Ho sempre difeso il servizio pubblico e sempre lo difenderò, ma non posso tacere di non riuscire più a guardare un telegiornale Rai.
Ho un motivo etico e estetico per farlo: conosco la differenza fra informazione e dichiarazione. Invece, da un po’ di tempo, sono costretto a sentire parlamentari, ministri, presidenti del consiglio, segretari di partito, manager e attori, fare dichiarazioni studiate a tavolino, buttate giù a memoria, falsamente raccolte per strada, con politici che guardano nella telecamera come il più scafato dei presentatori televisivi, bilanciate da altre dichiarazioni di segno opposto, in nome di quella par condicio che si traduce ormai in un coretto di voci dissonanti prive di senso, senza informazione.
Perché se la Meloni esce da Palazzo Chigi, per far visita a un gazebo Coldiretti che nessuno sano di mente può pensare improvvisato, mi debbo sorbire una sua dichiarazione scontata, banale, accattivante e seduttiva, preparata e ben studiata, sulla carne sintetica? Se devo andare a teatro, pago e ci vado e sto al patto fra me e l’attore. Ma i politici attori sono brutti, falsi, sporchi e cattivi e mi guastano la digestione.
Perché devo essere costretto ad ascoltare le dichiarazioni dei protagonisti?
Io non sono interessato a sapere che cosa essi stessi dicono di sé; sono interessato a capire che cosa della loro attività mi abbia riguardato come cittadino e come spettatore. È diverso. Faccio un esempio per capirci.
Nei giorni scorsi il dichiarante era Boccia.
Ha detto cose banalissime e inutili. Perché sono stato costretto a ascoltarle nonostante non significassero nulla? Perché lui è tornato al potere e il possesso del microfono è il suo status symbol. Il mio potere è mandarlo al diavolo, intaccare il suo narcisismo e cambiare canale.
Perché, nelle rubriche culturali, devo essere costretto a sentire recensioni di libri debolissimi di pagina quanto forti di edizione, con allegata e insopportabile intervista all’autore?
La Rai è diventata un microfono, una funzione senza cervello, senza cultura, esteticamente inguardabile perché, come diceva Guglielmi, la cultura non è l’esistenza, è una forma dell’esistenza e tutte le forme, per essere bene intellegibili, hanno bisogno di verità, grazia e ragione.
I cronisti di politica si distinguono dagli altri colleghi per due caratteristiche in particolare: 1. schiena dritta e altezza regolabile, requisiti essenziali per una buona asta da microfono; 2. servizio auto-tune, per correggere stecche, stonature e altre imperfezioni del cantante di turno e farlo apparire sempre intonato.
Tutto vero, ma se dalla RAI passiamo su Mediaset viene quasi da piangere. Ieri mi sono imbattuto per caso nel TG4 delle 19 e solo dai titoli mi è venuto il voltastomaco: solo elogi sperticati della premier e dell’azione del suo governo, nulla su ciò che succede nel mondo, un vero cinegiornale di regime.
Tutto vero. Però la scoperta dell’acqua calda. L’informazione RAI è sempre stata così, e sempre lo sarà finché a governarla saranno i partiti politici.
Grazie Professore, dobbiamo, con costante rigore e metodo, capire come queste persone o organizzazioni hanno influenzato e continuano ad influenzare le nostre vite. Solo così potremo meglio comprendere il mondo che ci circonda e avere una matura consapevolezza delle conseguenze delle loro azioni e anche della loro – nostra inazione.
È il gioco del potere e quindi di chi lo esercita. Prima c’era una sorta di “manuale Cencelli” applicato all’informazione del servizio pubblico, adesso neanche quello. E quando non ci sono i contrappesi c’è un problema ulteriore. Assistiamo in tv alla pantomima dei direttori dei giornali che, raccontando sistematicamente e al limite della decenza, la loro “verità”, si prostrano ad una politica “scadente”, priva di valori e di pensieri nobili. Politici che rispondono solo a se stessi ad al loro egocentrismo, e per questo paladini del nulla.
che dire poi della “marchetta” giornaliera di Rai Regione in favore del ministro di turno ???
Per fortuna quelli di Rai3 Sardegna sono dei geni.
Sottoscrivo tutto e aggiungo che il peggiore, come contenuti e per come vengono esposti, è Rai 2.
A malincuore devo anche aggiungere che altrettanto straziante è il TGR: sorvolando sui servizi, di giornalista che sappia leggere ne salvo una.
Purtroppo non solo i Tg nazionali, anche la “finestra” informativa regionale è oscurata da tempo, intossicata anche da pelose incompatibilità. Di oggettivo ci sono solo i casi di cronaca nera,. la cronaca e l’informazione politica non esiste, solo veline propalate con il microfono in bocca., senza dignità. Ma il peggio lo si sente nella tv dei sardi (diventata da anni il gazzettino di sagre e eventi sportivi), dove addirittura le domande dei cronisti “schiena dritta” contengono anche la risposta ruffiana e accondiscendente.
Vero. Ho smesso anni fa di guardare questa e altre vetrine.
E alla prossima: RAI Sardegna, ovvero della lettura dei giornali di avantieri…..