Sembra un innocente Disegno di legge della Giunta Solinas, invece è una sanatoria che non sana. È in discussione in Commissione Bilancio.
Si intitola “Quarta variazione al bilancio 2019-2021 e disposizioni varie” ma il suo succo è tutto nelle «Varie».
Il comma 3 dell’articolo 5 è uno spettacolo di creatività, di suggestione e di evocazione. Modifica la legge 31 del 1998.
Riguarda, ohibò, i Direttori generali della Regione Sardegna, cioè esattamente l’argomento sul quale si è acceso (un po’ grazie anche a questo sito) un duro confronto tra maggioranza e opposizione, per la nomina di almeno due Direttori generali della Giunta Solinas che non solo i partiti di opposizione, ma anche più di un sindacato, ritengono privi dei requisiti necessari per svolgere la funzione.
Insomma, la sequenza temporale degli eventi, sembra suggerire questa sequenza logica: 1) nomina da parte della Giunta Solinas di dirigenti con requisiti incerti; 2) polemica politica; 3) norma di modifica della legge non soddisfatta dai dirigenti nominati.
Cosa dice la norma vigente?
Ecco qui: art.29, comma 1: “«1. Le funzioni di direttore generale possono essere conferite anche a persone estranee all’Amministrazione e agli enti, in possesso del diploma di laurea, che abbiano capacità adeguate alle funzioni da svolgere ed abbiano svolto per almeno un quinquennio funzioni dirigenziali in organismi ed enti pubblici o privati o aziende pubbliche o private. Tali funzioni possono essere conferite per non più di un quinquennio, rinnovabile per una sola volta, nel limite del 20 per cento del totale delle direzioni generali».
E dunque, oggi per fare il Direttore generale nella Regione Sardegna occorrono 3 requisiti: 1) la laurea; 2) esperienza dirigenziale quinquennale; 3) le capacità.
La nuova norma è, rispetto alla semplicità di quella vigente, un romanzo, un ritorno di fiamma delle grida manzoniane, un ricciolo barocco del Diritto.
Questo il testo:
«L’articolo 29, comma 1, della legge regionale n. 31 del 1998 si interpreta nel senso che le funzioni di direttore generale possono essere conferite, a persone di particolare e comprovata qualificazione professionale, esterne ai ruoli dell’Amministrazione, che abbiano svolto attività in organismi ed enti pubblici o privati ovvero aziende pubbliche o private con esperienza acquisita per almeno un quinquennio in funzioni dirigenziali, o che abbiano conseguito una particolare specializzazione professionale,
culturale e scientifica desumibile dalla formazione universitaria e postuniversitaria, da pubblicazioni scientifiche e da concrete esperienze di lavoro maturate per almeno un quinquennio, anche presso amministrazioni statali, in posizioni funzionali previste per l’accesso alla dirigenza, o che provengano dai settori della ricerca, della docenza universitaria, delle magistrature e dei ruoli degli avvocati e procuratori dello Stato».
La formazione universitaria richiesta dal presente comma non può essere inferiore al possesso della laurea specialistica o magistrale ovvero del
diploma di laurea conseguito secondo l’ordinamento didattico previgente al regolamento di cui al decreto del Ministro dell’università e della ricerca
scientifica e tecnologica 3 novembre 1999, n. 509″.
E dunque facciamo un confronto.
Oggi per fare il direttore generale devi essere laureato e: 1) o essere un dirigente dell’amministrazione regionale (lo si diventa per concorso); 2) o essere un dirigente dello Stato o del settore privato; 3) o aver svolto funzioni dirigenziali per un quinquennio, nel settore o pubblico o privato.
Con la nuova norma che la maggioranza vorrebbe approvare:
1) non devi essere laureato se hai svolto funzioni dirigenziali per almeno un quinquennio in aziende o “organismi” pubblici o privati o in articolazioni dell’amministrazione pubblica o privata e sei dotato di comprovata e specifica qualificazione professionale; 2) oppure sei dotato di una particolare specializzazione professionale, culturale e scientifica desumibile dalla formazione universitaria e postuniversitaria, da pubblicazioni scientifiche e da concrete esperienze di lavoro maturate per almeno un quinquennio, anche presso amministrazioni statali, in posizioni funzionali previste per l’accesso alla dirigenza; 3) oppure sei un ricercatore affermato, o un docente universitario o un magistrato o un avvocato (eccolo!).
Quindi per la Giunta, un docente universitario è in grado di fare il Direttore generale?
Se per loro sì, per me assolutamente no. Un docente universitario si forma per fare ricerca e insegnare, ma non c’è niente nella sua carriera che dica che è capace di gestire le persone, di gestire le risorse finanziarie, di predisporre gli atti, di rispettare l’ordinamento declinandovi l’indirizzo politico.
Quindi per la Giunta un avvocato sa fare il Direttore generale? E perché dovrebbe saperlo fare? Quali atti ha compilato? Quale personale ha gestito? Quali procedimenti amministrativi ha seguito? Quali rapporti con l’amministrazione statale ha gestito? Ci sono Direttori generali che si confrontano con la Presidenza del Consiglio dei Ministri o con la Conferenza delle Regioni o con l’Unione Europea. Si pensa che sia semplice? Dove imparano queste cose gli avvocati? Quali poste di bilancio ha mai amministrato un avvocato? Ci sono Direttori generali che amministrano centinaia di milioni di euro. Si pensa che basti essere un avvocato per saperlo fare? Se lo si pensa, si pensa molto male.
Ma il problema è: perché tutta questa costruzione barocca per dire che gli avvocati, perché sono iscritti a un albo, possono fare i Direttori generali? La risposta è semplice: ci deve essere un avvocato da salvare, dopo averlo portato in prima linea, come il soldato Ryan.
Resta una domanda: se essere iscritti a un albo consente di essere direttori generali, perché non consentirlo anche a medici, infermieri, giornalisti, ingegneri, geometri, periti edili e quant’altro?
Resto dell’idea che è tipico della Sinistra usare la Magistratura per colpire gli avversari; è tipico della Destra piegare il Diritto ai propri interessi. È proprio del popolo prenderla sulla schiena.
Semplice : qualche amico da accontentare. Non ne usciamo