Sarà anche l’assessore più folkloristico della giunta Solinas, il più ricercato dalle tv e dai siti che attendono le sue acrobazie linguistiche per fare il pieno di clic, ma è sicuro che una cosa sensata l’assessore al Turismo Gianni Chessa finora l’ha fatta: affondare la DMO regionale impostata dalla precedente giunta.
A denunciare in tempi non sospetti la quantomeno squilibrata composizione della società pubblico-privata chiamata a rilanciare le strategie del turismo in Sardegna era stato lo scorso aprile l’attento osservatore Sandro Usai con il post dal titolo “DMO, Osservatorio, formazione e fiere: le quattro spine del neo assessore al Turismo Chessa”.
Sostanzialmente, la DMO progettata dalla giunta Pigliaru era tutta pubblica; per questo l’appellativo di “carrozzone” utilizzato dall’assessore Chessa non è molto lontano dalla realtà.
Morta una DMO se ne fa un’altra, verrebbe da dire: invece no. Perché Chessa ha deciso di non avvalersi per nulla di questo strumento di pianificazione che in altre regioni ha dato ottimi frutti, in quanto capace di definire una strategia condivisa da tutti gli attori del settore.
“Attireremo i turisti con una app” ha detto ieri Chessa all’Unione Sarda. Certo, il digitale è la strada principe di ogni promozione e la Sardegna è terribilmente indietro (e vi segnalo due recenti articoli “Turismo, la Sardegna bocciata dal web” e “Start-up, la Sardegna è ultima in Italia: malissimo l’innovazione nel turismo”).
Che Chessa e Solinas ce la possano fare a produrre una app in grado di convincere milioni di persone a venire in Sardegna possiamo anche crederci, ma il punto è soprattutto un altro: siamo sicuri che l’unico anello debole del turismo nell’isola sia la promozione e non banalmente anche la comprensione di un fenomeno molto complesso e sicuramente in evoluzione?
Quanti turisti vengono in Sardegna ogni anno? La Regione affida ad un Osservatorio l’analisi dei flussi e l’occhio inesperto potrebbe anche bearsi di tanta abbondanza di numeri e ritenersi soddisfatto.
Poi succede però che, per caso oppure no, ci si imbatta nel terzo rapporto “Destinazione Puglia, oltre il turismo che non appare” elaborato dalla locale Agenzia regionale di promozione, dal quale si scoprono tante cose sul turismo in Sardegna che la stessa Regione Sardegna o non dice o banalmente non sa.
Cose doppiamente interessanti, perché dal rapporto si scopre che Sardegna e Puglia sono molto simili dal punti di vista dei numeri (“La quota degli italiani provenienti dalle altre regioni è uguale, pari al 63,9%, sia per la Puglia che per la Sardegna; è questa una conferma di quanto spesso risulta nelle varie indagini di mercato: la molta somiglianza del prodotto Puglia con il prodotto Sardegna e la poca somiglianza fra le due maggiori isole del Mediterraneo”).
E così, comparando l’andamento dei flussi in Puglia con quelli delle altre regioni, dal rapporto si scoprono tantissime cose che riguardano anche la nostra isola. Una mole di dati impressionante, ben più attendibili delle intervistine all’albergatore di turno chiamato a pontificare da noi sull’andamento della stagione turistica.
Non solo: se in viale Trento alla domanda “Quanti turisti arrivano in Sardegna?” ci rispondono fornendoci i dati del Sired, in Puglia fanno di più e ci dicono, ad esempio, che esiste un moltiplicatore che deve essere applicato ad ogni territorio. Ovvero “che per passare dalle presenze censite dall’Istat a quelle stimate, considerando anche il movimento dei parenti e amici e delle abitazioni in proprietà e in affitto, nonché il sommerso turistico, si stima che le prime, nell’anno 2016, debbano essere moltiplicate in Puglia per 5,16; in altre parole per ogni presenza Istat ve ne sono altre 4,6 che non sono rilevate e non appaiono, a fronte di un moltiplicatore nazionale che è di circa 2,9”.
Avete capito? Il numero dei turisti arrivati in Sardegna rischia di dover essere moltiplicato anche da noi per cinque! Affidarsi al Sired (che in Sardegna fornisce i dati all’Istat) non basta più.
Ma per avere numeri affidabili in grado di aiutarci a progettare il futuro serve un Osservatorio affidabile.
La Sardegna ce l’ha? No.
Una app ci aiuterebbe a riguardo? No.
Una DMO capace di elaborare dati e fare studi seri sarebbe utile? Sì.
In ogni caso, fate voi stessi la prova: questo è il sito dell’Agenzia regionale Puglia Promozione, e questo è ciò che invece propone sullo stesso tema a riguardo la Regione Sardegna.
Poi chiediamoci perché in certe regioni le cose funzionano meglio che da noi.
Aspettando la mitica app dell’assessore Chessa, sia chiaro.