Oggi La Nuova Sardegna (giornale sempre meno noto del Nord Sardegna, conosciuto tra molti col soprannome di Binu Malu) fa un’opera buona ma non riesce a farla fino in fondo.
Nella pagina dei commenti, senza manco lo straccio di un richiamo in prima, La Nuova ospita un intervento di Attilio Mastino, notissimo docente di Storia Romana ma soprattutto ex Rettore dell’Università di Sassari, che risponde alle struggenti e mirabolanti dichiarazioni di congedo dalla carica del rettore esodando Carpinelli.
Mastino, esasperato da un quinquennio di dichiarazioni carpinellate (neologismo utilizzato nei rimari per chiudere le strofe in –ate, come cappell-ate, baggian-ate, chiacchier-ate, esager-ate) dedicate a mostrare che prima del Magnifico Carpinelli l’ateneo sassarese era allo sfascio, mentre dopo, cioè adesso, sarebbe in paradiso (segreti di Stato sulle tesi di laurea permettendo), fa lo storico e ricorda i risultati conseguiti durante il suo governo e la trasparenza, amministrativa e di bilancio, che lo caratterizzarono.
Questo è ciò che civilmente, e non solo per effetto dell’esasperazione di chi ha subito per anni uno stravolgimento dei fatti grazie a una stampa compiacente, dovrebbe accadere. Un franco dibattito sempre attivo che eviti i culti della personalità, le autocelebrazioni, i maquillage da tabelle ministeriali, cioè il fraintendimento dell’assolvimento dei propri doveri, da attività di default, quali sono, a attività strategiche.
I Numeri Uno in carica hanno nei loro predecessori un presidio di verità che deve essere costantemente attivo in modi fermi e civili, non certo quelli che, a leggere la discarica Facebook, ha usato un ex sindaco di Nuoro nel bar Tettamanzi alla vista di un attuale candidato sindaco, epitetato col classico “Chi cazzo sei tu?”. Quanto a educazione all’odio, Sassari e Nuoro possono assolutamente aprire un Master, ma è assai più proficuo un confronto pubblico di idee e di fatti piuttosto che un’ordalia di odio.
A Cagliari, nell’imminenza delle elezioni del nuovo rettore, invece, tutto tace. Questo silenzio è il dato più significativo.
Perché si tace?
La prima e più semplice risposta va ricercata in una diffusa consapevolezza: i luoghi formalmente deputati al dibattito, i Consigli di Dipartimento e di Corsi di Studi, sono luoghi ormai di ratifica, come tutte le assemblee (è questa anche la tragica degenerazione anche dei Parlamenti), non di discussione.
Verissimo. Ma c’è di più.
L’Università di Cagliari ha subito una strisciante e costante usurpazione di potere da parte delle strutture amministrative rispetto a quelle didattiche e di ricerca.
Oggi i direttori di Dipartimento e i presidenti di Corso di Studi, i docenti e gli organi collegiali, sono così sovrastati di funzioni amministrative (alcune veramente assurde. Si pensi che i Consigli di Dipartimento approvano gli atti delle commissioni di concorso. Prima si occupavano, come è logico, della presa di servizio dei vincitori, ora approvano atti che non hanno mai visto), che vedono annichilire ogni altra funzione.
La caratteristica etnica dell’Università di Cagliari è quella di un apparato amministrativo che controlla e dirige la docenza.
Inevitabilmente, lentamente, le idee fuggono e restano solo le procedure, con ruoli dirigenziali tanto potenti quanto irresponsabili, per l’intelligenza con cui le responsabilità sono state distribuite negli organi inferiori e collegiali.
C’è da augurarsi che adesso chi vorrà candidarsi al rettorato (a scanso di equivoci, io non mi candiderò più neanche a ruoli di condominio, perché voglio vivere senza essere spiato da Polizia, Guardia di Finanza e Carabinieri, destino inevitabile per chi non frequenta alcuni ambienti o massonici o sedicenti progressisti), apra le danze delle idee, sottoponga una strategia che non sia solo procedurale, disegni un orizzonte nel quale le funzioni di base del contratto (lezione, ricerca, tutoraggio verso gli studenti, e, adesso, Terza Missione) siano svolte e dimostrabili e non sostibuibili con la gazzosa dei mille progetti a realizzazione estiva.
Tam speramus.
NB: la foto di Christoph Waltz è dovuta al fatto che nel film Django Unchained il personaggio interpretato dal grande attore tedesco muore, dopo aver ucciso Di Caprio, perché non ha resistito alla tentazione di sparare. Anche a me, oggi, è partito un colpo che mi tormentava da tanto.
Che la memoria può essere corta lo sapevamo, cortissima qualcuno di noi lo ha appreso …
C’è chi si loda, pretende che tutti fingano di non vedere che… è nudo…
Vi è sostanziale omogeneità fra il degrado delle strutture universitarie e la vita politica del paese.
W l’ Italia che ricorda e vota, secondo coscienza. Liberi veramente.