Non si gioca con la rivoluzione.
Oggi L’Unione Sarda dimostra quanto questo sia vero.
Dopo essere stata l’animatrice di una raccolta di firme davvero impressionante su una legge davvero debole (la Pratobello 2024) ma molto, molto popolare, L’Unione ha finito la benzina e lo si vede dalle pagine stanche del numero oggi in edicola.
Oggi L’Unione, constatato che il disegno di legge sulle aree idonee predisposto dalla Giunta non presenta le macroscopiche cantonate della legge estiva sulla cosiddetta moratoria, e dunque richiede uno studio più approfondito di un banale ictu oculi, spara a palle incatenate sul Decreto Draghi perché, ma guarda un po!, prevede una distinzione tra aree idonee e aree non idonee che non vieta l’installazione degli impianti. Capirai la novità!
Siamo alle solite. Non si può tentare di guidare il popolo su un aspetto specifico, accendendo le braci della rivolta che da secoli covano sotto la cenere dei Sardi (questa fu la grande intuizione politica di Lilliu e la grande paura di Lussu), senza avere in testa un’idea di Stato diversa da quello italiano, una strategia di gestione del conflitto politico, una progressione degli atti con obiettivi intermedi e finali.
Provo a dirlo meglio: non si può fare la rivoluzione e reclutare Bruno Vespa come editorialista.
È una contraddizione in terminis, perché Vespa è figlio del Conte Zio di Manzoni (lenire, sopire, dividere ecc. ecc.); la rivoluzione invece pianifica lo scontro, lo declina nella sua intensità, seleziona i fronti da aprire e quelli da chiudere, richiede chiarezza, compattezza, protezione del debole e alleanza col forte che condivida lo scopo.
La rivoluzione richiede cultura, non spirito politico di vendetta (vero limite di Pili e vero suo punto di contatto con i proscrittori del Pd attualmente al potere) né salottismo, cioè le mobilitazioni per prendere il tè, come quella per l’insularità (dotata addirittura di comitato autocertificato scientifico nonché di conclamata inutilità) o per l’abolizione delle province (poi restaurate, ieri per dare uno stipendio a uno dei Riformatori senza lavoro e oggi ai tanti bocciati durante le ultime elezioni; la Todde ha creato la RSA dei trombati con le nomine dei commissari delle Province, uno stipendificio compensativo di bassissima lega).
A Cagliari c’è chi pensa che ogni tanto si può accendere o spegnere il popolo a proprio piacimento, per poi tornare ciascuno a fare gli affari propri. La mobilitazione contro la speculazione eolica rischia di essere l’ennesimo giocattolino mobilitativo finito nel nulla, perché adesso la Todde (o chi per lei, cioè non so se l’abbia fatto per virtù o per caso, perché è intelligente o perché è fortunata) ha impaniato L’Unione nel suo gioco, cioè l’ha portata a discutere di commi e articoli, cioè a inserirsi nella dinamica di un percorso legislativo ordinario. È un terreno dove i masanielli non hanno scampo, muoiono.
Il Disegno di legge sulle aree idonee e non idonee presentato dalla Giunta Todde (strano che la Regione non abbia preso la palla al balzo per lavorare anche sulle aree vietate, previste dal Decreto Draghi) ha tanti punti deboli, di cui parleremo nei prossimi giorni (se ci riusciremo; a ottobre inizia l’anno accademico….), e si capisce che è stato redatto con due scopi: apparentemente per vietare tutto, ma sostanzialmente per valutare tutto, mettere tutto in istruttoria e valutare caso per caso. In termini emotivi: rassicurare il popolo gridando “Tutto bloccato” e garantire gli investitori sussurrando “Esamineremo le domande”.
Qualche esempio: la legge mutua dall’esperienza della Legge Salvacoste di Soru la dichiarazione retroattiva (che a me – che sono per la certezza del diritto – provoca un brivido di ribrezzo da sempre, ma che nella forma della legge Soru ha resistito in diversi gradi di giudizio) di nullità delle domande presentate e delle autorizzazioni rilasciate prima dell’entrata in vigore della legge fuorché per quelle che hanno già determinato un’alterazione notevole dei luoghi (art.1, comma 4); ma quando il Disegno di Legge va a occuparsi della connessione dei cavi elettrici sottomarini (vedi il Tyrrhenian link) la retroattività si perde nel nulla (comma 10) e si disciplina solo il futuro. Enel, Terna e soci ringraziano.
Un altro esempio è l’art. 3, comma 1. Lo cito per esteso perché è una furbata meritevole di premio Volpe Assassina: “I Comuni possono proporre un’istanza diretta alla realizzazione di un impianto di produzione di energia da fonti rinnovabili all’interno di un’area individuata come non idonea ai sensi della presente legge quand’anche implichino variazioni degli strumenti urbanistici”. Sono sicurissimo che l’Ufficio Pianificazione dell’assessorato all’Urbanistica non ha scritto questa solennissima minchiata.
Posto che le aree non idonee non sono aree vietate, ma sono solo aree non agevolate sul piano amministrativo (come ha capito tardivamente Pili), cosa significa esplicitare che i Comuni possono comunque proporre un’istanza diretta alla realizzazione di un impianto (non si dice se di interesse pubblico o privato) che addirittura comporti la variazione degli strumenti urbanistici? Questa non è la breccia di Porta Pia, è un’autostrada alla devastazione con un casello: la Giunta regionale. Ma quanto è bello comandare! Ma come è bello dire ai deboli “Su, caro, presentami una domanda di grazia per un po’ di energia che io te la concedo se mi piace o non mi piace il produttore!”.
Insomma, è verissimo che dai diamanti non nasce nulla e dal letame nascono i fior, ma in questa legge, a cercare bene, tra il letame si trovano perle di furbizia che meriterebbero attenzione.
Il punto non è dunque dato dalle furbizie della legge. Il punto è che la Pratobello 2024 ha affermato, nel sentimento generale, la pretesa dei sardi di decidere dove, come, quanto e quando, produrre da fonti rinnovabili.
Viceversa, il governo italiano contesta con le sue leggi questo diritto di autodeterminazione.
La Giunta regionale, dinanzi alla portata notevole (rivoluzionaria) di questo conflitto, cui non è minimamente attrezzata, si è messa un pannolone foderato e ha prodotto una legge double face, che va bene al governo italiano e prende per il naso i Sardi rispetto alla grandezza del diritto affermato.
Qui sta il punto: Governo italiano, Stato italiano, contro Sardegna.
Si regge questo confronto?
Io, se avessi 120.000 firme dietro, lo reggerei, e lo farei valere anche per i trasporti, per il fisco, per la sanità, per la scuola ecc.
Ma bisogna avere un’idea della sovranità della Sardegna che non è quella dei ministeri romani (dove si è ‘formata’ l’attuale Presidente) né dei salottini e del tè dove si muoveL’Unione, si deve avere il senso della grandezza delle cose e maneggiarla con cura.
A Maddalena si dice che non si deve dare la muzza ai ziteddi. Ed è verissimo e capita che gli adulti-bambini, quando il gioco si fa grande, scoprano di non saper giocare.
P. S. Per favore mi traduca la frase maddalenina che io, africano del sud, non sono proprio riuscito a capire!! Grazie!!
Egr. Professore, ho appena letto il Suo pezzo e già dal titolo e dalla prima riga ho pensato che si fosse alzato con un ritorno di fiamma del Suo animus pugnandi giovanile. Leggendo il seguito ne ho avuto conferma perchè la prima colpa attribuita al quotidiano è quella di battere la fiacca per assenza di argomenti nuovi contro un ddl che incentrato sulla definizione delle aree idonee e non ove allocare gli impianti eolici e fotovoltaici sovradimensionati. Il giornale di che altro doveva parlare se non mettere in evidenza, per l’ennesima volta, le numerose contraddizioni presenti nel testo già approvato dalla giunta? Poi, certo B. Vespa non sarà il prototipo del rivoluzionario giacobino, ma non è neppure il lacchè filogovernativo che è stato descritto, non fosse altro per il mezzo secolo di onorato lavoro sulla cresta dell’onda grazie alle sue doti di colpitore… cerchiobottista.Condivifo invece il doppio gioco che la Sua Dear, porta avanti fingendo di fare pro il bene della Sardegna e strizzando l’occhiolino agli speculatori di sole e vento. E qui mi fermo. Con immutata stima la saluto.
I Riformatori, esattamente quali progetti hanno per la nostra isola?
I capipopolo da noi non hanno mai avuto fortuna perché venivano pesati con i propri avi prima di conquistare autorevolezza mentre gli arruffapopolo sono sempre stati meteore anonime che muovevano le masse come nelle rivolte con assalto dei forni a Cagliari che avveniva a causa della mancanza del pane Bianco perché la farina per privilegio Reale se mancava era perché qualcuno la aveva esportata fuori. I popoli che a maggioranza oggi reclamano la propria nazione sono quelli che hanno la pancia piena e non vogliono dividere la loro pagnotta con altri vedi i catalani più ricchi
in Spagna e le varie leghe nel nord Italia, Ne consegue che noi Sardi non siamo nella condizione economica d’avere un maggioranza popolare che reclami la propria nazione
… Alessandra “Magna” sacerdotessa de una politica todhista, todhiana, todhìncula a gherra cun Eleonora de Arborea?
E totu sos cussizeris onorèvoles zaganedhos attendenti?
O chi apant “inaugurato” o incingiau sa Legislatura che fa acqua da tutte le parti pro allagare/inondare sa Sardigna de assutore sicagna e de Mulini a vento e campos cuguzados a impiantos fotovoltàicos pro occupare sos Sardos totu a segare energia a fitas?
A muzza in manu ai ziteddi (occasione buona a chi non sa approfittarne)
Se l’incontro di Oristano , convocato per unificare tutte le istanze e proposte emergenti dalle associazioni spontanee , per dare sostanza ,cioè,alle aspettative che le manifestazioni di popolo portano nelle piazze isolane , viene utilizzato dalla dirigenza regionale per ammansire,temporeggiare,arrotondare le spigolosità che l’argomento contiene ,si sta davvero applicando la teoria del Conte Zio di Manzoni !!! Le posizioni semisuadenti ,espresse dalla Presidente Todde ,altro non sono che un espediente per temporeggiare,annacquare,ammorbidire e modificare le reali esigenze del popolo . Unica voce tecnicamente e politicamente adeguata ad ingaggiare una battaglia difensiva del territorio ( in linea con le attese del popolo ) ,pare ancora una volta quella del Presidente Soru che , non avendo rappresentanza politica , finirà per essere purtroppo ignorata per assecondare le direttive ,ancora vive,della politica Draghiana , di cui la Todde , malgrado le numerose firme di contrasto, pare attenta sacerdotessa !!!!!
Egregio Sig. Corrias non necessariamente il desiderio di autodeterminazione deve passare per forza per il Psd.’az, che Oggi giorno penso sia tutt’altro rispetto alle origini……
Ha detto bene lei … Bisogna un’altra volta ripartire da zero e convincere i più, che solo attraverso un percorso democratico ed europeista di determinazione, un giorno potremmo vantarci di essere una Nazione prospera e con la schiena dritta.
Sig. Pecora nera, non è per me semplice tradurre i suoi commenti, riesco a intuirne il senso….quello di oggi mi è piaciuto molto,simpatico e condivisibile.
A nàrrere chi semus a una ‘politica’ de “Carrammerdas” sardos paret maleducatzione (si est educazione cussa ‘politica’) ma su “scarabeo stercorario” o “stercoraro” (chi at a èssere in “oràriu” ma própriu àter’e che “raro”!) si lu podet intestare a sìmbulu e pònnere a bandhera, nessi ca pro andhare addainanti cadhinendhe s’alimentu pro sa cria e “fizighedhos” caminat a culissegus: pro andhare addainanti torrat issegus.
Prus educau est su campidanesu chi manìgiat prus pagu bestiàmini e fait prus agricoltura. E aici sa chi seus fendi (seus?! Chini dha fait!!!) est sa ‘politica’ de is “Carrabbusus”, e ant a èssiri abbusus, ma sempri a carrai portendi est a nosi preni su logu e impreni sa genti de… ingertai, si iscieis duas arrigas de Sardus e Sardigna chi bos’increscit e fait mali!
Si dh’acabbastis e pruschetotu dh’acabbànt de pistai acua e portai abbusus e àteru gei est sempri, e sempri de prus, ora!
“la muzza” mi mancava
Il punto è proprio quello della sovranità. Credo che il concetto di sovranità della Sardegna sia però da costruire partendo da zero. Perchè delle basi solide, dei punti fermi, insomma delle fondamenta o in qualunque altro modo le si voglia chiamare devono esserci. Per questo motivo Professore, in un precedente post le chiesi se poteva esserci ancora un futuro per il Psd’Az e per le sue istanze. Personalmente non ho più riferimenti concreti per poter credere che la Sardegna possa essere davvero sovrana. Vedo piccoli focolai di protesta sparsi che spesso finiscono col dividersi e spegnersi. Sono convinto che il futuro di tutti dipenderà da come sapremo difendere il territorio in cui viviamo