I quotidiani di questi ultimi giorni (con una piccola eccezione oggi dell’Unione e un piccolo dubbio, subito fugato, sempre oggi, della Nuova) hanno prima annunciato un incontro tra la Ras e l’Ue a Bruxelles per oggi, 28 gennaio 2020, poi hanno cominciato timidamente a dire che l’incontro non era certo e infine hanno detto che è stato spostato.
Un tempo i giornalisti avrebbero verificato se e con chi era stato fissato un appuntamento a Bruxelles. Oggi non lo fa più nessuno.
Tuttavia, si possono fare delle verifiche e facendole scoprire che nessun appuntamento ufficiale era stato fissato.
Torniamo dunque ad antiche abitudini: menar tutti per il naso, dire e non dire, accennare e non affermare per poter sempre dichiarare di essere stati fraintesi. Una pessima e ricorrente abitudine che sta diventando una cifra identitaria del governo regionale, purtroppo possibile a causa dell’informazione al ruolo di smistamento dei comunicati stampa.
Il punto è che Solinas ha personalmente combinato un gran guaio contro la Sardegna nel marzo dell’anno scorso, perché ha fatto naufragare la continuità concordata da Careddu con la Ue (la quale, come ogni continuità varata, sarebbe ovviamente stata oggetto di ricorsi, in particolare da parte di Ryanair, ma aveva il merito di avere un’istruttoria pesante alle spalle, nella quale le indicazioni degli uffici della Commissione erano state rispettate) senza avere alcuna proposta alternativa pronta; poi ha passato un anno a fare propaganda pensando di vivere di proroga in proroga e ora si trova di fronte al rischio altissimo della fine della continuità territoriale.
Pochi capiscono (perché i giornali e le tv non lo spiegano, per l’obbligo di ridurre tutto a poche e banali parole – la figurina narcisistica che l’informazione sarda ha fatto dinanzi al nuovo arcivescovo di Cagliari nell’incontro con la stampa cattolica (??), mi è stata raccontata con toni da commedia dell’arte, con tutti i ruoli previsti che hanno perfettamente recitato a soggetto…) che la crisi della continuità territoriale nasce da arroganza e superficialità ideologica che spiego per l’ennesima volta in poche parole.
Quando la Giunta Pigliaru si insediò, la continuità territoriale di Cappellacci era in vigore da cinque mesi (dall’ottobre 2013).
A nessuno passò per la testa di revocare quella continuità territoriale, sebbene l’Ue già da allora sollevasse obiezioni sulla tariffa unica per residenti e non residenti. Allo stesso modo Soru, quando si era insediato nel 2004, non aveva pensato minimamente di disdire la continuità di Floris.
Sia Pigliaru che Soru usarono il tempo della vigenza del contratto precedente per elaborare una nuova proposta (Deiana pubblicò la sua un attimo prima di dimettersi da assessore, la quale poi impattò non sull’UE ma sul mercato, con la crisi simultanea di Alitalia e Meridiana). Invece Solinas, anziché tener duro sulla proposta Careddu ormai definita e poi lavorare su un nuovo regime, ha investito, alla democristiana di antico regime (c’era un tempo anche, piccola piccola, una Dc autenticamente riformista), sulla lunga durata della deroga concedibile al precedente regime, che era il suo e di Cappellacci, e poi si è cullato sugli annunci e sulla propaganda.
Oggi l’Ue ha stretto il cappio intorno al pavone pigro e avventato e la Sardegna è nei guai.
Raccontare questa storia banale banale, ma vera, non dovrebbe essere compito mio, ma dei giornalisti. Invece, ci troviamo di fronte a chi abbocca alla panzana della riunione del 28 gennaio, poi spostata a febbraio. Che dire? Resistiamo, in pochi, ma resistiamo.
… candho si narat “menare il cane per l’aia”, o “prendere la gente per il sedere”!
Depet èssere gai chi cambiant sas cunditziones disastrosas de sos Sardos…
De turistas e àteru ndhe amus a pèrdere de seguru, ma de fràigos ndhe amus a tènnere in prus a los lassare líchidos e sighindhe a intzimentare su logu cun su machine de su “Piano Casa”.