C’è una nomina, tra quelle fatte ieri, che ha dell’incredibile, ma che si comprende meglio dopo un resoconto sommario della giornata appena trascorsa.
La prima legge presentata in Consiglio Regionale dalla maggioranza Todde è una legge di rinvio delle elezioni provinciali, una piccola porcheria che allunga la vita ai reucci che indisturbati regnano (facendo cose che prima o poi troverò il tempo di raccontare) sulle vecchie province da tempi che l’Anac, semmai volesse occuparsene, giudicherebbe fuori da ogni grazia di Dio.
Il testo della legge era originariamente diverso ed era un grandissimo pasticcio (a firma del presidente della Commissione).
L’assessore agli Enti Locali non è intervenuto manco per sbaglio in questo iter consiliare. Non pervenuto. Non c’è. Neanche il suo ologramma.
Fatto è che l’unico modo per uscire dall’impasse è stato un emendamento presentato dal capogruppo dem Deriu (il quale era impegnato nelle stesse ore, insieme all’assessore Meloni e a un ‘laico’ del Pd, a definire la proposta del partito per i Direttori generali – cosa in sé a dir poco patologica) che ha ridotto la materia alla sola data delle elezioni (a quel che si sa) e poi è dovuto andare, col cappello in mano, dalle opposizioni a chiedere l’unanimità per l’esame immediato da parte del Consiglio (il conto sarà presentato in Finanziaria, nella quale anche le opposizioni vorranno qualcosa). Un esordio con testa coda sostanziale (non si può lasciare il sistema delle province alla mercé di amministratori solitari e non proprio di grande visione) e umiliazione politica.
Mentre accadeva tutto questo, la Todde faceva due scelte: rifiutava il confronto sulla finta moratoria sull’eolico (lei stessa, a più riprese, ha dichiarato che il provvedimento ha una dubbia efficacia e che servirebbe a buttare la palla avanti) e procedeva a quello che sembra stargli più a cuore: le nomine.
Ricordiamoci che la Todde arriva alla presidenza con la promessa di un cambiamento radicale rispetto ai metodi e alle scelte strategiche di Solinas.
Poi è accaduto che la legge di Solinas sui superstaff, definita dai Cinquestelle un poltronificio ma mai criticata dal Pd (che l’ha sempre considerata una grande occasione per il proprio personale politico, quello che studia sin dall’infanzia come diventare ricchi facendo politica) sia divenuta il vero collante del Campo Largo, il luogo della remunerazione finanziaria dell’impegno politico, con una certa disinvoltura (impossibile in altri tempi, oggi tollerata oltre modo da una magistratura che, per non sbagliare, non fa niente, e noi ne siamo in qualche modo lieti, e in un altro, disgustati) nella valutazione del rapporto tra competenze (non si può qualificare esperto un neolaureato in giurisprudenza, né chi ha semplicemente un lavoro nel settore di riferimento) e retribuzioni.
Ieri, però, in qualche modo le leggi vigenti hanno imbrigliato la discrezionalità del Presidente, la quale, comunque, si è impegnata personalmente nella scelta dei Direttori Generali e in un modo molto più intenso dei suoi predecessori, svelando che la collegialità della Giunta si sta risolvendo in un rapporto a due tra lei e Giuseppe Meloni (assessore al Bilancio, vicepresidente e Presidente del Pd), con gli altri che hanno voce in capitolo solo dopo che loro hanno saziato i bisogni delel proprie famiglie.
In linea di massima il risultato di questa egemonia politica svolta dentro il perimetro delle leggi non è stato male: i DG sono più o meno di una certa qualità. Colpiscono alcune continuità con il mondo di Solinas, ma colpiscono ormai fino a un certo punto, perché ciò che caratterizza la Todde è l’assenza di visione, cioè l’incapacità di costruire grandi scenari (questa è la sua paura nel confronto sull’eolico, cioè che si veda il limite del suo ragionare, la dimensione non eccelsa degli orizzonti, l’elementarità delle deduzioni), esattamente come Solinas, unita a una simmetrica abilità nelle scelte one shot, nelle scelte episodiche, le nomine, per esempio.
Ieri è stato nominato anche il Direttore Generale dell’Aspal, nella persona del dott. Luca Mereu.
Prima considerazione: io conosco almeno un altro dei curricula presentati per quel posto. Non sono autorizzato a pubblicarlo, ma se potessi farlo e potessi mettere a confronto i due percorsi formativi e professionali, anche il lettore più distratto si accorgerebbe della montagna di competenze che separa l’uno dall’altro a favore non del prescelto, ma dell’escluso. Perché, dunque, fare comparazioni? Un conto è scegliere a parità di valore professionale, altro è scegliere a dispetto di ogni titolo. Se la scelta è già un ‘a priori’, si apparirebbe più coerenti e cortesi nel fare ben capire che la manifestazione d’interesse è un pro forma.
Seconda considerazione: il dott. Mereu, da quel che si può leggere in rete, è un Dirigente della società di Formazione professionale Leonardo, cioè di un cliente, e non tra i minori, dell’Aspal, l’agenzia per il lavoro della Regione Sardegna.
Si chiama conflitto di interessi e, in questo caso, è sfacciato.
È evidente che in tutti gli altri enti di formazione della Sardegna, che lavorano con l’Aspal, si è insinuato il dubbio di una più che sospettabile potenziale parzialità di conduzione dell’Ente.
L’incarico di Dg dell’Aspal (ricordo che questo è stato l’ente più funestato dalla gestione Solinas, con strascichi anche giudiziari) non è un incarico politico, ma amministrativo, richiede più cure.
Invece l’Agenzia per il lavoro è da sempre un terreno privilegiato di caccia eminentemente politica, perché distribuisce lavoro, spesso lavoro tossico, cioè lavoro momentaneo inventato dalla politica e non dal mercato, ma comunque lavoro.
Il curriculum del dott. Mereu è anche eminentemente politico: ex Capo di Gabinetto dell’assessore al Lavoro Virginia Mura, componente attuale della segreteria del Pd in quota area Comandini. Alla parzialità di provenienza professionale si somma la parzialità di provenienza politica.
Chi per primo impegnò personale politico nell’Agenzia? Il Centrodestra. Ora il Pd lo copia, confermandomi nell’idea che i simmetrici si scambiano i connotati di identità, divenendo progressivamente simili.
Per difendere la libertà occorre essere divergenti, non aderenti e biaderenti o multi-aderenti secondo la pratica politica teorizzata e praticata dall’attuale Presidente del Consiglio.
Questa è la Sardegna della Todde: assenza di dialogo, feudalizzazione dei ruoli di potere, disprezzo delle competenze, vuoto culturale: nihil a nihilo, dicevano gli antichi.
Sul web non si trova un cv aggiornato di Luca Mereu. Ci sono però le esperienze riportate sul suo profilo LinkedIn.
Questo risulta:
– funzionario tecnico comune di Carbonia (febbraio 2002 – agosto 2012)
– capo di gabinetto assessore regionale del lavoro (maggio 2014 – marzo 2019)
– funzionario tecnico comune di Cagliari (agosto 2012 – aprile 2014; maggio 2019 – giugno 2021)
– Plant general manager STC carni (luglio 2021 – settembre 2022)
– Direttore progetti speciali Fondazione Centro professionale Europeo Leonardo (ottobre 2022 – giugno 2024?)
Senza il periodo da capo di gabinetto, che è un incarico politico che generalmente non può essere conteggiato, manca il requisito dei 5 anni di dirigenza in strutture pubbliche o private.
Dall’esterno pare un voto di fiducia verso Solinas e la sua Giunta. Due/terzi dei direttori generali, che per interderci sono quelli responsabili di attuare gli indirizzi politici della Giunta, sono stati o riconfermati nelle loro posizioni o riconfermati nel ruolo in altre posizioni. In alcuni casi (2/3) si parla di persone che hanno difeso e sostenuto apertis verbis l’operato di Solinas e sostenuto la candidatura di Truzzu. In altri 2 o 3 casi si parla di professionisti notoriamente vicini allo schieramento di centro destra. Non c’era davvero nessuno nei partiti della sinistra o nel movimento 5 stelle che potesse assumere queste posizioni di estrema responsabilità nell’attuazione del programma di governo i ruoli che presuppongono per legge un rapporto fiduciario con l’organo politico?
Quindi, ricapitolando: almeno uno viene dal parco buoi della destra, due sono funzionari, che vanno a dirigere dirigenti della loro struttura di appartenenza, come se tra i dirigenti, tra tutti i dirigenti, non ci fosse qualcuno migliore. Una è al suo ultimo anno, poi va in pensione.
Concordo pienamente sulla vergogna del poltronificio, ma sul dott. Mereu leggo dal sito Tiscali: “Mereu, ingegnere di Carbonia, ha una lunga carriera nelle file del Pd e fu capo di gabinetto dell’assessorato del Lavoro durante la Giunta Pigliaru.”
E allora? allora niente, sicuramente è un dirigente che conosce la macchina regionale da tempo, scelto sulla base di canoni fiduciari come tutti gli altri.
– Hanno nominato i nuovi DG.
– Da noi Tizio: unu Tooontu!!
PD?
– Si.
– Forse arriva ad essere unu pistone
O unu labaru?
– Si certo, unu labaru
– Che disperazione!
– Alla faccia del rompiamo con le vecchie logiche…
– CRO cro.
Ma perché chi ci aveva creduto?
Cambia l’orchestra, ma la musica rimane la stessa.
– Pessimi.
– Diciamo che io un po’ ci avevo creduto.
Questo scambio di sms, avvenuto ieri, mostra la reazione di alcuni funzionari e rispecchia un sentimento destinato a diffondersi.
La scelta dei direttori generali dell’amministrazione regionale e dei vertici di enti e partecipate è fondamentale perché manda un messaggio tangibile che vale più di mille bei discorsi o parole, anche se spesso la politica non si rende conto dei messaggi che manda e tantomeno di come vengono interpretati quando arrivano.
A seguito di questi atti, specie quanto ad essere nominati sono personaggi di manifesta e sperimentata incapacità, il giudizio di chi lavora nell’amministrazione si materializza in modo quasi irreversibile.
La nomina di un direttore in luogo di un altro fa la differenza nella vita quotidiana, nelle dinamiche organizzative e nei risultati che verranno raggiunti negli uffici. Tocca la carne viva e lo fa ogni giorno. I proclami a favore di telecamera valgono zero, in confronto. Il danno, anche in termini di consenso, che può essere fatto da un direttore o un amministratore inadeguato al governo regionale è enorme. Chi attende da anni un cambiamento e vede che a cambiare sono i nomi ma non le logiche sottostanti non può che essere sconfortato.
Temo che Alessandra Todde e i suoi non abbiano riflettuto sul fatto che tre sardi su quatto non hanno votato o non hanno votato per il campo largo. In persone assennate tale riflessione avrebbe spinto a una tensione verso l’ampliamento del consenso (che non significa raccattare consiglieri regionali) con ampie aperture alle idee e alle persone più capaci.
L’utilizzo dei posti di potere per gratificare chi ha raccattato qualche voto o è parte di questo o quel network invece, mina la credibilità e il consenso, dà vigore all’opposizione e trasforma il disincanto degli astenuti in aperta ostilità.
Se i dipendenti dell’amministrazione, degli enti e delle partecipate si convincono che il momento del noi significa adesso sistemiamo i nostri amici e compagni, la perdita della poca credibilità di cui si dispone avanzerà a passo spedito e il rischio di andarsi velocemente a schiantare facendosi molto male e facendo molto male all’isola crescerà in modo esponenziale.
Un mio amico, ieri, era in parte stupito di certe nomine dei DG. In parte perché è emo non è….Ci si aspettava “il cambiamento”, ma è in gran parte un continuum delle scelte adottate dalla precedente giunta regionale; Specie dove si vede un passaggio di mano tra direttori passati e quelli attualmente nominati, gente che già lavorava assieme nella stessa struttura, sotto la stessa bandiera di partito, che oggi porteranno avanti gli stessi intenti e progetti di Solinas – Lancioni. Persone messe ad hoc per dare continuità all’azione e progetti dell’ex presidente e della sua combricola.
La cosa strana che sono strutture in delega o assegnate al PD o progressisti. Dopotutto, nella precedente legislatura di cdx avevamo DG di estrazione e fedeltà PD. Oggi hanno in qualche modo consolidato il felice sodalizio con adeguati turn over che fanno pensare a logiche di spartizione tipiche della massoneria famigliesca di stampo Sardo che è stata la rovina della Giunta precedente.
Presidente Todde, ma chi ha intorno come saggi consulenti? Spero alcune scelte non siano solo sue, perché sono uno schiaffo agli ideali che presumo abbiamo ancora i 5 stelle.
Se non si sveglia verrà pian piano dissanguata senza che nemmeno se ne accorga o forse (ed è peggio) se ne accorge ma gli interessa ben poco, dimenticando di esercitare le prerogative e il ruolo di Presidente della Regione Sardegna. Auguri!!!
https://sitod.regione.sardegna.it/web/amministrazione_trasparente/art14/incarichi/curriculum/2022/curriculum_80.pdf
https://files.regione.sardegna.it/squidex/api/assets/redazionaleras/21c53f6b-9f01-43fd-8dc3-f8a21fdd5d99/1-38-20220609103504.pdf
Hanno i titoli. Sono dirigenti?
Non so . A me sembra che in entrambi i casi la nomina all’esercizio delle funzioni di dirigente (non la nomina a dirigente in quanto avente titolo) si avvenuta ai sensi dell’ articolo 29, comma 4 bis, della legge regionale 13 novembre 1998, n. 31, . (CD Facenti funzioni)
Ma sicuramente mi sbaglio. Ci sarà una spiegazione.
@Alba Non capisco queste frasette allusive che non portano a niente. Perchè non esplicita il suo pensiero critico,se lo possiede?
@ Alba Mi basta il veleno che trasuda dalle sue parole ogni volta che dico la verità. Mi sto immunizzando. Grazie.
Ti regalerò uno specchio…per le arrampicate ripide