Egregio professore,
le confesso di scrivere con una certa amarezza, giacché i miei precedenti interventi hanno acceso interesse più per il mio nome che per il loro contenuto. Io, nonostante il cognome, mi sento un uomo buono, per quanto moralmente irsuto e appuntito.
Viviamo tempi duri e il suo progressivo ritiro dalle scene lo conferma: Lei sta rifiutando il mondo, caro professore. Più la cercano, più lei si nasconde; più c’è bisogno di lei, meno lei si propone. E allora provo a suscitarle quel sano sommovimento gonadale che le dia una botta di irritazione, un gesto di ribellione. Sono un suo vecchio sostenitore; ero con lei quando giovani fischiammo Pietrino Soddu al palasport di Cagliari, lo stesso Soddu che oggi L’Unione (ancora?) investe di ruolo profetico e pacificatore. Il leader sardo del più grande errore politico della storia della Sardegna (la chimica), uno dei pochi uomini politici che non ha mai chiesto scusa per i suoi errori, uno degli uomini politici più vendicativi che la storia abbia mai conosciuto, oggi viene artatamente proposto come pacificatore e decantatore di vecchie ruggini… incredibile. Però io so che lei è lucido quando si incazza e dunque provo a farla incazzare.
Questo è il bando per 7 dirigenti del Corpo forestale regionale pubblicato il 17 gennaio scorso.
Lei sa bene, posto che il suo giornale ha dato voce ai pochi che si sono ribellati, che la cifra metodologica della Giunta Solinas è il controllo politico della pubblica amministrazione, lo stretto governo dei concorsi, la scelta oculata dei dirigenti. Non a caso è proprio sui concorsi che la Giunta Solinas ha i suoi guai con sistema giudiziario sardo (che non ha le risorse intellettuali e culturali per capire i bizantinismi di Solinas).
Questo giornale ha già vaticinato chi avrebbe vinto un determinato concorso di Laore; io sono pronto a dire chi vincerà il concorso per dirigenti del Corpo Forestale.
Per scolpire il profilo del vincitore, bisogna compulsare l’articolo del bando sui requisiti richiesti.
Siamo in ambito forestale.
Stiamo selezionando coloro che andranno a guidare la lotta agli incendi.
Nonostante ciò, non si indica alcuna laurea specifica.
In teoria, anche un laureato in medicina, purché dirigente, potrebbe presentarsi al concorso.
Un tempo si selezionavano i laureati in scienze agrarie o forestali, ora no.
Si cercano laureati e dirigenti generici: laureati in leggi, laureati in ingegneria, in architettura di interni, specialisti in gastroentorologia, pediatri, dottori di ricerca in ingegneria genetica, esperti di marketing, di gestione del personale, di protezione civile ecc. ecc.
Si prevede però una prova scritta sostanzialmente di diritto amministrativo, pubblico e penale, con soli due punti di stretta attinenza dei compiti del Corpo Forestale, e con un solo punto sui poteri di polizia giudiziaria, cioè l’esercizio di quei poteri che riguardano l’accertamento della verità e che sono così delicati per la vita delle istituzioni e dei cittadini.
La porta di ingresso al Corpo forestale è stata allargata a dismisura, caro professore. Pensi che nelle materie dello scritto non c’è la prevenzione degli incendi, ma c’è, guarda un po’, la “Previsione e prevenzione dei rischi, pianificazione, gestione e superamento dell’emergenza”, cioè una materi tipica di Protezione civile.
Io faccio una scommessa: tra i vincitori ci sarà un ingegnere, meglio se con esperienze di protezione civile, meglio se vicino politicamente e praticamente alla Giunta, e con gli anni di dirigenza garantiti da decisioni e curriculum discutibili. Scommettiamo, professore?
Egregio Medardo,
la storia si può leggere anche così, con giudizi affrettati e semplificazioni, per fare tornare i conti. Ma le cose stanno diversamente. Ai tempi di Soddu lo scontro non fu tra i moderni e gli antichi, tra i razionalisti e i romantici, ma tra chi pensava che la Sardegna potesse essere una regione di qualità alimentare e ambientale, di ottima istruzione e di turismo, e chi, invece, scommetteva sul facile sviluppo della chimica di base, cioè di quella più impattante e a più alto rischio di essere messa in crisi dai paesi emergenti. Allora non si investì in sapere, ambiente, trasporti (la prima continuità territoriale ha la firma di Floris), eppure già vi era chi indicava questi orizzonti come quelli naturali per la Sardegna. Non solo: la tanto propagandata Rinascita, oggi, guardata storicamente, fallì proprio sul terreno più retoricamente sfruttato, quello della Programmazione. Se c’è stata una pianificazione e programmazione fallita, questa è stata quella regionale. La prima legge urbanistica porta ancora la firma di Floris. È un dato che fa pensare. Le grandi infrastrutture in Sardegna sono state le infrastrutture idriche e elettriche. Sia le une che le altre vennero pensate, progettate e fatte dalla Cassa per il Mezzogiorno; le seconde vennero regalate all’Enel nella più totale indifferenza della prosopopea autonomistica. La Rinascita rinunciò a ogni ragionamento sul tema fiscale e per un lungo periodo si fece scippare le entrate dallo Stato. Perché tutto questo dovrebbe essere dimenticato? A dirla tutta, questo è il terreno della differenza tra Francesco Pigliaru e Soddu, con Francesco vero erede del padre e del suo metodo di lavoro e gli amici del padre tutti schierati a difendere Soddu che ha fatto altro rispetto a ciò che Antonio Pigliaru aveva cominciato a fare con Ichnusa. Francesco Pigliaru e Soddu non si sono mai presi perché l’uno era perfettamente consapevole dell’altro.
Quanto a Soru, il suo conflitto di interessi è consistito nelle sue proprietà immobiliari; a nessuno sarebbe stato permesso di ragionare di coste avendo proprietà lungo le coste. A nessuno. A nessuno sarebbe stato concesso di definire l’edificabilità o meno in prossimità di beni culturali avendo case a 50 metri da tombe puniche. A nessuno. A nessuno sarebbe stato permesso di ragionare di aree palustri dopo aver ricevuto concessioni edilizie a pochi metri dalle sponde di una laguna. A nessuno sarebbe stato permesso di mantenere i propri titoli abitativi mentre li revocava ad altri. A nessun grande imprenditore, che ha inevitabilmente mille rapporti con altri imprenditori, sarebbe stato permesso di definire gli assi di sviluppo strategico delle città. A nessuno. Quanto alla statutaria: io mi contrapposi apertamente, perché era una legge su misura per l’esercizio imperiale della prepotenza naturale di Soru e organizzai il referendum e lo vinsi. Mi fa specie che lei ricordi con orgoglio la legge e non ricordi che Soru, violando la Costituzione (o vogliamo ricordare la battaglia per un’altra violazione che voleva mettere in atto, cioè l’iscrizione nel bilancio della Regione dal futuro, follia non realizzata per la esistenza organizzata di un gruppo di cinque persone, di cui una rischiò il licenziamento e l’altra, cioè io, fu isolata nel Consiglio regionale come un lebbroso?) volle proclamarla comunque finché la legge non decadde per sentenza della Corte costituzionale? Soru è un autocrate, molto intelligente, ma autocrate, se lo segni nel calendario.
Caro Paolo, Soddu non decise da solo. Il processo democratico prevede, per fortuna, stadi diversi (neanche sequenziali) che determinano le cose, ne impediscono altre, ne inertizzano altre ancora. Se le forze politiche di allora scelsero la strada chimica avranno avuto ragioni e torti la cui algebra ha prodotto effetti, misurabili e non. Trovo ingeneroso attribuire una responsabilità collettiva ad una sola persona, per quanto essa sia importante, forte e volitiva come Pietrino Soddu. La visione di Sardegna insita nell’idea “valorizzare più le vocazioni naturali dell’isola” è più romantica che realistica e quindi praticabile. Questo era vero allora, in un contesto internazionale meno aperto, lo è ancora di più oggi in un contesto economico e finanziario globalizzato, in un contesto che vede le nostre risorse naturali scarsissime (scarsissime), di produzione e di scambio commerciale essere una semplice riga di un foglio excel sul tavolo di un amministratore delegato che, con un tratto di penna, decide se tenere aperto o chiuso uno stabilimento. Con le sole nostre forze non ce la si fa e il ruolo dello Stato, a supporto, non esclusivo, è fondamentale perché si vinca il confronto con il resto del mondo. Il supporto non deve essere solo finanziario, anche quello, ma deve riguardare la formazione, le infrastrutture, il contesto materiale e sociale.
Su Soru. Del suo carattere non parlo, votandolo non me lo sposai ma gli chiesi, con la maggioranza che lo affiancò, di governare la Sardegna. Come Soddu non decise da solo, i provvedimenti amministrativi erano sua responsabilità ma i provvedimenti di legge erano e sono responsabilità dell’assemblea legislativa. I provvedimenti di legge, lei lo sa meglio di me, prevedono un iter complesso, di mediazione, di limatura, di aggiunte e tagli e sfido chiunque a esibire una legge approvata dal Consiglio tal quale la proposta della Giunta, di allora e di sempre. Certo, con Soru la mediazione era difficile, il confronto durissimo, ma si discuteva con i sindacati, le associazioni di categoria, con gli amministratori locali, del merito delle cose. Non prevaleva la volontà del singolo ma la volontà collettiva. Ricordo anche qualche clamorosa schizofrenia della maggioranza di allora e cito a paradigma esemplare la legge statutaria. In aula la maggioranza con una mano la votava e con l’altra firmava la richiesta di referendum per negarne l’approvazione. Soru si dimise per la legge urbanistica; anche in quel caso è davvero schizofrenico che una maggioranza approvasse una legge che rendesse possibile quanto quella maggioranza stessa, con il piano paesaggistico, aveva ritenuto non accettabile.
Caro Paolo, sul conflitto di interessi … in che senso, quando, per cosa? Questo è uno dei due brani del disco rotto suonato in quegli anni: “Uomo solo al comando” e “Conflitto di interessi”. Soru era presidente e AD di Tiscali. Si dimise dalle cariche appena eletto o giù di lì, nei cinque anni della sua presidenza Tiscali non partecipò ad alcuna gara regionale, il piano paesaggistico annullò le potenzialità urbanistiche delle sue proprietà terriere, aveva forse interessi nel mondo della sanità che consolidò con il piano sanitario regionale? Mah!!! Quindi mi chiedo e Le chiedo: in che cosa si esplicita il conflitto di interessi? In che cosa avrebbe potuto esplicitarsi potenzialmente il conflitto di interessi? Se la regione si fosse dotata di una legge statutaria, quella legge statutaria, oggi avrebbe avuto una norma che la regolava o che almeno ci provava. Ma questa è storia.
Se il concorso pubblico si farà (prove preselettive, prove scritte ed orali) sarà molto difficile che chi non è preparato riesca ad andare avanti, anche se “unto” da vicinanze e amicizie. Oramai certe cose si possono fare solo con “selezioni” pubbliche (tipo laore), dove passano tutti.
Grazie a Franco per la lunga e bellissima citazione. Non si potrebbe dire meglio ciò che in tanti proviamo.
Lasciate stare i politici del passato, guardate le macerie di oggi, chiamate vostre le responsabilità.
Medardo, mi permetto di dissentire. Ai tempi della chimica (ed esistono libri serissimi in tal senso, ben diversi da quelli autocelebrativi del circuito dei fiancheggiatori di Soddu), si confrontarono diverse idee di Sardegna, tra cui anche quella che puntava a valorizzare più le vocazioni naturali dell’isola, ingegnerizzandole e portandole a essere competitive nel mondo. Quella della chimica fu una scorciatoia politicamente vincente ed economicamente perdente, pagata duramente in termini ambientali e sostenuta solo ed esclusivamente dal finanziamento pubblico. Durò poco e questo la dice lunga sulla sua ragionevolezza. In compenso, l’eredità fu pesantissima. Quanto a Soru con un’idea di Sardegna, come dissentire? Il problema non era la sua idea (che era poi un centone di idee altrui, ma un centone fatto bene), ma i suoi metodi, la sua insofferenza alla dialettica democratica, la sua predilezione per le persone più arrendevoli e la sua ostilità alle persone libere e tenaci. Ma più di tutti, il grande problema di Soru, verso cui tutti fummo ciechi, fu il suo gigantesco conflitto di interessi che sdoganò moralmente dalla coscienza civile sarda l’ostilità all’interesse personale come faro dell’interesse pubblico. La crisi morale della Sardegna è cominciata con i compromessi fatti per accondiscendere al suo autoritarismo e per far finta di ignorare il suo conflitto di interessi.
Ciò che avviene, non avviene tanto perché alcuni vogliono che avvenga, quanto perché la massa degli uomini abdica alla sua volontà, lascia fare, lascia promulgare le leggi che poi solo la rivolta farà abrogare, lascia salire al potere gli uomini che poi solo un ammutinamento potrà rovesciare.
Tra l’assenteismo e l’indifferenza poche mani, non sorvegliate da alcun controllo, tessono la tela della vita collettiva, e la massa ignora, perché non se ne preoccupa; e allora sembra sia la fatalità a travolgere tutto e tutti, sembra che la storia non sia altro che un enorme fenomeno naturale, un terremoto del quale rimangono vittime tutti, chi ha voluto e chi non ha voluto, chi sapeva e chi non sapeva, chi era stato attivo e chi indifferente. Alcuni piagnucolano pietosamente, altri bestemmiano oscenamente, ma nessuno o pochi si domandano: se avessi fatto anch’io il mio dovere, se avessi cercato di far valere la mia volontà, sarebbe successo ciò che è successo?
Odio gli indifferenti anche per questo: perché mi dà fastidio il loro piagnisteo da eterni innocenti. Chiedo conto a ognuno di loro del come ha svolto il compito che la vita gli ha posto e gli pone quotidianamente, di ciò che ha fatto e specialmente di ciò che non ha fatto. E sento di poter essere inesorabile, di non dover sprecare la mia pietà, di non dover spartire con loro le mie lacrime.
Antonio Gramsci, 11 febbraio 1917.
Mi associo ai dubbi di Piè sul nesso tra i concorsi e Soddu ma la vera domanda che mi viene è: quali sarebbero le colpe di Soddu e di cui dovrebbe scusarsi? Per il “…più grande errore politico della storia della Sardegna…” ???
Dovrebbe scusarsi di avere dato seguito alle teorie economiche al tempo più accreditate a partire da quelle di Alfred Marshall sui distretti industriali, sulla capacità di questi di formare l’ambiente sociale, le relazioni tra gli uomini, l’attitudine al lavoro in un’area specifica del Paese?
Soddu non è riuscito? Almeno ha provato e tra tutti i presidenti di regione che si sono succeduti, resta l’unico (con Renato Soru) che aveva una idea di Sardegna, una visione politica. Sbagliare è nelle cose di chi pensa e fa. Chi si gira i pollici non sbaglia ed di esempi di fancazzisti istituzionali sono pieni gli annali di consiglio regionale e parlamento, basta scorrerli.
Piè, io ricevo e, se ci sono fatti, non ci sono offese e/o diffamazioni, pubblico anche quando i testi sono critici. Soddu ha tutti i giornali a sua disposizione, se chi dissente da lui è subito tacciato di agguato, mi pare grave. Quanto a me, sai bene che ho dissentito da lui e pubblicamente e in faccia e senza provare mai il benché minimo tremito di paura.
Che c…o c’entra il presidente Pietrino Soddu con i concorsi truccati ? Se si ha il coraggio, i sassolini, ma quanto scritto mi sembrano montagne, se li tolga davanti all’onorevole. Soddu, che nonostante i 94 anni, avrebbe di che rispondere. A me questo modo di raccontare la politica industriale di 60 anni fa, mi ricorda le fucilate dietro il muretto.
Letto per caso Mala Università di Sciré? Consiglio. Si parla dei predestinati. Come fare sì che una persona abbia tutti i titoli … Si parla di intimidazioni, di informazioni nascoste, di richieste di ritirare la domanda per avvantaggiare un altro, di silenzi. Letto quel libro, non ci si stupisce più di niente.