Chi vince non ha bisogno di amici. Chi perde sì.
Ieri una persona cara, tra il serio e il faceto, mi ha detto che chi perde ha sempre torto.
Non è vero.
Dobbiamo le idee migliori a grandi sconfitti della storia; dobbiamo i migliori esempi ai martiri civili (sto leggendo, per ragioni di studio, le carte del processo Borsellino, tra le quali quelle desecretate del CSM… roba da schiantarsi per la vergogna).
Ho sempre pensato che i trionfi abbiano qualcosa di pacchiano e di pericoloso; l’ho pensato anche quando li ho celebrati io, sentendomi mortalmente a disagio.
Sono contento della sconfitta delle destre a Cagliari e a Sassari.
Non sopporto la radice sadica del piacere destrorso del dominio dell’uomo sull’uomo.
Non sopporto l’autoritarismo, il militarismo, l’abuso di religione, il disprezzo delle regole fondanti dello Stato di diritto.
Non mi piace l’opportunismo dell’appropriazione indebita del buon senso.
Non mi piace la Sinistra a petto in fuori.
Ne temo la precisione geometrica nell’occupazione del potere.
Ne temo il parassitismo istituzionale (in troppi campano, direttamente o indirettamente, di politica).
Ho sempre paura che la Sinistra italiana non ami quanto dovrebbe le libertà individuali.
Ho sempre paura che la gemmazione della Destra italiana dall’estrema sinistra dei primi del Novecento, renda il sistema bipolare, e sempre più bipartitico, italiano inagibile per sopravvissuti liberal-socialisti.
Sto pensando di fare un investimento serio su questo sito per trasformarlo in un baluardo scanzonato, ma preciso, della libertà individuale, un luogo di controllo e contrasto del potere, di qualsiasi potere, a difesa della persona.
Alle europee non è stato eletto alcun sardo residente.
Non è un caso.
I partiti che avrebbero potuto farlo, hanno scelto di candidare chi non avrebbe mai potuto farcela. Cosa sarebbe successo, per esempio, se il Pd avesse candidato Graziano Milia? Ma Milia non era candidabile per odio interno.
La politica sarda si capisce ancora studiando Caino e Abele.
Ormai, con la crisi del pensiero autonomista, con l’aerosol degli indipendentisti, con il cinismo promosso a realismo nei salotti della Sinistra, con il clientelismo di Stato dei Cinquestelle, con la Destra sarda oscillante tra neofascismo 2.0 e feudalizzazione del consenso, l’idea di una Sardegna che rivendica i poteri e la libertà che le competono per affermare i propri diritti è diventata merce rarissima.
Sono convinto però, e continuerò a lavorare in tal senso, che la Sardegna diverrà prima o poi uno stato indipendente e federato con l’Italia e con l’Europa.
Continuerò a difendere questa idea perché è l’unica razionale.
Se la Sardegna non ha un suo collegio per le europee è perché i Sardi più forti, quelli con ruoli istituzionali, non hanno mai messo a rischio i loro ruoli per affermare un principio superiore. Non lo hanno fatto per i Trasporti. Non lo hanno fatto per le tasse. Non lo hanno fatto per la Sanità e non lo hanno fatto per la rappresentanza democratica. C’è un dato storico che deve far riflettere i Sardi: nel triennio rivoluzionario 1793-96, quando la lotta politica si volse contro il perdurare del feudalesimo in Sardegna e non più solo per rivendicare le cariche del Regno solo per i Sardi, i Sardi si divisero e si uccisero a vicenda.
Anche oggi è così: si può combattere per conquistare le leve di comando del potere delegato, ma guai a ridisegnare il sistema di potere, sebbene sia esattamente quello che sta all’origine dei problemi atavici dell’Isola.
C’è da lavorare e da soffrire ancora.
Dovremmo convocare un’Assemblea del Popolo Sardo, aperta a sardisti, indipendentisti, autonomisti e a chiunque pensi che la Sardegna sia una nazione.
Dovremmo farlo, ma poi mi sovrasta la paura dei contrasti interni, degli odi irriducibili tra le persone, del rischio di essere sospettati di puntare al potere (io ho giurato a me stesso che non parteciperò più ad alcuna competizione elettorale perché non voglio più chiedere il voto a nessuno), della pretesa degli esami del sangue ideologici come porta di accesso. Eppure, l’unico evento politico rivoluzionario che la Sardegna può mettere in campo è riunire sotto un’unica bandiera elettorale i sostenitori della Sardegna come Nazione e prepararsi per le prossime regionali. Ovviamente, ogni interprete del sardismo affermerebbe che la bandiera è la sua e non una nuova, e così ricomincerebbe il tormento. La Sardegna dei Sardi deve costituirsi senza l’ossessione della leadership, deve accettarsi plurale.
Ci riuscirà? Ci lavorerò.
Neppure io rinuncio a sognare e credere che per risolvere molti problemi della Sardegna e degli uomini che in questa terra hanno deciso di vivere, sia indicare la giusta strada. E anche il nostro impegno e la tua guida quotidiana aiuta a trovarla.
L’ altra è la solita strada piena di egoismo, insipienza e vanità.
Ma anche ai peccatori è concesso redimersi, e quel giorno verrà.
@ Claudio De Sardos dhue ndh’at istau e dhue ndh’at de tantas ideas, ma s’idea de is Sardos est comunitarista po sa vida (no comunista che a s’idea ideológica), est comunitària (de su restu si umanidade dhu’at est comunitària e no individualista po irrichire, isfrutare, bìnchere, gherrare e dominare is àteros personas e pópulos).
Sa “giustitzia” fut s’arresone, sa cosa giusta, e de s’antigóriu sa siendha su babbu e sa mama dha pratziant in partes oguales tra totu is fìgios e fìgias e si unu fut giai mortu sa parte sua dha lassànt a sa Crèsia o a unu cunventu, e no totu a su primu fìgiu mascu che in calecun’àtera cultura.
Su male prus mannos de is Sardos coment’e natzione est chi seus acabbaos in manos angenas e no aus imparau a nosi guvernare prus a cuncórdia (aus imparau a pedire e limusinare prus a iscórriu) e chie nos at no guvernau mă dominau de foras (coment’est ancora) est istau su BUGINU dimóniu e sa ‘giustizia’ totu cussa de «ancu dhos currat, dhos pregonet, dhos abbruxet sa giustìtzia!» (salvu is amigos, de su Buginu e de is buginistas).
S’istória giai at cambiau, e cantu e comente!, e noso seus fintzes diplomaos e laureaos ma meda meda coltivaos, in d-un’iscola meda meda infame e ingiusta, a presuntzione, ignoràntzia e disprétziu de noso etotu, ispimpirallaos, fatos a farinos aifatu de totu su divisionismu chi nosi benit de totu is domìnios coment’e agiudu de totu is ladros de Pisa.
Depeus cambiare istrada, no sighire che tàgiu de bestiàmente e logu de macellu.
Natzione sarda, pesadindhe po èssere gente!
Non cambio idea proite sa mea est istata semper cussa, mancari pacu mi credas!
Jeo bi soe ca bi so semper istatu, cussa est s’isdea e no la cambio pro nessun motivo., in cue mi acatas.
A innantis e Fortza paris!
Non sono molto bravo nell esprimermi però penso che il grosso limite che abbiamo noi sardi sia quello di essere gelosi l uno dell altro come ad esempio essere troppo classisti io credo che lo stesso obbiettivo lo possano avere sia un imprenditore come un operaio e se non superiamo questo limite non andiamo da nessuna parte
@ Arrosciu Non ne sono sicuro. Ho visto tutti tornare nei porti sicuri delle antiche appartenenze, piuttosto che correre il rischio di far nascere un nuovo soggetto aperto, esplicitamente concentrato sui temi della Nazione sarda. Si è tornati a Su connotu e per questo io mi sono fatto da parte. Non voglio rinunciare a sognare.
…e se mettessimo al centro dell’idea che hai ben esposto il benessere socioeconomico e la felicità del Popolo Sardo ?
Credo di non sbagliare se dico che tutti quelli che si sono già espressi alle regionali per Soru sarebbero felici di proseguire il cammino lungo la strada che stai indicando, e che anche altri si unirebbero lungo il percorso se solo qualcuno cominciasse a camminare.
Bìnchere e pèrdere in su regnu animale sunt sinónimu solu de gherra, prepoténtzia, domìniu, ódiu, distrutzione, morte, homo homini lupus, iena, isciacallu, ‘cilviltade’ animale de giungla.
In su regnu cristianu no b’at ne de bìnchere e ne de pèrdere, est istima, arrispetu, coperatzione/agiudu torrau, progressu, civiltade umana, vida de totugantos.
Pro faedhare male de sos Sardos (ma chentza nos istrampare a terra meda meda, ca nois est chi tenimus su “problema” de medire sa mannària nostra a prammos cun chie nos dóminat), ndhe tiaimus prenare prus de unu lìbberu mannu, pro nos sighire a furriare s’istògomo a s’ala mala e ndhe revessare o “bòmbere” fintzas sos ogros.
Depimus pessare, cun totu sa passiéntzia, capatzidades e volontade, a cambiare istrada, no pro bìnchere a neunu, chi est maladia e machine de regnu animale, ma pro èssere zente cun zente chi est vida e menzus vida.
Cosa de totu su mundhu, ma si nois puru ischimus assumancu su mundhu o terra chi nos sustenet.
Fortza paris, Paulu e totu sos àteros de bona volontade!
Intanto vediamo cosa succederà sabato a Saccargia, magari un po’ di spontaneismo potrebbe avviare un processo profondo
“precisione geometrica nell’occupazione del potere” e “parassitismo istituzionale (in troppi campano, direttamente o indirettamente, di politica)”, nel caso della cosiddetta “sinistra”, sono perfettamente sinonimi
Chentu concas chentu berrittas;odii,invidie,gelosie e bramosia di potere personale sono alla base della multiforme colorazione politica sarda ; in tempi di gioventu’ ,qualcuno cantava la magnificenza della Sardegna , ed aggiungeva : peccato che sia popolata dai sardi !!!!! Fin tanto che la politica sarda verra’ gestita da consorterie chiuse l’una contro l’altra armate ,non ci saranno ideologie o interessi comuni da difendere : prevarra’ sempre l’,invidia e l’odio e le faide politiche di atavica memoria distruggeranno qualunque iniziativa costruttiva
Ho sempre pensato che in politica la vittoria di ogg è il preludio della sconfitta di domani e viceversa. Come in amore. Nulla è per sempre!
Quanto masochismo,
credo che i cagliaritani non abbiano sofferto abbastanza,max mojito di nuovo a palazzo bah uhm …baba’,ne rivedremo delle brutte,temo chissà vedremo,mi risulta che non lo crede “mancu sa mama”.
Applausi
Per quel che può valere il mio impegno e se verrà quel momento, mi troverà pronto a sostenerla.
https://rumble.com/v2g1ves-conferenza-federalismo-ed-autodeterminazione-dei-popoli-lottieri-bassani-ca.html
In poche parole, tutti caporali e nessuno truppa. Questo è la Sardegna dei sardi
Il tuo impegno per la Sardegna dei Sardi è una buona notizia.
Speriamo che anche i Sardi lo capiscano, che è ora di smetterla di vedere il nemico nel proprio vicino.
Buon lavoro a tutte e a tutti
Sono spesso in disaccordo con lei, soprattutto per quanto riguarda Alessandra Todde, ma questo post è ispirante e mi troverà al suo fianco nell’intento. Grazie