Oggi L’Unione riporta stralci dell’intervista andata in onda su Radiolina con Giuseppe Vinci.
Giuseppe Vinci è stato sequestrato il 9 dicembre 1994 alle 21. Io passai esattamente nello stesso punto in cui lo catturarono, lo svincolo di Borore, un quarto d’ora prima.
Giuseppe è stato tenuto in una bara di compensato alta due metri per 310 giorni.
Infine è stato rilasciato dopo il pagamento di un riscatto di oltre 4 miliardi.
Il suo sequestro è stato uno dei più grandi fallimenti dello Stato.
Le forze dell’ordine sapevano che era nel mirino di qualcuno, al punto che lo avevano avvertito.
C’è stato un processo, è vero.
Ma basta leggere il libro del padre per capire che il processo non ha centrato i colpevoli.
Due anni prima, 1992, era stato rapito il piccolo Farouk Kassam. Il padre del bambino capì che doveva trasformare la vicenda del piccolo in una tragedia di Stato. E lo Stato pagò. I Vinci credevano invece nello Stato, si affidarono allo Stato, non lo sfidarono e furono massacrati dallo Stato, dalle sue inefficienze, dalle sue imposte, dalla sua cecità. Oggi lo Stato dovrebbe indennizzarli.
Non voglio rifare la storia dei sequestri in Sardegna, da Lombardini a Mura, ma una cosa è certa: i comportamenti delle istituzioni non furono univoci, gli errori furono molti, qualche vittima è stata più vittima di altre.
Ciò che ho sempre apprezzato in Giuseppe, e nei Vinci in generale, è la dignità.
Sanno di essere stati due volte vittime: dei banditi, prima e prima di tutto, e dello Stato dopo, che non ha certo avuto pietà con le tasse e con i bilanci, che ha lasciato una famiglia da sola e assistito con cinismo contabile alla distruzione malavitosa di un’ottima impresa. Per Farouk i soldi furono di Stato, per i Vinci, dei Vinci. Loro lo sanno. Sono adiratissimi per questo, eppure non li si vede fare i migranti per le trasmissioni televisive per protestare, per far conoscere quale baratro di dolore continuino a vivere. Niente, tacciono, lavorano e vivono.
Sul sequestro Vinci si sta girando un film.
Spero che divenga un film denuncia sullo Stato, uno Stato che, secondo quanto dichiarato dal generale Mori e accertato in sede processuale, nel 1993 venne a sapere e insabbiò l’inchiesta dei carabinieri che aveva rivelato come tutti i ministri dell’Interno succedutisi fino a quella data, un anno prima del processo, prendevano 100 milioni di lire al mese di fondi neri. Fanno 3 miliardi e seicento milioni di lire l’anno. Ecco, questo è il contesto del sequestro Vinci: i Vinci si sono pagati 4 miliardi di riscatto mentre la Repubblica dava 1,2 miliardi l’anno di fondi neri ai suoi ministri dell’Interno.
CHENTU MILLIONES a su mese!!!
Bi at bandhidos bandhidos e bandhidos legales e no «a cara in terra» ma a fatza manna, mancari fintzas cun fragu de deodorante, ma sfacciata e profumada. O marionetas mascaredhas «a disposizione»?
Epuru si podet èssere lìbberos fintzas in galera e a donzi modu sa responsabbilidade no nolla podimus iscutinare mai, neune, mancu si mai unu carabbineri o magistradu benit a nos chircare.
O màscaras mascaradas o pessones. Aut aut. Duas istradas a diretzione contrària, fintzas cun furriadas, pigadas e faladas, rutas, tzurumbones e iscuartaradas, una a una bandha (mancari a linea retta e velocità supersónica), s’àtera a s’ala netzessària pro èssere zente.
E no tocat solu a l’ischire: tocat de andhare, chèrrere e ischire andhare. Pro èssere zente.