Ieri sera è salpata da Cagliari, dove era ormeggiata da qualche giorno, la Nexans Aurora, la nave che poserà sul fondo del Mar Tirreno il cavo che renderà realtà il Tyrrhenian link (nella foto, la nave nel porto di Cagliari).
Mentre, dunque, si facevano le prime verifiche per la realizzazione dell’autostrada di uscita dell’energia prodotta in Sardegna, la Sardegna politica era impegnata ancora sull’onda lunga della propaganda della campagna elettorale.
Sempre ieri, L’Unione Sarda ha pubblicato on line un’inchiesta sulle richieste di campi fotovoltaici e eolici in Sardegna. Siamo al valore di 57,67 Gw. Un’enormità. Come parametro di congruità, l’Unione fa notare che la Sardegna raggiungerebbe i valori di equilibrio energetico con 7,67 Gigawatt. Non so se il dato sia giusto, anche perché tutto sta a calcolare bene il fabbisogno in ragione anche dell’annunciata chiusura delle centrale termoelettriche di Porto Torres, Portoscuso e Sarroch, ma ciò che è rilevante, da un punto di vista, diciamo così, liberal-socialista, è l’acquisita certezza che la politica italiana ha trasformato la Sardegna in una miniera di energia rinnovabile e che il Tyrrhenian link sta a questa produzione come il passo del Brennero sta a l’import-export delle merci italiane da e verso l’Europa. Il cavo nasce proprio per usare le rinnovabili sarde (compreso e soprattutto avuto riguardo all’idroelettrico) per stabilizzare il termolettrico siculo e, di conseguenza, italico. Non lo dico io, lo dice Terna ( o, almeno, lo dice a chi sa leggere la sua pubblicità). È l’Italia che ha indicato la Sardegna come una miniera dove andare a prendere vento e sole e sta costruendo l’infrastruttura per esportare il prodotto.
Terna sa perfettamente di essere protetta dal Governo e di avere a che fare con una Giunta amica. Essa è interlocutrice da decenni delle società di manutenzione del capo della Confindustria sarda, sostenitore, anche come editore, della nuova maggioranza, e conosce perfettamente la nuova presidente, fin da quando ella era sottosegretaria di Stato al Mise, occupandosi proprio di energia.
Le questioni politiche, però, non si risolvono solo con logiche lobbistiche. O meglio: lo si può fare se si riesce ad anestetizzare l’opinione pubblica e anche la coscienza dei sindaci e dei consiglieri regionali. La seconda cosa è realizzata, la prima incerta e sempre effimera.
In fin dei conti il problema politico è il seguente: la caccia al vento e al sole in Sardegna ha un durissimo impatto ambientale ed è garantita proprio dal Tyrrhenian link. La Regione può reagire, ma il quadro normativo non è per niente favorevole all’annunciata moratoria (a proposito, sarà un caso, ma la prima riunione di Giunta non è stata dedicata a questo tema, come era prevedibile. La retorica del “tutto e subito” comincia a schiantarsi con la dura realtà). Ma questo in fin dei conti è nulla: se ci si mettesse seriamente a lavorare, coinvolgendo non i consulenti e partibus infidelium (e anche su questo, le motivazioni della scelta del Segretario Generale Lo Russo perché era “quello che impugnava le leggi della Sardegna” non lascia ben sperare) ma quelli con pari competenze e convinzioni opposte, si potrebbe trovare una soluzione.
Il problema vero è il seguente ed è di politica, e di politica socialista soprattutto: il rapporto tra la ricchezza (sia in termini di ricavi che di profitti) prodotta e esportata (assumendo la Sardegna come se fosse uno Stato) dagli impianti sardi e quella invece lasciata all’interno del sistema Sardegna è svantaggiosissimo per i Sardi.
Se ai tempi delle miniere del Sulcis, rimanevano almeno i redditi dei minatori, nel caso odierno anche i posti di lavoro generati sono ridicoli nel rapporto con la ricchezza prodotta.
Oggi, parlare di energia in Sardegna significa avere un’idea del rapporto tra politica e neocapitalismo nel mercato globale. Bisogna avere un’idea di Stato per stare dinanzi alle sfide poste dai nuovi potenti. Non dico che si debba condividere la mia idea di indipendentismo federalista, ma occorre disporre almeno di un’idea, di un perimetro ideologico non rigido, ma profondo. Sono pessimista sulle vigenza di idee e sulle intelligenze di governo capaci di svilupparle.
Vedo all’orizzonte, invece, il peggio del populismo. Faccio una scommessa con i miei lettori: a breve la Giunta farà il solito blitz populista di inizio legislatura.
Andrà o in un ospedale, o in una scuola, o in un porto, o in una palazzina popolare, o in una periferia, a dire e fare cosa?
A dire al popolo che il Governo della Regione è dalla parte del popolo e contro chi? Contro sconosciuti nemici che chiameranno ‘Loro’, pronome dove ognuno può mettere ciò che vuole, dal vicino di casa al nemico giurato, dal responsabile dell’ufficio al consigliere regionale di riferimento; ‘Loro’ è tutto e il contrario di tutto e, soprattutto, distrae dal ‘Noi’, ‘Noi’ che sono ‘Loro’, ma che hanno paura di essere riconosciuti come passati dall’altra parte della barricata e di essere identificati come tali e per di più non proprio efficienti. I pronomi sono lo specchio del mondo. Noi li studiamo e non ci facciamo turlupinare. Noi abbiamo visto ‘Loro’ di Sorrentino e sappiamo che per non diventare come ‘Loro’ occorre diffidare del potere, non esserne ammaliati, conquistati e poi vinti come tanti estremisti che ho visto coi miei occhi arrendersi alle comodità del perlage!
Se con i nuovi impianti solari e eolici vogliono produrre in Sardegna 57,67 Gw e la Sardegna consuma solo 7,67 Gw rimangono 50 Gw da esportare se con il cavo tyrrhenian possono esportare 1000Mw cioè 1Gw degli altri 49 Gw
di sovrapproduzione cosa ne fanno , la possono solo utilizzare per produrre idrogeno e quindi avranno bisogno di costruire degli stabilimenti per la produzione , e ci sarà più lavoro per i sardi.
Anche i costi per energia elettrica per le imprese e famiglie sarde saranno molto più bassi perché per fare un kg di idrogeno consumano 55 kW di energia elettrica più gli altri costi di produzione , il prezzo è sui 10 € al kg.
Domanda:possibile che la regione Sardegna non sapesse delle pale eoliche e delle ricerche delle terre rare e stanno facendo qualcosa x i rifiuti tossici x non diventare la pattumiera Italia..
Scusate ma è possibile che ancora ci trattano come colonia?? Roma con il benestare dei politici si arroga il diritto di gestire la ns isola deturbandola.Ns politici sardi dx o sx o di centro si dovrebbe coalizzare x impedire lo scempio dell’isola e non pensare a salvare le poltrone.
@ Salvatore Pusceddu Abbattuto? Perché? Rileggiti, io non fumo, ma mi pare che tu lo faccia. Se dico cose giuste e mi accusi di vaneggiare, hai tu un problema serio.
È solo l’inizio. Pare che riaprano anche le miniere per l’estrazione delle terre rare. Poi c’è la mappa per il deposito dei rifiuti tossici, tanti ne stanno già arrivando. Non si tratta più di servitù ma di un vero e proprio gabinetto: quel luogo in cui si scarica e ci si lava (al mare) , il luogo della cultura seduti al cesso e quello della messa in piega. Il luogo in cui si installa lo scaldacqua e si lavano i panni sporchi .Gabinetto, ecco cosa vogliono farne della Sardegna. Il gabinetto d’Italia. Il posto ideale, lontano dalle altre stanze, con un bel disimpegno che ci separa che è il mare.
Ecco magari se iniziamo questa narrazione qualche sardo potrebbe schifarsi e opporsi un poco di più invece che restare impassibile nel fondo del water.
Un discorso di un politico abbattuto forse anche giusto ma io mi chiedo che cosa ti sei fumato
Intanto si attende la moratoria. Non dico l’approvazione della legge regionale ma almeno la sua presentazione in Giunta. Non sta aiutando il quarto segretario generale consecutivo giurista leguleio che, coadiuvato dall’avvocatura leguleia regionale, avrà pronunciato la frase più utilizzata in Regione negli ultimi 15 anni: “Non si può fare”. Non si può fare se a decidere sono i giuristi legulei, Ci vorrebbe un pò di politica, un pò di visione e magari un pò di strategia. Ma questo non si può chiedere ai signor (o alle signore) “Non si può fare”
@Francesco Mossa Dici bene, esportiamo energia da sole e vento che in Sardegna produrremo oltre al nostro futuro fabbisogno, 1)senza espropriare terreni ai legittimi proprietari o creare servitù per i cavidotti con la scusa della pubblica utilità,
2) senza deturpare irrimediabilmente il paesaggio,
3) facendo versare alle società che propongono i progetti una cauzione che preveda il ripristino totale dei luoghi dopo 20 – 25 anni di attività (rimozione basamenti in cemento armato e cavidotti interrati, smaltimento pannelli fotovoltaici,etc) rivalutando anticipatamente ogni 2 o 3 anni i costi della futura bonifica .
Questo la Regione potrebbe imporre, e sicuramente diminuirebbe il numero di furbetti a caccia di business…..in palas anzenas….
@francesco mossa
Con quali costi? Con quale condizioni di vivibilità per noi che in Sardegna viviamo?
Dando in affitto i nostri terreni cosa perdiamo?
È questo che dobbiamo considerare.
Non siamo sole e vento… Come non siamo solo spiagge.
…ottima analisi..credo che su questa tematica si capirà se c’è una Sardegna che tiene alla propria tutela ed alla salvaguardia del proprio futuro! La politica e la giunta regionale faranno quello che la Sardegna – con le sue organizzazioni variamente configurate – chiederà di fare.
Se la Sardegna ed i sardi lo vogliono, non c’è Decreto Draghi che tenga!
Si può iniziare dalla istituzione di un coordinamento permanente di tutti i soggetti che, al riguardo, hanno espresso e manifestato contrarietà a tutto ciò che sta avvenendo sul tema energia così da poter individuare in modo razionale ed articolato tutte le azioni che – su diversi piani – possono essere portate avanti.
La stessa logica che sorregge la nascita e la diffusione delle comunita energetiche può sorreggere la contestazione di fondo alle scelte scellerate che vogliono far diventare la Sardegna un vero e proprio generatore di corrente elettrica..ragionare e discutere di questo significa anche ragionare e discutere di Unione Europea e del nostro ruolo in tale contesto.
Qualche giorno fa, in TV è andato in onda un interessante servizio sugli enormi investimenti in parchi eolici offshore in atto in Danimarca. Ho trovato interessantissima la visione sistemica dei danesi, orientata a produrre un surplus da impiegare per la produzione di idrogeno verde, che a sua volta sarà impiegato per produrre acciao verde, andando a sostituire carbone e olio combustibile.
Ho pensato in parallelo a quanto si vuole fare in Sardegna, ed è sconfortante osservare che una gran parte della potenza energetica sarà convogliata in un cavo, e nient’altro. Mentre noi pensiamo e partoriamo topolini, altrove pensano e realizzano in grande per salvaguardare le loro industrie, renderle sostenibili e indipendenti da risorse energetiche fossili, così da renderle anche indipendenti da altri paesi. Insomma, pensano semplicemente ai loro interessi.
Mentre noi…..meglio star zitti, mi potrebbe scappare una parolaccia.
Parafrasando un vecchio “proverbio” è troppo comodo essere autosufficienti per le rinnovabili con il petrolio degli altri…. per quale motivo va bene importare petrolio da altri paesi e non va bene esportare energia eolica? Stesso discorso per le altre materie prime, ciascuno esporti quanto ha in esubero.. noi abbiamo sole e vento ed esportiamo sole e vento.
Il Tyrrhenian link è un cavo bidirezionale, può quindi esportare la energia prodotta in eccesso in Sardegna da fonti rinnovabili, ma si pone poca attenzione sul fatto che l’energia può essere fatta transitare in direzione opposta.
In casi, non molto rari, di assenza di sole e vento, qualora si decidesse di chiudere le vecchissime e dannosissime centrali a carbone, la Sardegna potrebbe ricevere contributi energetici dalle centrali a gas della Sicilia, collegata con i gasdotti provenienti dal Nord Africa e su cui il Governo sta investendo tanto con il nuovo piano Mattei.
Si potrebbe parlare di una Sardegna verde e libera dal carbone e dalla CO2, ma politicamente ci si dovrebbe già porre il problema delle ricadute sul fronte occupazionale.
Nel Medio Campidano stiamo aspettando da un anno la moratoria. La nuova giunta avrebbe dovuto già approvarla come promesso in campagna elettorale da tutti gli schieramenti. Chi ha vinto agisca.
Questa è una battaglia che deve essere combattuta dalla “fine”: il fine vita di questi apparecchi tecnologici. E lo si deve fare sulla base giuridica contrattuale che l’Amministrazione di ogni territorio deve esigere a tutela del proprio territorio.
Chi paga, come e quando per lo smaltimento di ogni materiale, ivi compresi i basamenti in cemento, devono essere clausole contrattuali per lo sfruttamento del territorio.
Senza, sono solo chiacchere e stanno a zero.
Da ignorante in materia, non ho ancora capito i vantaggi e le opportunità per il popolo Sardo. Visto che ci hanno preso in giro con la Saras, poi ci hanno provato con la spazzatura, adesso cosa pensano di regalarci la corrente elettrica o ci pagheranno il disturbo con scontistiche sulle bollette?? Parole, parole parole, e soprattutto affari (tanti) per pochi e furbi, come sempre…. Per carità!
Domanda:ma non avevano detto che ogni regione doveva produrre energia x il suo fabisogno??poi se siamo costretti ad ospitare questi obbrobri di pale, almeno imponiamo che la sardegna non paghi la corrente elettrica xche godere solo loro???non facciamo come la saras,inquinamento a gogò e noi sardi che produciamo il 70%circa paghiamo la benzina come gli altri..Allora dico ai politici sardi fatevi furbi è fatevi sentire incazzati..grazie
@ Piero Marras Piero, la so a memoria e me la ripeto in questi giorni!
Todde come anestetico? Questo articolo descrive la situazione attuale, ma sappiamo che, volendo, si potrebbe forzare lo stato dell’ arte, ma qui si và in quel perimetro di competenza politica che l’attuale gruppo dominante grillino non possiede, taccio su chi si è accaparrato assessorati pesanti che, maliziosa io, serviranno ad altro, non certo a ostacolare questa ennesima speculazione coloniale, come si combatte questa temperie nonostante l’esclusione dal parlamento sardo? Non è una domanda retorica, mi aspetto che ci siano altre voci, oltre questa, che diano dignità a chi si è sottrattə al bipolarismo coloniale
Curre a tancare sa janna derettu!
Curre a tancare !
Gai custu sole non fachet a tempus
A sic’ andare
(da Bentu ‘e machighine)album ABBARDENTE 1985
Grazie
….scusi Prof … ma i previsti quasi 58 Gw che si andrebbero a produrre non passerebbero atraverso il TyLink neanche a spinta. Il TyLi k ha una potenza di 1 Gw in c.c. Ora, posto che ci stanno prendendo in giro (…poi ci diranno che grazie al Governo Todde , amico del Governo Meloni , i previsti impianti si ridurranno del 50% …) lo sanno i sardi ma anche italiani che gli ” incentivi sulle rinnovabili ” si spalmeranno nelle bollette di tutti alla voce Oneri di Sistema ….e che Terma oggi perde quasi il 17% di tutta l’energia trasferita sulle reti ( in Germania sono al fisiologivo 3% – ndR ) ….ovvero si spreca quasi un quinto dell’energia prodotta?
La contropartita è rappresentata da poche buste paga di basso valore esattamente come è capitato a Bisaccia totale scempio ambientale in zona di pregio. E noi muti
@ Enrico Assolutamente sì, ma non sarò io a suggerirglieli.
Domanda. La Giunta e il Consiglio hanno reali strumenti giuridici per opporsi o comunque poter concretamente gestire tutto questo o gli strumenti sono “solo” politici?