Questa è la delibera del 19 ottobre u.s. con la quale il Dg della Gallura ha nominato una ex parlamentare italiana Direttore del servizio socio-assistenziale della Asl.
Questa è la delibera del 23 ottobre u.s. con la quale, lo stesso Dg subordina la firma del contratto della neo-assunta a un parere del Dipartimento della Funzione pubblica sul possesso dei requisiti previsti dalla legge.
La prima delibera avviene con il Dg che dichiara di essersi accertato del possesso dei requisiti, verifica evidentemente condotta in solitudine, vista l’assenza delle firme del Direttore sanitario e del Direttore amministrativo.
La seconda delibera avviene con lo stesso Dg, lui medesimo, che si ricorda che “la sottoscrizione del contratto e la presa di servizio è subordinata alla verifica dei requisiti da parte degli enti competenti”, probabilmente non avvedendosi di essere lui l’ente competente che cinque giorni prima aveva certificato il possesso dei requisiti.
Tra la prima e la seconda delibera è intervenuto l’accesso agli atti dei consiglieri regionali Li Gioi e Meloni e l’alzata di scudi dell’indignazione generale. I pentimenti per un gesto notturno, che avvengono solo perché si accende la luce, sono figli della paura, non della coscienza.
Si potrebbe dire che figure di m…. di questo tipo sono rare in quest’ordine di grandezza, ma si sbaglierebbe. Perché qui il problema non è nella grandezza della figuraccia, ma nell’immensità della spudoratezza messa in campo per rimediarla.
A Cagliari, per le nomine dei dirigenti privi di requisiti è in corso un processo contro un presidente di Regione e un assessore. In Gallura è diverso. I poveracci debbono aspettare circa un decennio per una sentenza e, secondo contro chi si mettono, può essere che vengano arrestati e dopo sette anni dichiarati innocenti. In Gallura uno può permettersi di nominare una persona dichiarando che possiede i requisiti di legge e poi, spaventato dalle straripante fesseria commessa e impaurito dal suo stesso ruolo, mettere tutto in freezer, cercando un’autorità diversa che lo smentisca. Chi agisce così è un buon dirigente? Merita di rimanere al suo posto?
Resta un dato di sistema e cioè il tentativo reiterato, appunto sistemico, di questa legislatura della Destra forchettona, di aggredire la dirigenza dell’amministrazione pubblica.
Da dove vengono nomine così scivolose?
Dal sistema. Non bisogna guardare solo al Dg di questa sciagurata vicenda, ma soprattutto al sistema che lo ha espresso e da cui si è fatto stritolare. Quel sistema è la Destra sarda, senza distinzioni, senza se e senza ma.
Non c’è due senza tre (errare humanum est, perseverare autem diabolicum):
https://www.aslgallura.it/ap/deliberazione-del-direttore-generale-n-733-del-20-11-2023/
Come può un ex parlamentare, che tra le altre cose, nella sua “onorevole” attività la si trova firmataria di una proposta di legge (n.1308 del 2018) in cui voleva stringere, in nome della trasparenza, i requisiti richiesti dal Decreto lgs 171 del 04/08/2016 in materi di dirigenza sanitaria, e fatti propri dalla regione con la L.R. n.24/2020, in cui per l’accesso dall’esterno ai vertici aziendali delle aziende del Servizio sanitario regionale, non è richiesta solamente la “competenza” in materia sanitaria, ma sopratutto, “comprovata esperienza nella qualifica di dirigente, almeno quinquennale, nel settore sanitario, con autonomia gestionale e diretta responsabilità delle risorse umane, tecniche e o finanziarie, maturate nel settore pubblico o nel settore privato? Esattamente quello che a lei manca: essere, o essere stata “dirigente”, iscritta come tale negli elenchi regionali e o in quelli nazionali degli idonei. Forse si era convinta, che oltre alla laurea bastasse un master telematico in Management sanitario Punto Zero, conseguito presso l’Università della Sapienza di Roma, un anno fa. Un master che si proponeva di favorire lo sviluppo delle conoscenze e delle competenze necessarie a ricoprire profili di vertice all’interno di organizzazioni sanitarie pubbliche e private”. Sembra fatto apposta per lei.
È ovvio, banale direi, che dietro una competenza ci sia un nome, ma la politica odierna ha invertito l’ordine: prima il nome poi, eventualmente, la competenza. Ed ecco che molti competenti veri e senza nome vanno via; rimangono quelli che hanno un nome, con una competenza da verificare con le leggi della probabilità e del caso.
L’unica cosa certa, deterministica, è la decadenza crescente dei servizi pubblici.
Dopo cinque anni di una gestione allegra della sanità, dei trasporti, dell’agricoltura, ( LLPP e urbanistica non pervenuti), etc. , a me sembra di voler andare a cercare l’uovo di colombo. Ormai sono stati consegnati alla storia per una legislatura che fa un paio con quella di Mauro Pili e efisio serrenti, le peggiori della storia sarda, dalla costituzione della regione autonoma. Aspettiamo che vengano giudicati e consegnati alle patrie galere. Perché sprecare ancora inchiostro?
Da l’unione sarda:” Nominata deliberata il 19 ottobre, congelata oggi. È durato quattro giorni (con in mezzo una contestazione del M5s e del Pd) l’incarico di direttore socio sanitario della Asl della Gallura, conferito dal direttore generale Marcello Acciaro a Mara Lapia. ”
Questo sistema è … largo. Senza alcuna vergogna.