Ovviamente io so benissimo che questo miserabile blog non viene letto da nessuno.
So anche che moltissimi giornalisti leggono solo ciò di cui loro stessi sono autori e non ciò che scrivono gli altri.
So anche, e ne rido, che dentro La Nuova Sardegna le tastiere sono inibite a digitare il mio nome se non in caso di auspicate condanne all’ergastolo, per cui oggi nel quotidiano sassarese – a copie sempre più ridotte – si parla del Piano della ciclabilità regionale, che fu una mia personalissima invenzione, e la si attribuisce alla Giunta Pigliaru e alla Giunta Solinas in continuità.
Sappiamo tutto questo e sorridiamo.
Ma quando leggiamo che il sindaco Truzzu vuole, adesso, rifinanziare il museo Betile, allora non ridiamo più, perché ci viene il sospetto che lo faccia per distrarci dalla vereconda operazione stadio. Personalmente sono a favore della realizzazione del Betile, non foss’altro per l’enormità ingiustificata della cifra che a suo tempo costò la sua progettazione. Ma allora come oggi il problema non sono ‘le cose’, ma gli uomini. Prima di tutto si deve dire che cosa si intende proporre a chi abita i palazzoni, non vagheggiare musei come detonatori del risanamento. Queste idee – il bello con potere automaticamente lenitivo del degradato – sono roba da salottino milanese per acchiappare i soldi dei nativi impressionati dalla fama del genio dell’architetto di turno. Il risanamento di un’area è un complesso processo politico e sociale che non si fa dall’alto, bisogna ficcarselo bene in testa.
Si vuole demolire i palazzacci? Bene, si dica dove ‘le persone’ che ci vivono andranno ad abitare. Li si vuole ricostruire sempre a Sant’Elia secondo un piano di costruzioni, trasferimenti e demolizioni (questa era ed è la mia proposta)? Bene, lo si dica e soprattutto lo si faccia.
Prima dello stadio, prima del museo, prima delle cose, ci sono le ‘persone’, e invece delle difficilissime persone di Sant’Elia nessuno si occupa se non in campagna elettorale.
C’è poi una questione non banale. Che io ricordi, il project financing a suo tempo presentato da Cellino e anche l’altra proposta presentata da un imprenditore romano non prevedevano l’apporto di neanche un euro di finanza pubblica. Oggi, rovistando tra le carte della proposta in itinere, quella dell’attuale patron del Cagliari, ho contato fino ad ora venti milioni di euro di finanza pubblica. Spero si stia scherzando. L’intero accordo di programma fallito per le case di Sant’Elia valeva 6 milioni di euro. Oggi i sardi intenderebbero regalare al patron del Cagliari venti milioni di euro per fare uno stadio, un centro commerciale e un albergo, per poi forse trovare le risorse per risanare le case popolari del quartiere? Spero non sia così perché sarebbe brutalmente ignobile e grave.
La realizzazione del “Betile” onorerebbe la nostra isola nell’accogliere un’opera dell’ Hadid. Un’opera come poche in Sardegna ed in Italia.
Proprio così. Cifra della degradazione della nostra civiltà. Amano i soldi non le persone.
Tue ses su diaulu e issos s’abba santa
Stamattina leggendo sull’Unione del Betile ho avuto un travaso di bile, risanato dal tuo post. Grazie
Di cosa vagheggia un sindaco che non riesce neanche a tenere pulita la città e che ora dovrà governare un’area di 71 comuni?
Siamo una terra senza speranza
La mancata indicazione del tuo nome sul piano ciclabile è un segno evidente di professionalità giornalistica inesistente e di immoralità