Quando uno è Presidente del Consiglio regionale della Sardegna, dovrebbe fare ogni mattina un corso accelerato di sapienza istituzionale, di pudore, compostezza e equilibrio. Il Presidente del Consiglio non è solo il primus inter pares tra i consiglieri regionali, è invece il contrappeso del Presidente della Giunta, quello che rappresenta i molti rispetto al singolo che governa. Se di un compito così nobile si dà un’interpretazione da ras di quartiere, il danno, morale, culturale e istituzionale, è alto, tanto più alto quanto più si è inconsapevoli della propria trivialità politica. Ovviamente non parliamo delle persone, sempre imperscrutabili per il giudizio umano, ma delle azioni.
Questo sito ha ripetutamente accusato, nella scorsa legislatura, Gianni Chessa di rozzezza istituzionale, ma non è che, se si sostituiscono le incertezze sintattiche di Johnny con frasette fatte ripetute con espressioni severe del volto la rozzezza viene meno: piuttosto rifulge. Il potente che parla grammaticalmente, ma non sembra sapere quel che dice, non è autorevole, è grottesco.
Comandini ha cominciato il suo triduo di sfondoni istituzionali qualche giorno fa, quando il consiglio regionale ha approvato la legge cosiddetta “Aree idonee”. Dopo l’approvazione ha dichiarato: «Hanno prevalso il confronto, la democrazia e il rispetto delle regole».
Sicuro?
È rispetto delle regole non discutere una legge di iniziativa popolare sostenuta da 200.000 firme e invece discutere la proposta presentata dalla Giunta?
Cosa avrebbe impedito di procedere a testi unificati, coinvolgere i promotori nei lavori in commissione e verificare la sostenibilità normativa dell’una e dell’altra proposta?
Invece no; è stata proprio una scelta della Presidenza del Consiglio e dei capigruppo, una scelta ostentatamente oligarchica, a prendere la legge di iniziativa popolare e a gettarla in un cantuccio o condannarla a una discussione tardiva e ottriata per sfiancamento. Questo non è il trionfo della democrazia, semmai è il sintomo più alto della sua crisi.
Un ‘assemblea legislativa che si sta squalificando per il regalo, senza istruttoria, di milioni di euro a privati amici dei consiglieri regionali, si è sentita minacciata da un istituto giuridico previsto dallo Statuto, quello delle leggi di iniziativa popolare, e ha scelto di depotenziarlo.
Risultato?
Il Palazzo è sempre più Palazzo e la Piazza sempre più Piazza, con un’opposizione che si concepisce come sommatoria di piccoli caudilli che votano a favore o contro a seconda dell’apertura o chiusura della maggioranza a propri singoli emendamenti e che dunque non coglie la necessità di rappresentare una vera e coesa alternativa. La legge “Aree idonee” è stata oliata dalle tabelle delle mance date ai privati (denunciatemi, così finalmente portiamo all’attenzione di una magistratura distratta le porcherie che stanno dietro le tabelle dei contributi agli amici); a quella greppia hanno mangiato maggioranza e opposizione e così è passata la legge “Aree idonee” e così passeranno tutte le leggi.
Questa è democrazia?
Questa è la patologia della democrazia, la crisi delle istituzioni che i meccanismi del consenso mettono in mano a coloro che hanno un ruolo nella società perché hanno un ruolo politico e non viceversa.
Ma la patacca di sugo più rossa che brilla sulla camicia plissettata di Jean Pierre Le Comandant (d’ora innanzi JPC) è la seguente. Nella riunione della Direzione del Pd a Oristano JPC ha detto che «noi non siamo quelli che si fanno intimidire dalle mozioni di sfiducia, a prescindere dall’assessore a cui sono rivolte». E ancora, la mozione di sfiducia sarebbe «fuorviante e strumentale, inaccettabile e sbagliata».
Si riferiva alla mozione di sfiducia presentata dal Centrodestra contro l’assessore della Sanità, mandato in Sardegna da Conte a villeggiare.
E dunque, un Presidente del Consiglio considera un atto intimidatorio la presentazione di una mozione di sfiducia? Poco importa che il gesto del Centrodestra sia un modo per nascondere le tracce della collusione politica con la maggioranza sulle mancette; esso è e resta pur sempre un atto politico consentito, previsto dalle norme, la cui legittimità deve essere difesa e non intaccata da un Presidente del Consiglio. Invece no.
Ma certamente JPC parlava da segretario regionale del Pd e non da presidente dell’assemblea sarda. Anche quando ha detto che «non lo spaventano le mozioni di sfiducia, che rappresentano solo la risposta facile, demagogica e strumentale per dare voti alla giunta». Ohibò, che muscoli!
Un amico, però, mi ha ricordato di quando JPC e il suo gruppo, insieme a Madamadorè Desirè e ai Cinquetasche ancora Cinquestelle, gridavano, nella scorsa legislatura, allo scandalo, perché Michele Pais ricopriva contemporaneamente la carica di Presidente del consiglio e quella di coordinatore della Lega in Sardegna. «È incompatibile nel ruolo di garante e superpartes di tutte le componenti e funzioni del Consiglio» – dicevano. “E’ la prima volta che accade una cosa del genere nella storia dell’Autonomia e si è dimostrato che il senso delle istituzioni democratiche è andato perduto” – strillavano. Poi le porte hanno girato, i ruoli si sono invertiti, e l’ingiusto è divenuto giusto, l’intollerabile comodo, l’ipocrisia metodo.
Bisogna ricordare a JPC, che si sente tanto forte da divenire politicamente arrogante, che le parfum del doppiopesismo è tanfo in politica. Sempre.
intanto si registra il cattivo andamento della nuorese calcio che ieri ha perso nuovamente e naviga nella mezza classifica dell’eccellenza (cioè non eccelle).
probabilmente lo sponsor ricevuto dal consiglio regionale, appena centomila euro per “compensi a tecnici e calciatori (dilettanti), autobus per trasferte (ogni società di calcio ha un autobus), acquisto attrezzature (i palloni costano), affitto campo di Mamoiada (non vigono le agevolazioni per la continuità territoriale)” non è sufficiente a garantire un convincente livello di prestazioni agonistiche
pare che la presidente mediti un cambio di direzione tecnica. sbagliato
secondo me esistono serie difficoltà di comunicazione con alcuni giocatori stranieri, quindi al posto suo assumerei a spese della regione un consulente di lingua brasiliana (d’altronde uno più uno meno….)
Cantu tenet resone Luigi e analisi zusta!
Inoghe est “imperante” su MENEFREGO e ti frego rossostellato in sintonia cun cussu de marca nerofascista!
Tocat chi agatemus sa manera de ndh’essire dae custu marasma disgratziadu e disastrosu chi sinono sighit male e peus.
It’est, totu pedulianos pedidores pedhitzones menefreghistas aprofitadores nos semus fatos pro nos garantire s’innoromala prus seguru?!
E totu sa zoventude a ite est o la sunt istudiendhe, a s’infognare e interrare in custu ledàmine ascamosu o a fuire a isperdimentu ma ignorante disadatada e isenta chentza coro e ne manos pro èssere zente bona a si campare e instare menzus in d-una terra fintzas rica de benes?
Ma ite semus, totu alluvionados irbariendhe?! Semus totu “evoluti” a merce a bèndhere e comporare che carramatzina chentza valore?
O ite nos semus fatos, totu a fatza de cartone cun dentes bonas pro rìere faghindhe s’arrisu de is carrus furriaus o de s’arenada arruta a terra e iscuartarada?!
Democrazia non esiste!!!!tutelano sempre le loro tasche!!! I nostri voti servivano solo quando dovevamo votarli….adesso no….ci vogliono distruggere, togliere il verde… l’aria è tutto il resto.
Purtroppo per noi, la situazione politica e istituzionale sarda (e nazionale) rivela una crisi sistemica che va ben oltre i singoli episodi – più volte raccontati in questo sito nelle loro manifestazioni e derive – e va configurandosi come una vera e propria patologia del sistema democratico. Il quadro che emerge è quello di una progressiva decomposizione delle istituzioni regionali, dove le dinamiche del potere hanno completamente sovvertito il rapporto tra rappresentanti e rappresentati.
In questo contesto, l’assemblea legislativa regionale si è progressivamente allontanata dalla sua funzione primaria di rappresentanza popolare. Si è trasformata in un’entità autoreferenziale, dove le decisioni vengono prese seguendo logiche di potere interno piuttosto che perseguendo l’interesse della comunità. Particolarmente emblematico di questa situazione è il caso dell’iniziativa popolare sostenuta da 200.000 firme, un numero considerevole in una regione che conta 1,6 milioni di abitanti. L’accantonamento di questa iniziativa rappresenta non solo una scelta politica discutibile, ma un segnale allarmante del crescente distacco tra le istituzioni e i cittadini.
Nel tempo si è consolidato un sistema dove il consenso viene costruito principalmente attraverso la distribuzione di risorse pubbliche, trasformando il rapporto politico in una relazione di natura clientelare che mina le fondamenta stesse della democrazia rappresentativa. In questo sistema, persino l’opposizione ha perso la sua funzione essenziale di controllo e di alternativa, frammentandosi in micro-interessi che partecipano alla spartizione delle risorse anziché proporre una visione alternativa di governo.
Il danno arrecato da questa situazione alla società sarda è rilevante: da un lato, si assiste a uno spreco sistematico di risorse che potrebbero essere impiegate per lo sviluppo del territorio; dall’altro, si diffonde un clima di sfiducia e disimpegno che allontana sempre più i cittadini dalla partecipazione politica. Questo circolo vizioso non fa che rafforzare il potere di oligarchie che hanno costruito il loro consenso sulla distribuzione di risorse pubbliche piuttosto che sulla capacità effettiva di governo.
Tale condizione si riflette poi nell’incapacità crescente delle istituzioni regionali di affrontare le sfide strutturali dell’isola. Problemi fondamentali come la sanità, i trasporti, lo sviluppo economico, la tutela dell’ambiente e l’efficienza dei servizi pubblici rimangono irrisolti, mentre energie e risorse vengono disperse in un sistema di micro-distribuzione del potere che non produce alcun beneficio collettivo.
Sarebbe tuttavia semplicistico considerare questo sistema politico come nato nel vuoto. Le responsabilità sono diffuse a tutti i livelli della società sarda, dove storicamente la cultura dell’appartenenza ha prevalso sulla cultura dei diritti e dove il “favore” è stato percepito come più affidabile del diritto garantito dalle istituzioni.
Dobbiamo chiederci quanto possa ancora durare questa deriva. È evidente che nessun intervento correttivo virtuoso potrà venire dall’interno di un sistema che si auto-riproduce premiando la fedeltà più che le competenze. La spinta al cambiamento dovrà nascere da quella parte della società civile che ha maturato la consapevolezza dei danni prodotti da questo sistema e che cerca di affermare una nuova cultura dei diritti e della responsabilità.
Nel frattempo, mentre la classe politica rimarrà impegnata nei suoi giochi di potere, la Sardegna, inconsapevole delle grandi sfide globali che l’attendono, continuerà a non saper gestire consapevolmente il proprio sviluppo, il proprio futuro e vedrà ulteriormente indebolirsi la sua capacità di autogoverno democratico.
Egr.Prof ,
le intemperanze del non potere nel PD covano sotto la cenere e prima o poi esploderanno con la violenza di un vulcano che travolgerà e seppellirà non solo il Rac..comandini, ma tutti gli attuali personaggi succubi di un governicchio che poggia le sue basi sull’enorme potere regalato agli estinguendi ex 5 stelle , a loro volta già sommersi dal magma eruttivo che quotidianamente si produce dal conflitto tra il comico e lo pseudo politico di origine dimaio…lica che come tale, al di là del suo aspetto esteriore con pochette e guardie del corpo, non può che essere assai fragile agli urti frequenti che il futuro gli riserverà per gli scossoni che il PD gli dedicherà quanto più si avvicineranno i momenti, ormai prossimi, della resa dei…. conti sulla base delle percentuali dei voti ottenuti. Ma se tutto va bene per Rac…comandini e soci vuol dire una sola cosa: sono sempre più lontani dal consenso popolare come si sono dimostrati difendendo con arroganza, fin da l primo momento, le posizioni della Todde..tto NO nettamente contraria alla proposta popolare sull’invasione delle strutture occorrenti per produrre enormi quantità di energia sulla terra e sul mare di Sardegna . A ciò si aggiunga l’attuale difesa dell’impossibile nella figura dell’ ” importato” gestore del Bar…Tolazzi che oltre ai cocktail esplosivi a base di rombi di tuono ha proposto l’azoto liquido per raffreddare l’isola e così combattere la Blue Tongue!! La sola salvezza per noi sardi è che se continuano ad operare come hanno fatto in questi nove mesi di governo è assai meglio che NON FACCIANO NIENTE!!!!
Cordiali saluti.
Personaggi di manovalanza politica , che per eventi f.ortunosi ,non ascrivibili alle loro capacità , hanno ottenuto da un elettorato distratto o assente il pass per l’olimpo del potere sardo . Chiaramente , chi nasce e cresce manovale , difficilmente diverrà ( nella mentalità) né manager né tanto meno statista . Sono al potere ,da manovali maldestri e ……. ,come ogni normale parvenu,esprimono e si gonfiano di un potere inebriante , che ottenebra qualunque barlume recondito di civiltà democratica . È facile che ,
avessero intravisto atti di autorevolezza , nel corso del lungo vassallaggio a personaggi di maggiore spicco ,ma non avendone la stoffa sono incapaci a replicarne modi e finalità,con tutte le conseguenze di cui ,Lei,prof, è saggio ed avveduto divulgatore . Ma a volte , basta poco perché il tempo cambi : dopo ogni tempesta , se si ha pazienza di attendere ,arriva certamente il sereno !!!! Sperismolo fortemente ,ne abbiamo necessità.!!!!!
La destra destra resterà al comando perché Comandini ce ne sono tanti…troppi
Professore le regole valgono solo per gli altri loro possono
Ricordiamoci da dove proviene comandini.
Egregio, trattasi non di primum Inter pares ma primus Inter secessus.
Saluti.
L’arroganza e OMISSIS al potere. Stalin era un agnello rispetto a questo nuovo statista.