È ben noto a tutti che, se Soru dovesse diventare nuovamente presidente della Regione, io e la mia famiglia, ragionevolmente, dovremmo espatriare.
Non possono esserci dubbi, sul fatto che non vi è alcun rapporto tra noi e che dunque non “parlo per un amico”, ma parlo per puro gusto di esercizio razionale.
Oggi La Nuova Sardegna, giornale tradizionalmente fiancheggiatore dell’ex governatore, pubblica un velenosissimo editoriale contro di lui (nel quale si giunge a evocare il processo in corso a carico di Soru per il fallimento dell’Unità come analogo al processo in corso contro Solinas), firmato dal direttore responsabile.
A me il veleno, anche quello usato contro avversari giurati e eterni, irrita.
Il perno del ragionamento della Nuova è il seguente: posto che l’accordo Pd-Cinquestelle è inossidabile, perché Soru insiste? Perché si è permesso di andare a Roma a perorare le primarie? Non si accorge che il suo agire è velleitario, posto che qualora anche venisse ritirata la candidatura Cinquestelle, comunque non passerebbe la sua? E dunque, quale strada rimarrebbe a Soru? Quella di correre da solo, sostiene il direttore. Conclusione: la candidatura di Soru è l’espressione di un egoismo, di una politica che vive “all’insegna della personalizzazione”.
Che Soru abbia un’altissima considerazione di sé è fuor di dubbio, ma rispetto ad altri altrettanto narcisisti (e spesso molto più di lui), lo è esplicitamente e in ragione di qualche cosa fatta. Meglio i narcisisti con una storia che gli ingiustificati palloni gonfiati di cui certa sinistra abbonda, perché i primi hanno una tendenza a misurarsi sulle cose, i secondi sulle persone, cioè, sto dicendo, che sono più incapaci, subdoli, invidiosi e cattivi.
Facciamo un po’ di storia.
Soru, durante il congresso Pd, era tragicamente isolato e abbastanza indifferente allo svolgersi delle cose.
La corrente che fa capo all’attuale segretario Comandini, preparando la scalata alla segreteria, decise di creare la grande alleanza contro Cabras, proprio mentre Cabras si stava predisponendo a un progressivo ritiro (che sta realizzando comunque, a dispetto di tutti e con ottime ragioni) e proprio mentre l’area Cabras si allontanava dal suo peggiore alleato, Paolo Fadda, l’artefice del doppio disastro del 2019 che portò alla sconfitta alle regionali e al Comune di Cagliari. In sostanza, l’attacco all’area Cabras avvenne mentre questa divorziava. Attaccare durante un momento di difficoltà non è mai saggio, se dopo si vuole la pace.
Soru venne coinvolto nella maggioranza Comandini e ne diventò azionista.
Qui si aprì una pagina che non posso dire di conoscere.
Sicuramente i Cinquestelle hanno aiutato Comandini a vincere contro Giuseppe Meloni, mandando i loro simpatizzanti a votare, e altrettanto sicuramente l’oggetto dell’accordo fu la presidenza della Regione a loro e il sindaco di Cagliari al Pd (non è un segreto che vi aspiri il segretario in carica). Ma non è per niente chiaro se Soru fosse informato dell’accordo, anzi, è più probabile che gli unici a conoscenza di questo patto fossero i membri della corrente di Comandini che, in sostanza, hanno venduto la Regione per la conquista del partito.
Vinta la battaglia (seppure nella forma burocratica e non sostanziale della vittoria di Comandini su Meloni) Soru venne estromesso dal sindacato di controllo della sua maggioranza. Comandini virò immediatamente per la gestione unitaria (e qui l’area Cabras prese un grande granchio nell’accettarla un po’ al buio), rendendo il ruolo di Soru, da alleato strategico quale era, a partecipante rispettato, ma ininfluente, quale il degluttente Comandini (mi riferisco all’unica difficoltà che Piero pone ai suoi interlocutori: si mangia quello che dice) lo aveva fatto diventare.
In questa situazione si è riunito per le prime due volte il tavolo della coalizione.
Comandini ha forse comunicato al tavolo l’esistenza dell’accordo segreto con i Cinquestelle?
Assolutamente no.
Convinto di essere abilissimo, fu goffissimo, perché sin dall’inizio tutti gli altri capirono che qualcosa non andava: ogni slancio ideale veniva attenuato, ogni proposta rinviata nel tempo, ogni accelerazione decelerata, ogni attività di apertura alla società ricondotta alle tristi stanze di via Emilia. Si attribuì il tutto al metabolismo meridiano di Comandini, ma non si impiegò molto tempo a capire che il Pd mangiava tempo.
Nel frattempo, in via ufficiosa, alcune, e in via ufficiale altre, le forze politiche potenzialmente alleate cominciavano a dire chiaro e tondo che una coalizione a guida politica Cinquestelle non li avrebbe visti come partecipanti.
I primi a sfilarsi furono quelli di Azione; Italia Viva si mantenne a distanza (e i fatti gli hanno dato ragione); Forza Paris, Socialisti e +Europa, prima sommessamente, poi esplicitamente, hanno dichiarato che se la candidatura Cinquestelle fosse stata imposta, loro si sarebbero sfilati dalla coalizione. I Progressisti avvertirono lo scricchiolio pericoloso dell’alleanza e ne identificarono la causa: l’accordo di palazzo. Cercarono in tutti i modi di riaprire i giochi, di fare entrare aria fresca, di garantire partecipazione, ma niente da fare. Anzi, vennero identificati come avversari, si usò la rivalità dei rossoverdi contro di loro, e si cercò di marginalizzarli nella gara per il Comune di Cagliari.
In tutto questo, mentre la muffa invadeva le incomprensibili volute barocche di questa prepotenza a due spacciata come accordo multilaterale, Milia cresceva nei sondaggi al punto da essere il più temuto dal Centrodestra, ma anche da divenire la vittima designata dei PD-Cinquestelle, pronti a ricordargli un’archiviazione per un’indagine partita qualche giorno dopo l’annuncio della candidatura su Quartu e su un reato già prescritto (non bisogna mai dimenticare che cosa i Cinquestelle hanno fatto a chi li ha inventati in Sardegna, cioè il sindaco di Assemini Mario Puddu, che nessuno intervista sui nuovi protagonisti della politica sarda che lui, e solo lui, ha fatto grandi). Graziano è debole di cuore e dichiara ogni giorno che non si candiderà, anche se in molti gli stanno chiedendo di candidarsi; e d’altra parte, si può dar torto a chi sente puzza di linciaggio?
È in questo quadro che Soru comincia, prima prudentemente, poi con sempre più convinzione, a costruire un dibattito pubblico contrapposto a quello incatenato e inibito della coalizione. Non vi è chi non veda che appare più simpatico (ed è tutto dire!) chi cerca una discussione partecipata e aperta di chi quella discussione la evita come la peste.
Posto che la coalizione non c’è più, perché con la guida Cinquestelle si ridurrebbe a Pd, Cinquestelle, Rossoverdi e con un grande punto di domanda sui Progressisti, chi ha distrutto la coalizione, Soru o l’accordo segreto Pd – Cinquestelle? La Nuova non se lo chiede per principio.
Le primarie sono davvero la devastazione della coalizione solo perché i Cinquestelle non le vogliono?
Oppure sono una delle vie d’uscita di una situazione gestita con i piedi e incancrenita?
Soru ha un punto debole nel suo ragionamento: la presunta iscrizione delle primarie nel Dna del Pd.
Non è vero.
Lui, Pigliaru e Zedda, i candidati presidenti degli ultimi vent’anni non sono stati scelti con le primarie, sono stati scelti con il dibattito interno alle forze politiche.
Il punto di forza di Soru è che quel dibattito fu vero, attraversò le piazze, coinvolse gli intellettuali, gli imprenditori, i sindacati, un po’ tutta la società. Questo di oggi sta all’entusiasmo come una vena alla flebo.
Ciò di cui si sente il bisogno non è dunque il veleno della Nuova Sardegna (l’evocazione del processo dell’Unità è una cosa ignobile), ma il coraggio dell’intelligenza.
Si sente bisogno di rispetto verso la cultura, la politica, la storia, gli interessi, i diritti e i bisogni.
Il rispetto, caro Piero, non è parente della furbizia, ma dell’onore e l’onore, nell’antichità, era proprio di chi agiva per il bene con totale disinteresse personale.
La situazione , pare ormai irreversibile !!!!!!! Un PD asservito e soggiogato dal Conte nazionale in presenza di una segreteria scleriana inefficente , ha alimentato guerre intestine di cui la Sardegna non aveva bisogno e che ,certamente , porteranno ad una riconferma della giunta Solinas . Quando all’interno di un partito ,erede di lotte e conquiste serie ,se ne consegna la conduzione applicando metodologie discutibili ,quando viene prrmesso ad un non iscritto , che ha l’unico merito di aver aggregato una folata di fancazzisti sardiniani ,non c’è scampo !!!!! La nullità è costretta a sottomettersi ai furboni plurivalenti in agguato .
Se poi , per contorno , personaggi in cerca di “posto” ,temporaneamente investiti senza merito , si atteggiano a professionisti di una scacchiera difficile e complessa ,siamo sicuri che il danno sarà certamente irreparabile …… Ma questa è un’altra storia !!!!
..sono stato all’ incontro di Soru ad Oristano ( intervistato da un locale giornalista de LNS …e già mi faceva strano la cosa ) più che altro per vedere chi era presente . ( sapevo che Soru avrebbe ri detto le stesse cose del 2004 …per coerenza ) personale ! Beh ..avevo visto giusto ! Tra i presenti molti con il pugnale a tipo Bruto ” Tu quoque Brute fili mi! ” …che poi sarebbe già la seconda volta
E questi soggetti che Nuove e Rivoluzionarie IDEE di politica economica e sociale hanno?
Dico: di programmi, obiettivi, strategie non se ne parla?
In cosa si differenziano? Il solito assalto alla diligenza. Questa bramosia di conquista del potere è veramente VOMITEVOLE. intrallazzi ed accordi sotto banco cercando di buttarsela al c. a vicenda. Poi li vedi nei sevizi televisivi tutti sorridenti…
Non sono diversi da Solinas
Ma sì… Teniamoci “er puzzone”
http://www.ansa.it/sardegna/notizie/2023/10/14/regionali-24-pietra-tombale-del-centrosinistra-sulle-primarie_446bf4fb-7dd6-4b7e-af83-4e3d8dab75aa.html
Da quello che si legge qui non ci sarà alcuna primaria;
Soru correrà, se mai lo farà, da solo;
la Todde non sarà a capo di alcuna coalizione, perché mezza coalizione la vede come imposta da Roma;
Milia (che Dio ci salvi) resterà a Quartu a tassare anche il respiro dei Quartesi.
…e chi si candida?
Non c’è nessuno; è ogni spazio pare chiuso a doppia mandata.
… magari salterà fuori un illustre tecnico sinistro a combinare casini come al solito.
È un disastro!
Altri 5 anni persi;
altri 5 anni a cui verrà dato un ulteriore giro di garrota al collo della Sardegna.
Come diceva Munari “Da cosa nasce cosa”,
ma per far nascere “cosa” ci vuol tempo elaborazione, studio, dialettica e contemporaneamente lotte civili e sociali nei territori che applichino la teoria alla pratica e la popolazione senta come sue:
Tasse, energia, acqua, casa, terra, sanità, lavoro, scuola, libertà.
Dove li avete visti i tipi sinistri?
tranne qualche eroe solitario, da nessuna parte!
Le lotte invece questi le stanno facendo a Bruxelles, ma contro la popolazione e i territori.
Come farà questo centrosinistra Davosiano e affarista a mascherare agli occhi degli elettori l’unica prova conosciuta del programma M5S, Rossoverdi, PD;
cioè le folli direttive UE su case, auto, energia che si abbatteranno come una piaga biblica sopra ogni città e paesino della Sardegna.
Nessuna famiglia ne verrà esclusa.
A me pare evidente il trionfo del centrodestra chiunque sia il candidato;
non per meriti suoi naturalmente, ma per ripugnanza dell’avversario;
“qualunque cosa tranne quelli li ” è il ragionamento che l’elettore Sardo ipotizzo faccia.
Comunque…
…si salvi chi può!
Gli anni che ci attendono saranno durissimi e incontrollabili per tutto quello che sta succedendo ad ogni stramaledetto livello.
La pugnalata alle spalle di Prodi nel 2008 mi ha allontanato dalla politica
Da allora vivo molto meglio
Le tattiche fratricide a sinistra dopo questa assurda legislatura sono nauseanti. Mancano pochi mesi alle elezioni e siamo a questo punto?
Si rischia il paradosso che questi ben pensanti, con gli occhi nelle natiche ad esplorare le possibili poltrone su cui sedersi, proporranno un presidente e dei candidati consiglieri che, in caso di vittoria, governeranno peggio di quelli attuali.
E la Sardegna continuerà a retrocedere economicamente, a spopolarsi e a ridursi a nudo scoglio per turisti.
Professore, mi sa che bisognerà espatriare comunque, a prescindere dal candidato.
Partiamo dalla fine: quale è il peggior incubo per il futuro della Sardegna? Che Solinas & C vincano le elezioni e continuino la loro opera di devastazione (ahime si, i Sardi confermerebbero il loro masochismo, per usare una parola elegante). A fronte di questa eventualità chiunque dovrebbe capire che non devono esserci limiti al compromesso: si faccia qualsiasi tipo di accordo, anche con Belzebu’. Intanto ci sarà qualcosa su cui discutere per andare avanti. Se si perde non ci sarà niente che si possa fare, se non tristemente ammettere che i Sardi sono schiavi degli errori ed orrori che meritano. Per finire: questi astutissimi negoziatori non si rendono onto che altri 5 anni li spazzeranno definitivamente dalla scena politica se non si vince?
I 5 stelle dovrebbero solo far la cuccia all’interno di un’alleanza di centro sinistra; in caso contrario gli elettori progressisti sarebbero costretti a ricordare la loro liaison governista con la destra fascio leghista, e le posizioni in materia di giustizia ed immigrazione del tutto assimilabili a quelle dell’attuale governo. Che tacciano o corrano da soli. Ce ne faremo una ragione. Persino Soru, ex renziano caduto da cavallo, va meglio di loro.
In questa mediocrità speriamo almeno che Dio ci salvi da Soru
Caro Paolo la verità è che un PD appiattito sulla politica pentastellata non rispecchia la volontà politica della maggioranza degli elettori sardi ciò determina uno scontento generale all’interno del campo largo e quindi le impennate di Soru e Milia, che per il loro spessore e peso politico non possono adeguarsi a questa realtà. I sardi , In questo momento storico, hanno solo bisogno di normalità. Ossia di persone moralmente affidabili e competenti, che facciano dimenticare la scandalosa inefficace e clientelistica gestione delle regione perpetrata dalla Giunta Solinas. Che con la spaccatura creatasi a sinistra con l’imposizione dall’alto della Todde ( invisa ai suoi stessi compagni di movimento) corre il rischio di concorrere e di vincere, ancora una volta con la medesima composizione, alle prossime regionali. E questo sarebbe un danno per tutti i Sardi
Non ci resta che piangere.
Alla fine ritroveremo questa Giunta di incapaci e spuntinari per i demeriti degli altri.
Speriamo almeno che Johnny Cash trovi un’altra “collochescion”.
La sua tesi è confermata da un punto importante, perché prima fanno incontro di coalizione e solo dopo assemblea pd?
Se oggi l’opposizione interna del pd (area Cabras) votasse all’ assemblea del pd in favore delle primarie queste verrebbero approvate senza nessun dubbio, con però enormi ripercussioni all’interno del pd e con il tavolo di coalizione che verrebbe azzerato. Quanto Cabras e la sua area vuole questo è il vero punto politico! Il punto strategico invece è quanto valgono i 5 stelle in Sardegna? Se dovessimo fare una proporzione tra politiche 2018- regionali 2019 e politiche 2022-regionali 2024 il dato sarebbe ben al di sotto del 10%.
Quindi vale la pena continuare con questo tavolo di coalizione per mantenere equilibri nazionali o puntare su un tavolo senza 5 stelle aggregando con Milia leader il centro? Azione-Italia Viva-+Europa e gli altri indecisi? E magari prendendo qualche partito al centro destra in questa fase di stallo? Non credo che Cabras però da grande uomo di stato e di partito sfascerebbe il pd.
Tornando ai sondaggi e non solo è evidente che l’unico candidato che garantirebbe la miglior garanzia di successo a febbraio è Milia, per arrivarci ci sono due strade, aspettare gli eventi o guidarli con il rischio di sacrificare il Pd.
Giuseppe