Caro Caronte / Caronte selvaggio / Non fare lo stronzo (…) Caronte ragiona / Ci fosse un bel ponte / Da Cagliari a Roma / Non avrebbe senso / Doverti pregare / Per farci partire.
Così scriveva e cantava Piero Marras nel 1980.
Oggi Mariantonietta Mongiu sull’Unione Sarda usa un’espressione forte per definire la condizione attuale dei sardi e del loro diritto alla mobilità e parla di “arresti domiciliari”. I sardi sono agli arresti domiciliari con questi costi di aerei e navi.
È vero.
Ma non solo siamo reclusi, siamo anche a numero chiuso, perché con i prezzi così alti per venire e andar via, i flussi truistici e quelli professionali progressivamente si riducono e la ricchezza prodotta diminuisce.
Il problema è però la sindrome dei senza-storia, di coloro che vivono i giorni come se i precedenti non ci siano stati e che quindi fanno una battaglia al giorno, e poi ne fanno un’altra l’indomani, e un’altra ancora dopo due giorni e si ricordano della prima solo dopo uno o due mesi e solo per celebrare la propria capacità predittiva o semplicemente cronachistica con il più scontato: “io l’avevo detto”. A che serve dire cose così gravi per un giorno e poi leggere L’Unione Sarda che un giorno turibola la Giunta e un altro la contesta sullo stesso tema? L’informazione non si fa con le montagne russe.
Oggi la vera notizia è che un comunicato della compagnia Ita Airwais dice la verità: era sbagliato nelle sue previsioni il decreto della continuità territoriale: «Ita Airways comunica che nel periodo 1 agosto – 3 settembre ha notevolmente incrementato la capacità offerta sui voli in continuità territoriale da e per la Sardegna, per rispondere al marcato aumento della domanda registrato su questi collegamenti. In particolare la compagnia ha programmato 222 voli addizionali rispetto a quanto previsto dal Decreto di imposizione degli oneri, di cui 141 su Cagliari (108 da/per Linate e 33 da/per Roma Fiumicino) e 81 sulla rotta Alghero-Milano Linate, offrendo complessivamente 36.800 posti incrementali rispetto al Decreto, di cui 23.300 su Cagliari (17.300 da/per Milano Linate e 6.000 da/per Roma Fiumicino) e 13.500 su Alghero».
L’Assessorato dei Trasporti della Regione Sardegna è inadeguato, e non da ora, a gestire l’emergenza trasporti e i bandi fatti male ne sono la conferma.
L’Assessorato è lo specchio del peggior vezzo sardo: vivere di orgoglio esibito e di incapacità praticata, la stessa che guidò, nel marzo 2019, il presidente Solinas, da solo, senza l’assistenza di un solo dirigente, a disdire la gara predisposta dall’assessore uscente Carlo Careddu senza avere non dico un’altra gara pronta, ma neanche uno straccio di idea alternativa.
Il nostro grande problema è l’orgoglio dell’ignoranza, un grandissimo tema educativo di grande impopolarità.
In campagna elettorale, più si è ignoranti e rozzi, più si è votati; più si è esplicitamente volpini, più si è rapaci dei redditi della politica perché privi di lavoro, più si è apprezzati; più si è capaci di gridare e meno di fare, e più si viene sostenuti. Poi, però, si devono fare i bandi e i nodi vengono al pettine e allora ci si mette a piangere e si vestono i panni dei questuanti, dei lamentosi della storia, degli autonomisti rivendicazionisti della grazia del più forte. Se potessi viaggerei in canoa piuttosto che trovarmi obbligato in questa melma.
Grazie Mario
Appu liggiu tottu u’a tirada e appu cumprendiu.
Porid essi ca est una chistioni de conca.
Oi, porid essi ca seu prontu.
Grazie
La Mongiu chi? Ah. Quella che con i riformatori-rastrellatori andava in giro a dire che con l’insularità avevamo risolto il problema dei trasporti. Adesso parla di arresti domiciliari. Mah.
Tranquilli, Solinas e Moro stanno per andare a Bruxelles e tutto sarà sistemato, ops mi sono sbagliato.
L’Unione Sarda at a tènnere de fàere is contos e torracontos suos, cun totu su pesu de sa responsabbilidade fache a sa Sardigna e is Sardos e no solu ca est un’Aziendha chi depet aguantare.
Ma is polìticos, de destra, de manca, de centru o de vattelapesca e de su corru mannu de sa furca, ite contu faent? Faent totus su contu de is apicaos a is partidos italianos bonos solu a foedhare de funes in domo de is impicaos po bìnchere a votos?
E is Sardos… (geo puru, lah!) ite seus, una marea de calledhos suta sa mesa chi apedhaus o imbauaus no si cumprendet si pregandho/pedindho o ca portaus buca… (buca, eja: limba no! Custu est seguru)
O totu cudhos chi mancu apedhant/imbàuant e no andhant mancu a votare (foras is màrtures in su letu o in carrotzella o in riformatóriu), ant pérdiu dónnia isperàntzia de cambiare calecuna cosa adderetu e ant pérdiu puru sa libbertade e responsabbildade chi càrrigat dónnia cristianu distintu de is animales, o no ischint mancu ite ndhe fàere ca no ischint mancu che pesci prendere e in cale logu si agatant e si ndhe afutint ibertandho solu a mòrrere faendho “carpe diem”?
Capaci di tutto e buoni a nulla – @marcopannella