Il terzo episodio della prima serie Tutto è possibile in Regione ha sempre come spunto il Disegno di legge in discussione in Commissione Bilancio intitolato “Quarta variazione al bilancio 2019-2021 e disposizioni varie”.
Poteva mancare l’urbanistica in questo ircocervo di fine anno? Ovviamente no, ma si tratta dell’urbanistica da spiaggia, quella ritenuta erroneamente poco importante, sebbene sia capace di cambiare l’aspetto dei luoghi.
Al comma 9 dell’art.8 si modifica la legge 45 del 1989, che è stata a più riprese modificata nel corso degli anni.
Nella fattispecie si modifica l’art. 22 bis.
Questo il testo vigente e questa la modifica.
Sembrano uguali, ma non lo sono perché il testo vigente non annovera tra i servizi della balneazione gli stabilimenti balneari, il nuovo testo sì. Quindi, gli stabilimenti balneari potranno realizzare parcheggi temporanei e temporanei (?) servizi di preparazione dei pasti e di ristorazione di «facile rimozione».
Mentre prima questi servizi erano connessi all’uso del mare, con la nuova norma possono esserlo anche al «godimento» (Gaudeamus!) del mare.
Nasce la categoria dei servizi al godimento che è molto promettente per tutti noi.
Aperta la strada al “godimento” si passa alla modifica della temporaneità delle strutture (chioschi, parcheggi, cucine volanti ecc.).
Si modifica il comma 5, sempre dell’art. 22. Questo il testo vigente, questa la modifica.
Quale è la novità? Semplice, il proprietario delle strutture teoricamente amovibili connesse alla struttura principale, che volesse tenerle in piedi senza limiti temporali, può farlo (passerebbe quindi dall’essere il proprietario di strutture di facile rimozione teorica a essere proprietario di strutture praticamente permanenti), deve solo dichiarare di voler esercitare effettivamente l’attività oltre i limiti temporali di 240 giorni all’anno.
È una norma che non fa una grinza: se si deve “godere” il mare, meglio goderlo per sempre, mica a rate. Di quanto si deve superare il limite dei 240 giorni? Anche di un giorno solo, perché si può godere anche quando si è chiusi, anzi, si gode meglio.
Passiamo adesso al comma 9, sempre dell’art. 22. Questo il testo vigente e questa la modifica.
Qual è la novità? È un inciso, molto rivelatore circa le dimensioni delle strutture provvisorie che si intendono realizzare.
Esso afferma che la localizzazione delle strutture avviene in base al PUL (come avveniva prima) o in sua assenza in base agli strumenti urbanistici comunali (come prima), ma «senza comunque tener conto dei parametri volumetrici».
Eccoci qui, per goder bisogna godere in grande, fare chioschi, cucine e parcheggi senza limiti volumetrici.
Più grosso è il chiosco, più grande il godimento.
Mangiatevi le spiagge per mangiarvi e bervi il mondo; suvvia, godete, consumate, parcheggiate automobili e cervelli, tanto è tutto vostro e del doman non vi è certezza.
Cosa po iscorporaos e abbramios o disisperaos chi po su trebballu – a su postu de unu muntone de cosas necessàrias a sa normalidade de su èssere e istare – depet imbentare dónnia ispediente a calesiògiat costu: fàere su “temporaneo” a “definitivo”, sa note niedha a “bianca” (e sa ‘bianca’ a niedha), su “stagionale” a tot’annu: totu s’istade, totu s’atóngiu, totu su beranu, totu s’ierru.
Su ‘gosu’… (is ‘gosos’ po cale ‘santu’?) poite depet èssere cosa solu de unu tempus?
E deasi però fintzes totu is cunseguéntzias chi funt e faent dannu cricandho de fàere su ‘miràculu’ de trebballare cun d-una populatzione chi in Sardigna est apenas de 68 abbitantes a chilómitru cuadru, agiummai unu desertu in custa ‘economia’ de “tutto e di più” ossessionada po fàere su “paradisu terrestre” e su dinari a muntones che a s’àliga chi est faendho totu su Pianeta a muntonàrgiu, disastros e gherras de dónnia genia.
E si est su desertu Sardigna (comente est sa parte prus manna de is bidhas) giai seus andhandho a cussa bandha a passos longos, de unu “Piano di rinascita” a s’àteru che unu “piano di desertificazione” sèmpere in e po manos angenas ibertandho sa “solidarietà” de sos ladros de Pisa candho su muente est mortu de s’arrisu.
S’arrisu? Labae, depet èssere custu su ‘gosu’. Certu, méngius a mòrrere ‘prexaos’, fintzes si s’iat a pòdere e dèpere campare prus pagu ferenaos, si no própriu sèmpere arriendho ‘felici’ comente seus… morindho.
Un’àteru sardu iat a nàrrere: Ma inoghe ite semus, sos àinos de su risu?