I lettori perdoneranno la mia verbosità, ma ho bisogno di fare tre premesse.
Prima Oggi è il 25 aprile, Festa della Liberazione dal fascismo e dai Nazisti.
Personalmente mi sono occupato del fascismo in tre occasioni:
1) quando ho studiato per l’esame di Storia contemporanea e il mio professore mi fece leggere De Felice, all’epoca in cui i “compagni” sputavano per terra al solo sentirne il nome (come anche storcevano il naso quando si nominava De Rosa). Oggi De Felice ha fatto fare tanti soldi a Scurati che ha ‘romanzato’ le sue fatiche;
2) quando ho cercato di capire perché mio nonno venne ridotto alla fame in quel de La Maddalena dai cognati fascistissimi (e ancora il quadro non mi torna); 3) quando mi sono occupato di Gramsci.
In tutte tre le circostanze, potei constatare come accanto e a supporto del fascismo dovuto alle leggi fascistissime e alla struttura del potere che ne derivò, vi fu anche il potentissimo il fascismo delle relazioni e dei tribunali.
Seconda Il vizietto di far politica nei tribunali non è mai venuto meno in Sardegna e altrove. D’altra parte, Sigismondo Arquer era un “fiscale” e anche Angioy era un procuratore, perseguiti entrambi dai loro ‘colleghi’ appena il vento politico girò.
Se poi andiamo a vedere perché l’avv. Marongiu finì in carcere, nel caso Manuella, riusciamo a spiegarcelo solo analizzando la società cagliaritana del tempo, non sfogliando il codice. Personalmente sono ancora in attesa che mi si spieghi perché un agente di PG, senza che vi fosse alcuna ragione oggettiva per farlo, mi attribuì una sigla in calce a un documento che mai avevo firmato e mi fece avvisare dal magistrato per il reato di peculato.
Infine, per citare un altro esempio, ancora nessuno, in nessun grado di giudizio, ha analizzato i tempi con cui sono state aperte e chiuse alcune indagini su reati contro la Pubblica Amministrazione, che hanno prodotto da un lato massicce prescrizioni e, dall’altro, pesanti condanne. Come pure ancora nessuno ha indagato sul perché in primo grado un imputato è stato condannato per violenza sessuale in base a una perizia di un medico che medico non era e che è poi sparito nel nulla in secondo grado.
Insomma, in Sardegna, più si tiene tutto sotto il tappeto, più la puzza dei tribunali sale.
Dati i rapporti a livello nazionale dei Cinquestelle con le correnti organizzate della magistratura, che sono veri e propri partiti di magistrati, la politica dei magistrati, anche a livello periferico, si capisce solo avendo chiaro chi sono gli aderenti alle diverse parti [Area (sinistra), Magistratura Indipendente, Unicost (moderati), Autonomia&Indipendenza (Davigo)]. Ribaltare questa mappa sui protagonisti del duello giudiziario in corso sulal decadenza della presidente Todde è illuminante.
Terza Sul processo in corso sulla decadenza della presidente della Regione è in atto una legittima attività per difendere la Todde dal processo, piuttosto che nel processo.
È iniziata con un’azione di delegettimazione della presidente della Corte d’Appello, la quale, da ciò che ha scritto ieri L’Unione, ha aspettato di andare in pensione per presentare diverse querele per diffamazione.
È continuata con la scelta del Consiglio regionale di ricorrere contro lo Stato dinanzi alla Corte Costituzionale e con la dichiarata e votata volontà della Giunta per le elezioni del Consiglio regionale di aspettare l’esito di ogni giudizio prima di dichiarare la decadenza della Todde.
Ha avuto un’accelerazione incredibile dopo l’andata in pensione della presidente della Corte d’Appello, nonché presidente del Collegio di Garanzia elettorale.
Infatti, dopo questo evento e dopo la sostituzione di alcuni altri magistrati nel Collegio, si è saputo che il Collegio stesso intende cambiare l’avvocato difensore per nominare l’Avvocato dello Stato, il quale però ha già notificato l’impossibilità ad accedere a questo incarico.
A lato di ciò, sono coperte da una cappa di silenzio alcune notizie importanti:
1) è stata o non è stata aperta un’azione penale contro la presidente Todde in ragione degli atti presentati a giustificazione delle spese elettorali?
Chi è il difensore della presidente Todde e perché si nasconde?
È stata o non è stata presentata, per conto della presidente Todde, una richiesta ex art. 335 del Codice di Procedura Penale per conoscere se ella è iscritta oppure no al registro degli indagati?
La Procura ha risposto? Io dico di sì, ma anche su questo atto incombe una cappa di minaccioso silenzio.
Perché?
Credo che questa presidiata e studiata cortina di fumo, la quale, sia chiaro, è pienamente legittima ma è altrettanto stridente per una militante del ‘partito dell’onestà’, sia servita da un lato a far sì che la memoria della Procura depositata ieri nel processo sulla decadenza deflagrasse prima di ogni altra notizia, dall’altro a rendere invisibile il filo che lega la strategia difensiva in sede penale con le iniziative in corso per rimuovere il difensore del Collegio di Garanzia.
Adesso possiamo entrare nel merito della memoria depositata ieri dall’Ufficio affari civili della Procura di Cagliari nel processo per la decadenza.
Anticipo la conclusione: è una memoria contraddittoria e molto pesante in sede penale per la Todde. Spiego il perché.
Tesi e antitesi La Procura ritiene che il tribunale sia competente rispetto alla causa iscritta (però chiede l’annullamento dell’ordinanza nella parte in cui dichiarerebbe una decadenza in realtà mai dichiarata perché sono solo stati trasmessi gli atti al Consiglio Regionale per quanto di competenza); concorda con il Collegio di Garanzia sul fatto che la presidente non abbia superato il tetto delle spese elettorali; poi entra nel merito della decadenza e argomenta che la Todde ha presentato un rendiconto di spese e pertanto non ricadrebbe nella fattispecie (mancato deposito) sanzionata con la decadenza dalla legge.
Certo, la presidente Todde ha depositato, e chi può negarlo? Ma la domanda è: se la presidente Todde ha depositato una dichiarazione falsa, è o non è come se non avesse depositato?
A questa domanda la Procura risponde dando torto alla Todde:
“La parte ricorrente [cioè la Todde] sostiene che in capo alla candidata Todde neppure gravasse l’obbligo diretto di rendicontazione dei contributi raccolti e delle spese affrontate (e, pertanto, a cascata, gli obblighi correlati della previa nomina di un mandatario, di accensione di conto dedicato e così via) poiché tutti i finanziamenti erano stati ricevuti e le spese della campagna elettorale erano state affrontate dal Comitato Elettorale 5 Stelle che aveva sostenuto la canidatura di Todde alla presidenza delal Regione. (…) Sul punto gli scriventi [cioè, la Procura] ritengono tuttavia che un comitato elettorale non possa essere considerato “partito” o “formazione politica della cui lista la candidata ha fatto parte” ai sensi della norma citata. Conseguentemente la candidata presidente Alessandra Todde avrebbe dovuto attenersi agli obblighi di rendicontazione in proprio di cui al comma 6 dell’art. 7 della legge 515/1993″. E dunque aveva ragione il Collegio di Garanzia elettorale quando aveva affermato che la Todde aveva usato il Comitato come schermo della sua reale attività?
Sarò tonto, ma la Procura afferma da un lato che la Todde ha violato l’art.7 della 515, quello che prevede come sanzione la decadenza, dall’altro non tira le somme sul valore della rendicontazione del Comitato presentata come propria. Se io presentassi come mia una cosa non mia, cosa farebbe un magistrato, la considererebbe un falso oppure no?
Ebbene, questo è lo stato della Giustizia in Sardegna
Elementare Watson. Peraltro, Egregio, ammiro la Sua capacità di analisi su questioni di giustizia; capacità tipica – mi perdoni per la indelicatezza – di chi, essendosi trovato a fronteggiare un sistema giudiziario come il nostro, ha dovuto studiare, ammarolla, la materia giurisprudenziale. Pena morte certa. Saluti e Buon 25 Aprile.
Chiedono l’annullamento dell’ordinanza che non esiste perchè il consiglio Regionale non si è espresso si capisce che la vogliono salvare “ e con la dichiarata e votata volontà della Giunta per le elezioni del Consiglio regionale di aspettare l’esito di ogni giudizio prima di dichiarare la decadenza della Todde. “ cosi finiscono la legislatura
La domanda e’: ci sara’ un Giudice a Berlino? Riuscira’ in un clima cosi’ avvelenato il Giudice a non farsi condizionare?
A prescindere da quella che sara’ la risposta la “RESISTENZA” di Fercia e di persone come lei danno speranza.
“Ce ne sarà per noi liberazione, ce ne sarà per noi, ce ne sarà”
“La libertà è un sogno che si avvera, è un canto che risuona nel cuore”.
“Insieme, con forza, per un nuovo giorno, per un futuro di pace e di giustizia”.
“Alza la bandiera, alza la voce, per la libertà e la democrazia”.
E ora il via alle retorica delle celebrazioni del 25 aprile da parte di chi fa un uso improprio della libertà conquistata e usa tale ricorrenza solo come legittimazione politica utilizzando pratiche che spesso si discostano dai principi cui quella lotta si ispirava tra cui quello della giustizia uguale per tutti.. Possiamo con onestà pensare che quei principi vengano ancora oggi tutelati e difesi o vilipesi?