Un grande tema della sanità sarda, non ancora affrontato nei modi e nelle sedi opportune, è quello della terapia oncologica e degli obiettivi che la programmazione sanitaria degli ultimi anni si sta dando.
Rimane un dubbio enorme che incide nella programmazione regionale di questo e di altri settori dell’assistenza sanitaria in Sardegna, e cioè lo sviluppo della sanità privata principalmente nel nord-est della nostra isola (Qatar-Olbia), fermo restando che la sanità privata in Sardegna registra difficoltà evidenti che naturalmente si ripercuotono sui dipendenti, legate ai ritardi della Regione sui pagamenti dovuti .
Del polo di Olbia si è iniziato a parlare con la definizione della rete ospedaliera ponendo i presupposti sia di una ridefinizione dell’offerta, sia un limite alla derogabilità dei tempi di avvio della struttura, ma non si è mai avviata la discussione della rimodulazione dell’offerta che il nuovo partner sanitario della Qatar Foundation intende sviluppare in Sardegna. Di quali tumori si occuperà il Mater Olbia? E come se ne occuperanno? Aspettiamo fiduciosi ma certamente non assisteremo da spettatori impotenti a politiche sanitarie che ci riguardano.
Questa premessa serve per introdurre una interrogazione (ECCOLA) che venerdì scorso ho depositato in Consiglio relativa alla deliberazione del direttore generale dell’Azienda Ospedaliera Brotzu n. 526 del 6 marzo 2018 avente ad oggetto l’“Avviso di Selezione Pubblica per titoli e colloquio per l’attribuzione di un incarico quinquennale, con facoltà di rinnovo, di direttore di Struttura Complessa Chirurgia oncologica e Senologia presso lo stabilimento Ospedaliero Oncologico Businco“.
Il reparto di senologia del Brotzu è il settimo in Italia per volumi.
Adesso si pensa, con fegatosa lungimiranza politica, di accorpare l’oncologia chirurgica e la chirurgia sperimentale, per dare vita alla struttura di chirurgia oncologica e senologia che dovrebbe occuparsi, oltre che di tumori del seno, di chirurgia dell’esofago, dello stomaco, del colon-retto, dell’ano e del sistema linfatico.
Dinanzi a questi fulgidi obiettivi chiedo all’Assessore alla Sanità di sapere quali siano i programmi regionali sulla chirurgia oncologica regionale, in generale, e sulla chirurgia senologica nell’AO Brotzu in particolare, considerando che un carrozzone monster come quello che si sta creando rischia di non dare le risposte attese sulla chirurgia oncologica in generale (ad es sulla alla chirurgia dell’esofago, dello stomaco, del colon-retto, dell’ano e del sistema linfatico) e di depotenziare un reparto che da settima senologia in Italia per volumi, sta vedendo ridursi di oltre la metà il numero di ore di sale operatorie disponibili (nel 2015 disponevano di un totale di 82 ore settimanali di sala operatoria mentre ora si trovano a lavorare su 36 ore) , con un tempo di attesa per trattamento chirurgico del carcinoma mammario di oltre 70 giorni, inaccettabile in considerazione della letteratura scientifica, e ben oltre i 30 giorni di attesa massima stabiliti come indicatore primario dall’Agenas nel documento sulla riorganizzazione delle reti oncologiche, e con una mobilità passiva extra-regionale per carcinoma della mammella, stabile sino al 2014 su un valore dell’11%, che ha ripreso a crescere sino a superare il 15% nel 2016.
Nell’interrogazione ho precisato che:
- il carcinoma della mammella costituisce la patologia tumorale più frequente nelle donne, rappresentando la seconda causa di morte in Europa;
- i tumori della mammella figurano al primo posto per incidenza sia tra le donne di età ≤ 49 anni (41%), sia nella classe d’età 50-69 anni (35%), sia in quella di età ≥70 anni (21%);
- il carcinoma della mammella è responsabile del 28% delle morti per causa oncologica prima dei 50 anni, del 21% tra i 50 e i 69 anni e del 14% dopo i 70 anni;
- a partire dalla fine degli anni Ottanta si è assistito ad una moderata ma continua tendenza alla diminuzione della mortalità per carcinoma mammario attribuibile da un lato ad una più alta sensibilità ed anticipazione diagnostica, grazie agli screening mammografici e, dall’altro, ai notevoli progressi terapeutici che hanno caratterizzato gli ultimi decenni;
- le evidenze scientifiche dimostrano come la diagnosi precoce sia l’azione più efficace nella lotta contro il tumore al seno e come i migliori risultati in termini di sopravvivenza, adeguatezza delle cure per stadio di malattia e qualità di vita siano direttamente proporzionali al numero di casi trattati per centro di cura;
- nel marzo 1998 durante la prima European Breast Cancer Conference (DICHIARAZIONE DI FIRENZE) è stato stabilito che le donne portatrici di un tumore al seno devono essere curate da team multidisciplinari;
- nel 2003 il Parlamento Europeo ha raccomandato che le donne europee fossero curate in una rete di centri multidisciplinari certificati secondo i requisiti dell’European Society of Breast Cancer Specialists (Eusoma);
- nel 2006 un’altra risoluzione del Parlamento Europeo ha invitato gli Stati membri a costituire entro il 2016 centri multidisciplinari per la cura del tumore della mammella;
- in una mozione del Senato del 15 ottobre 2003 e della Camera del 9 luglio 2003 e del 3 marzo 2004, il Parlamento Italiano ha sottolineato la necessità di garantire a tutte le donne affette da carcinoma della mammella il diritto ad essere curate in una rete di centri di senologia certificati e interdisciplinari in grado di assicurare standard di qualità ed efficacia della cura;
- le Regioni hanno recepito le raccomandazioni delle Istituzioni europee e hanno dato vita a Breast Unit (BU), nelle quali un team coordinato e multidisciplinare, applicando i Percorsi Diagnostico-Terapeutici e Assistenziali (PDTA) aggiornati e conformi alle Linee Guida nazionali e internazionali, offre tempestivamente le migliori cure, garantendo quel livello di specializzazione, dalle fasi di screening sino alla gestione della riabilitazione psicofunzionale, in grado di assicurare la migliore qualità delle prestazioni e della vita delle pazienti;
- il documento della Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le Regioni e le Province autonome di Trento e Bolzano del 18 dicembre 2014 recante le “Linee di indirizzo sulle modalità organizzative ed assistenziali della rete dei centri di senologia”, da cui si evince che il servizio di chirurgia senologica deve essere prevalentemente dedicato alla cura dei tumori della mammella e deve avere risorse e personale dedicato e che il responsabile del servizio deve essere un chirurgo di comprovata esperienza in campo senologico con un curriculum formativo di adeguato training specifico che dedica almeno il 50% del debito orario complessivo alla chirurgia senologica.
Proviamo a ripeterlo: in Sanità servono cure e non furbate o furbizie.