Oggi L’Unione, unico giornale che dà conto dell’evento di ieri che ha riunito a Tramatza 200 persone circa (196 per l’esattezza) incardina su di me la notizia.
Ne sono grato, ma anche costretto a precisare.
Io non voglio in alcun modo candidarmi più a niente né ricoprire ruoli politici. Il mio ciclo istituzionale è concluso. Non parteciperò più direttamente ad alcuna competizione elettorale. il Partito dei Sardi, come da disposizione del suo unico congresso, sta veleggiando verso la nascita di una nuova e più grande forza politica.
Voglio fare il mio mestiere, sono un filologo e sono un intellettuale e queste saranno le mie uniche attività nei prossimi anni.
La politica mi ha lasciato segni fisici che adesso cominciano a farsi sentire, per cui per la prima volta dopo sessant’anni devo anche badare a me stesso.
Il dolore, profondissimo e irrimediabile, per gli arresti ingiusti (e ancora io non ho capito da dove nasca l’odio personale che ha animato l’azione dei corpi dello Stato) di Antonio Succu e Augusto Cherchi e per la persecuzione di altri amici e compagni, nonché l’indifferenza del mondo politico e dei media sardi per le questioni della giustizia sono stati e sono afflizioni che non ho superato e che mi stanno consumando l’esistenza.
Ho bisogno di rifiatare e l’unico modo che conosco per farlo è studiare e darmi da fare per gli altri, come facevo da ragazzo.
Ciò che ieri è iniziato è stato ben reso dall’intervento di Paolo Mureddu, che io considero, oltre che una carissima persona, una memoria vivente ed esigente (il suo archivio dovrebbe essere conservato in una biblioteca pubblica e digitalizzato) di una lunga tradizione che parte da Antonello Satta e dai circoli di Città e Campagna e giunge fino a noi.
Paolo è in grado di spiegare perché in gioventù si può aver trasportato il Feltrinelli ancora legale per i paesi della Sardegna e essere riusciti sempre a separare la bellezza della militanza politica esigente con il massimo rispetto per la vita umana, per la persona, per la vita. Paolo sa spiegare come si può amare la Nazione sarda senza odiare nessuno, senza dare le pagelline di indipendendentismo, senza vedere più le differenze che le affinità.
Stiamo cercando insieme di costruire una casa, di arredarla, di renderla accogliente, ma senza alcun interesse personale. Lo stiamo facendo per gli altri e per altri.
Io e Paolo abbiamo fatto il patto della rinuncia: niente per noi, e ne siamo felici.
Se ci riusciremo, metteremo su uno strumento di informazione politica e culturale al servizio di chi ha ancora un po’ di sangue non rassegnato nelle vene. Ci servirebbe una persona ricca a finanziarlo. Aiutateci a cercarla e convincerla, servono due soldi, ma servono.
Il futuro è delle Farci, delle Boi, delle Fancello, dei Congiu, di Graziano Milia, Emiliano Deiana e di Franceschino Agus, ma anche dei tanti sindaci e ex sindaci presenti (c’era il sindaco di Calangianus, c’era il sindaco di Cabras, c’era il sindaco di Silanus, c’era il sindaco di Serrenti ecc., c’erano gli ex sindaci di Villagrande e di Bolotana, di Posada ecc). Il futuro è loro e noi lavoriamo per loro e per la loro unità.
Il resto dell’articolo è tutto vero e siamo convinti che il primo seme è nel terreno. Faremo una forza progressista della Nazione Sarda, accogliente per tutti i liberal-democratici, i libertari, gli azionisti e i socialisti della Sardegna.
C’è stata più qualità in tre ore scarse di interventi sabato mattina, che non nei quasi 3 anni di governo della Regione appena trascorsi.
questi eventi, purtroppo ormai rari, sono rimasti quasi le uniche occasioni per poter parlare di politica, per orientare e per far crescere consapevolezze; altrimenti per il dibattito ci rimane solo il bar o gli spuntini
L’evento è stato registrato? Eventualmente è possibile trovare il video da qualche parte?
Il progetto è sicuramente ambizioso e posso solo sperare che vada bene perché siete persone oneste e avete come unico scopo il benessere della Sardegna dei suoi cittadini.
Buon lavoro a tutti voi.
Un momento di confronto / incontro prezioso e atteso! Molto bene 👏👏
Un segno di speranza. Ci voleva. Grazie
Speriamo bene, ce ne sarebbe proprio bisogno.
Un sincero augurio di buon Lavoro.