Ci sono i poteri visibili e espliciti e ci sono sono quelli altrettanto attivi ma invisibili.
Diciamo che non siamo stati propriamente seguiti dagli organi di informazione in questi giorni e tantomeno lo saremo oggi, ultimo giorno.
È successo in tutte le rivoluzioni: finché non vincono, non esistono per il potere esistente. Però, noi, una rivoluzione legale, profonda, molto partecipata, la stiamo facendo davvero.
La stiamo facendo lavorando molto sul futuro e dando la massima disponibilità all’unità nel presente. Mettiamo a disposizione la nostra forza, che è notevole, a chiunque voglia concorrere, con la propria identità, con le proprie differenze, a mettere un punto fermo: il futuro della Sardegna non sarà più egemonizzata da visioni penalizzanti e da egemonie dei partiti italiani. La nostra forza è a disposizione di chi partendo dalla coscienza della Nazione vuole proporre e realizzare un progetto di governo contemporaneamente realistico e rivoluzionario per la Sardegna. Mi pare stiano maturando i segnali di maturità per la nascita di un grande Partito Nazionale della Sardegna, che vogliamo contribuire a costruire e a non egemonizzare.
Per fortuna c’è whatsapp. Per fortuna c’è il passaparola. E dunque ieri, anche se i media non lo registrano, c’è stato un movimento eccezionale di gente e di gruppi che hanno votato per la Nazione Sarda a e partecipato all’unico percorso elettivo aperto e universale (cioè nonr iservato agli iscritti di questo o di quel partito) messo in campo in queste elezioni regionali per individuare i candidati.
Oggi L’Unione pubblica, nella pagina delle lettere, un articolo di Aldo Berlinguer sulle Primarias. È un segnale del fatto che il mondo accademico sta cominciando a comprendere che cosa è realmente accaduto in questi giorni e che cosa può accadere nei prossimi.
Noi dobbiamo continuare a fare ciò che abbiamo fatto in questi giorni: tenere duro, tenere il punto, lavorare e aumentare il numero dei votanti.
Più diciamo che la Sardegna è una Nazione e che la vogliamo democratica, cioè con i ruoli elettivi scelti dal popolo e non egemonizzati dai partiti, più ciò che diciamo si realizza.
E dunque: a innantis!