omaggio alla salma, perché in qualche modo non me la sono sentita di assumere in questa circostanza il ruolo di rappresentanza della Commissione.
Oggi che ci possiamo guardare negli occhi e parlarci, desidero che questa figura venga ricordata; desidero che nel ricordo di questa figura si ricordino anche le altre persone che sono morte e si ricordino anche le altre persone che stanno morendo.
Il nostro è un compito estremamente gravoso. Non a caso ci è voluta una Commissione d’inchiesta perché noi potessimo avere gli strumenti per condurlo. E noi non potremo e non dovremo minimamente stancarci di fare la nostra parte fino in fondo, costi quel che costi. È necessario ad esempio che, per quelle che sono le rappresentanze politiche, che poi sono tutte, presenti nella nostra Commissione, a partire dal partito che ha la maggiore delegazione, si svolga una forte azione di sollecitazione nei confronti del Parlamento e del Governo, perché è vergognoso che la legge presentata da questa Commissione, anche se non con sostegno unanime, ma pur sempre e larghissimamente di maggioranza, sia ferma da più di un anno. E i segnali che, ovviamente in maniera informale, perché certe cose vergognose si fanno con le modalità carsiche della cattiva politica, per quello che ho avuto modo di verificare, non c’è alcuna intenzione di mandare avanti questa legge. Allora, quanto meno, finché avremo senno e fiato, eserciteremo questa funzione e queste facoltà della Commissione per non essere omologati in un immobilismo politico che non può essere sopportato dalle nostre coscienze, coscienze, prima ancora che di donne e uomini, di parlamentari.
In memoria di Antonio Attianese, ricordando tutti coloro che sono morti servendo la Patria e che dalla Patria non hanno avuto nessun tipo di risposta esemplare se non qualche corona di fiori come estremo e quasi beffardo saluto, vi chiedo di rispettare con me un minuto di raccoglimento».