di Paolo Maninchedda
Forse questo è uno dei peggiori periodi della storia recente della Sardegna. Crisi di ricchezza, di reddito, di autorevolezza, di impegno, di efficienza.
Anche gli elementi materiali raccontano la crisi morale e culturale. Vent’anni di assenza di manutenzioni si vedono: crolla tutto dappertutto. Non si fa in tempo ad intervenire in una parte, che si apre un’emergenza in altro luogo.
C’è un metodo per affrontare il disordine: non farsene sovrastare. Bisogna prenderlo per parti e ridurlo progressivamente, iniziando dai fatti rilevanti e non facendosi distrarre da quelli meno importanti (ma riservandosi di mettere ordine anche in quelli, in un secondo momento).
Il problema è dato dalla coesione. Le società in crisi hanno bisogno di coesione per uscirne. Viceversa, nella dialettica politica la crisi e il disordine sono i contesti auspicati per le svolte rivoluzionarie (il mondo arabo insegna oggi ciò che l’Europa ha vissuto nel primo dopoguerra).
Ciò che non viene adeguatamente percepito è che, nell’ordine: 1) i livelli culturali medi sono in discesa; 2) non esiste più alcuna informazione ritenuta affidabile e ufficiale (sentire ieri un attore come Giancarlo Giannini fare il complottista mi ha sconcertato); 3) l’informazione coincide con l’opinione; 4) l’opinione vulgata è che tutto fa schifo, tutto è marcio, tutto va male; 4) l’opinione vulgata è che il parlamentarismo e la politica siano sinonimi di corruzione, parassitismo e inconcludenza; 5) il sentimento più diffuso è la paura (paura delle catastrofi, paura della guerra, paura del terrorismo, paura dello straniero); 6) la risposta più diffusa è l’autoritarismo, la ricerca delle soluzioni rapide e forti. In rete abbondano le immagini di Mussolini e, addirittura, di Himmler, roba da pazzi. Molti giornali, anche alcuni di quelli che si ritengono antifascisti, usano lessico, immagini e argomenti funzionali alla creazione del clima della paura del disordine. Quello che non è riuscito a fare la strategia della tensione negli anni Settanta, con le sue bombe e i suoi intrighi, lo sta facendo il degrado culturale. E non c’è niente da fare: il nesso mortifero è tra grande capitale e piccola borghesia. La finanza globalizzante, quella dei capitali come girandole, quella dei paradisi fiscali, è sempre autoritaria, qualunque maglietta politica decida di vestire.
Basta fare un giro nella Rete, aver letto qualcosa di più di un semplice articolo sul periodo pre-fascista in Italia e ci si ritroverà a constatare che la società italiana (di cui tragicamente facciamo parte nostro malgrado) viaggia sugli stessi binari violenti, qualunquisti, semplificatori e autoritari che hanno aperto le porte al fascismo. E come durante il fascismo chi non era fascista era troppo preoccupato di marcare le differenze con gli altri antifascisti per accorgersi che nel frattempo il fascismo conquistava l’immaginario della gente, così è oggi.
Viceversa, almeno in Sardegna, bisognerebbe fare fronte unico su tre temi: sovranità, libertà e giustizia (quella sociale, quella dei giudici, come è noto, in Italia è una scommessa). Bisognerebbe avere un soggetto unico della nostra nazione sarda, ancorata alla democrazia, alla libertà, alla giustizia; bisognerebbe riprendere a andare in giro per paesi e città a parlare di cultura, di libri, di storia, di visioni, di interpretazioni; bisognerebbe avere la forza di contrastare pubblicamente il degrado, di contrastare in ogni sede i maldicenti e i qualunquisti. Bisognerebbe scendere in campo e lottare e non accettare rassegnatamente il mare di fango, contro tutto e contro tutti, che sta irrompendo nelle nostre case.
Comments on “Un nemico: il fascismo”
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Diceva mio babbo: “nande e faghinde!” e cioè, traducendo l’asciutto eloquio dei vecchi sardi: “parlando ma anche dandosi da fare!”.
Così come fanno in tanti, Paolo primo fra tutti, non accettare il fango che irrompe si fa in mille modi, parlando con la, gente guardandola in faccia, aiutando i giovani a non ragionare per luoghi comuni (vomitati da social media e talk show), aiutando la crescita dei figli coll’abitudine al confronto quotidiano, abituandosi e abituandoli all’accettazione del diverso.
Non basta prendere atto del qualunquismo imperante (ma è poi così?). Combattiamolo, combattiamo la pigrizia del pensiero con la fatica e la gioia del vivere, così come fanno in tanti (ed immodestamente mi ci metto in mezzo).
Io cerco di farlo con lo sport. Sarà forse poco, ma almeno “Nande e faghinde!”, come diceva babbo.
Spett.le On. Maninchedda
ho letto con interesse il Suo intervento e mi sono deciso ad intervenire sugli spunti di riflessione che sta stimolando.
La mia attenzione si è concentrata su alcuni punti che proverò, non essendo, io, sociologo, politologo ma semplice cittadino, a spiegare da una visione dal “basso”.
Lei consiglia : “affrontare il disordine non farsi sovrastare da esso.
Il disordine, il caos sembra un problema congiunturale, ma a me sembra questa considerazione troppo semplicistica e banale.
Questo stato confusionale ha radici profonde e lontane figlie di visioni politiche miopi e di iniziative tampone e figlie di una politica industriale sarda disastrosa che ha avuto il merito di svuotare le campagne,di affossare le piccole imprese ed il terziario per costruire fantasmi industriali figli della csd “cassa del mezzogiorno” fuori dal mercato per una politica energetica inesistente ed un sistema di trasporti, oggi come ieri agli occhi di tutti che ha prodotto nel tempo disoccupati e disgregato la società sarda, già poco coesa di natura.
la medicina a tutto ciò assomiglia molto alla chemioterapia ad un malato terminale (accanimento terapeutico).
lei parla di Svolta Rivoluzionaria e rischio di autoritarismo ; su questo punto La vorrei tranquillizzare; con l’età media over 50 ( non siamo in Ucraina o nei paesi arabi) mi sembra difficile una rivoluzione (abbiamo in questi anni vissuto parodie rivoluzionarie, con girotondi e forconi..)ma il rischio reale è l'”assuefazione” delle genti con estraneazione di ciò che accade nel mondo ed interessi esclusivamente per vissuti personali od al massimo condominiali…Tutto questo condito da un livello culturale medio, e qui ha ragione, figlio di una politica, volutamente, improntata alla distruzione del sistema scolastico e l’incoraggiamento di intere generazioni ad un lavoro non basato sulla conoscenza ma sul mito del lavoro subito e soprattutto ben retribuito possibilmente senza titoli… e dalla assoluta mancanza, per quei pochi che ci credono ancora, di sbocchi professionali con conseguente fuga all’estero.
Lei parla di informazione drogata.
Sinceramente mi meraviglierei del contrario . quando le principali testate giornalistiche ed i media sono in mano a lobby di potere industriali e politiche che hanno tutto l’interesse di evocare fobie e paure e colpire fazioni politiche, industriali ed economiche.
prima i media avevano creato il mito della “Milano da bere” ora dell’Italiacheriparte” io trovo molti punti in comune tra prima e seconda repubblica..
Per quel che riguarda la politica, beh, c’è poco da dire; perché questo sistema mediatico basato sull’abbattimento dell’avversario con la “macchina del fango”,non poteva che creare una visione dal basso di un certo tipo corroborata da una classe dirigente di basso livello che dimostra di giorno in giorno, sempre di più la sua fragilità e la sua pochezza culturale.
aggiungerei una nota malinconica,magari discutibile sulla scuola politica da cui sono giunti politici di livello che ormai non esiste più.
Lei parla di rischio di autoritarismo.
Mi sembra che più che un rischio sia una certezza.
ormai a livello nazionale in nome dei bund e della crisi economica si sono succeduti diversi governi di nomina presidenziale senza elezioni…
Infine la sua ricetta per uscire dalla crisi idealmente condivisibile ma difficilmente praticabile ancora per molto tempo per la presenza invasiva dei csd. “poteri forti” che soffocano questa idea di libertà.
Ho paura che questo stato di cose abbia bruciato e brucerà diverse generazioni
Cordiali Saluti e Buon Lavoro
Il tema di oggi è fondamentale se si vuole concretamente realizzare giustizia e democrazia che si realizzano,a parere mio,con il rispetto delle regole. È mai possibile che la Regione Sardegna effettui uno studio dal quale emerge che il 60% circa delle strutture turistiche ( B&B – affitta camere – campeggi) sono abusive e nulla viene posto in essere dalla stessa Regione e dai Comuni. Altrettanto vale per il commercio.Perché la tassazione è solo a carico degli onesti? La conseguenza è che,così come rivela lo studio citato, molti alberghi sono in vendita. Dare fiducia agli onesti: è questa la vera sovranità!! Non mi sembra impossibile realizzarla anche perché si conoscono i soggetti abusivi ed internet sarebbe di aiuto. Ma tanti altri esempi si potrebbero citare solo se si mirasse ad un fisco più giusto. Scelta impegnativa ma giusta e che sarebbe capita dai cittadini come segno di libertà e di crescita civile e morale. Questa è la democrazia delle semplici regole che tanto auspichiamo e che apprezziamo parlando dei paesi del nord Europa e del nord America: anche noi possiamo!