di Paolo Maninchedda
Riepilogo alcune cose, così magari riesco a dirle con più calma.
Ho lottato molto per l’essenzialità delle centrali sarde, sia nel passato che nel presente.
Mi limito a riepilogare ciò che ho fatto negli ultimi mesi.
Questi i titoli dei miei interventi, in ordine cronologico:
Grandi idee per non essere travolti dal quotidiano
Grandissima fregatura energetica per la Sardegna
Attenzione ai primi di settembre
Terna volpina ci riprova: la Sardegna fregata invitata a ringraziare. Pericoli scampati e pericoli da scampare
Terna ci riprova. Tirrenia si prepara. I monopòli di Stato giocano a Monòpoli
L’Enel chiude le centrali. Al loro posto? Grandi magazzini, industrie automobilistiche, piante grasse e razzi spaziali
Energia-essenzialità: la Sardegna manifesta, l’Italia decide
Oggi Terna ha pubblicato l’elenco degli impianti proposti all’Autorità per l’energia per il regime di essenzialità. Ottana e la centrale Enel del Sulcis non ci sono. In Sardegna rimane solo Assemini e forse è possibile un ripescaggio per Porto Torres. Il Governo Italiano non ha fatto nulla sulle servitù militari, nulla sulla chimica verde, nulla sulla metanizzazione, nulla sulla fiscalità di vantaggio, nulla sulla Lingua, ecc. ecc. Eppure, ora, con una sua controfigura che è Terna, spegne un pezzo di industria sarda. Qualcuno ha ancora dubbi sulla storica, antropologica, innata, slealtà dello Stato italiano? La risposta a queste cose non dovrebbe essere l’ennesimo negoziato, ma il Consiglio regionale che vota all’unanimità l’indipendenza della Sardegna.
Ora io sono stanco di combattere da solo, dico solo che questi temi rivelano quanto sia decisivo il tema del ‘chi decide per noi’, che poi è il tema dell’indipendenza. Il vecchio teorema che vuole che l’indipendenza sia un tema politico astratto, ideologico, lontano dai bisogni e dai problemi economici, oggi ha l’ennesima smentita. L’autodeterminazione è decisiva non solo per la felicità ma anche per il pane.
Terna governa sulla Sardegna in nome della sovranità italiana. A chi piace, se la tenga. Io la combatterò finché campo. Chiedo solo ai consiglieri regionali, ai parlamentari, ai partiti, di farsi la domanda sul tema di ‘chi decide per noi?’, di darsi la risposta e dopo di dare un senso vero al loro mandato.
Io nel frattempo e visti gli ultimi interventi ripropongo a lei Dott. Maninchedda, a tutti coloro che visitano il suo bellissimo blog (spazio fondamentale di incontro), la politica locale Nuorese, Sindacati, Operai, Managment delle aziende interessate, di fare un incontro pubblico. Un tavolo di confronto per unirci e trovare le soluzioni migliori per tutti ovvero: Essenzialità con Chimica in Marcia! Azioni e soluzioni!!
Evidentemente il Sig.Asuni ha un punto di vista lontano dalla realta’ dei fatti, ma del tutto rispettabile visto la sua importanza nello scacchiere sindacato-industriale.
Ora non vorrei essere arrogante ma bensi’le parole che scriverò sono supportate da verbali ect ect….questo per dare agli utenti una visione completa.
La DOW ha percepito denari pubblici,dove sta l’eresia?
Essendo un ex quadro della multinazionale statunitense ho vissuto a pieno l’esperienza e oltre ad ammodernare gli impianti PET aveva in primis investito capitale privato in una politica ambientale e di sicurezza del lavoratore fuori da ogni logica capitalistica.
L’Accordo di programma è stato siglato il 14 luglio 2003 tra Governo, Regione, aziende
chimiche, enti locali e organizzazioni sindacali.
Concluso a fronte di una forte emergenza delle aree di specializzazione del comparto
chimico, è considerato una importante conquista delle parti sociali ed economiche della
Sardegna.L’ammontare del finanziamento a Equipolymers jv DOW
è di € 36,3 per un investimento previsto di milioni di
€ 89,9.
L’investimento è ormai ultimato e garantirà il mantenimento degli attuali 122 posti di lavoro.
Questo investimento fu fatto per ottimizzare i costi e rendere competitiva la filiera sarda del PET e garantire una stabilità socio-economica al territorio.
L’epilogo non è stato generoso nei confronti delle maestranze visto che a minare il proseguimento dell’esperienza DOW si è contrapposta la politica energetica del gruppo Clivati applicando tariffe fuori dal mercato nazionale.
Un piccolo memorandum:
In data 09 gennaio 2007 è stato firmato tra la Presidenza della Regione, gli Enti Locali, le
OO.SS e la società Ottana Energia S.r.L. un accordo che garantisce:
– la riconversione della centrale che con l’arrivo del metano verrà trasformata in una centrale
a ciclo combinato da 200 M
W;
– il mantenimento degli attuali livelli occupativi (117 dipendenti) della centrale;
– l’erogazione delle utilities
e il mantenimento degli attuali prezzi alle imprese localizzate nel
sito industriale.
La riconversione verrà definita attraverso un contatto di programma che prevede:
Fase 1 –
utilizzo del carbone liquido e/o olio combustibile sino all’attuazione della fase 2;
Fase 2 – repowering
e installazione di elettro-generatori alimentati a olio vegetale con creazione di una nuova filiera agro-energetica locale.
Il nome del progetto si chiama Biopower e Solarpower due entità che dovrebberò garantire all’interno del sito produttivo di Ottana una politica energetica sostenibile e il bilancio confluirlo alle perdite di Ottana Energia così da rafforzare la simbiosi chimica-energia.
La DOW per far fronte al gap energetico proponeva alle varie istituzioni la creazione attraverso capitale privato di un’impianto di cogenerazione per autogestire energia e utilities ma sfumò per motivi ancora sconosciuti.
Quindi in conclusione l’unità è giusto manifestarla per l’essenzialità ma sarebbe stato positivo compattare il fronte politico anche per salvaguardare TUTTE le realtè produttive.
ci vogliono ridurre alla fame per poi costringerci ad accettare (per fame) lo stoccaggio delle scorie nucleari?
Concordo pienamente con Roberto. Sarebbe veramente bello approfondire il discorso, ma non basterebbe il blog.
Per Giorgio invece, condivido alcune cose scritte non sicuramente i motivi del disimpegno di Dow Chemical a Ottana.Le battaglie fatte per tenere le aziende dentro il sito sono state tutte giuste e sacrosante.Tu sicuramente ne hai fatto e te ne do merito, ma per Ottana ricordo in maniera Cristallina, la situazione di costri di utilities ed energia che imperversava nel sito. La Dow Chemical aveva chiesto in tutti i modi di calmierare e controllare la voracita’ delle tariffe elettriche dentro il sito, con il risultato di non essere mai ascoltata.
Sarebbe bastato che politica e forze sociali si sedessero attorno ad un tavolo e spiegassero un semplice vecchio concetto dell’economia.
Ovvero la Dow Chemical era un agnello che andava tosato, non sgozzato!
Ecco ora il risultato ! La chimica praticamente chiusa, rimangono solo centrale e panneli fotovoltaici.Giorgio, tu lo sai meglio di me e meglio di molti altri, se non riparte subito la chimica, in un modo o nell’altro e’ finita per tutti.
Sono d’accordo con il Pensiero dell’Assessore, Paolo Maninchedda. Però, ad onor del vero e per onestà intellettuale, si dica un’altra grande verità. Ossia che l’incentivo è un calmiere utile a compensare il produttore di energia elettrica dei minori ricavi in quanto, almeno su Ottana, non risponde a vero essendo provato che gli operatori economici insediati sul sito hanno lamentato per anni prezzi eccessivamente alti, sussistendo in fatto situazione di monopolio. Uso il participio passato perchè da un anno circa l’unico stabilimento in produzione è quello di Ottana energia SpA. Come dire, una produzione energetica fine a se stessa. Di converso risulta l’amara constatazione che per la committenza non vi sarà alcun aggravio su costi di produzione.
Concordo: l’Unità fà la forza!!!
La risposta unitaria che si è messa in campo per contrastare l’ennesimo attentato all’apparato produttivo sardo da parte di Terna SpA e dell’Autorità per l’Energia e il Gas è un grande valore senza sè e senza mà!!!
Ledda permettimi di aggiungere al tuo commento anche una mia riflessione: la Down Chemical è andata via da Ottana senza alcun tentennamento subito dopo la grande crisi del 2008/2009, perchè annunciò alle OOSS, al Governo e alla Regione Sarda che ottana non rientrava più nei suoi interessi e mise le chiavi sul tavolo, come si suol dire.
Aveva preso decine di milioni di soldi pubblici provenienti dall’ Accordo sulla Chimica Sarda del 2003 per riammodernare l’impianto di Polimerizzazione, investimento utile al mantenimento del ciclo del PET, nonostante questo ci ha mollato impianti e lavoratori senza colpo ferire.
Un altro attore americano nel 2005 ha fatto la stessa cosa per la Centrale Termoelettrica, si presentò davanti al Governo e disse: tenetevi le chiavi della Centrale di Ottana io vado via.
in tutti e due i casi le lotte unitarie dei lavoratori e delle loro Organizzazioni Sindacali hanno salvato quei posti di lavoro e le produzioni di quegli impianti.
Ricordo ancora quel periodo, incontri su incontri al Ministero col Dr Borghini per trovare la soluzione che scongiurasse la fermata della Centrale, la lotta ha scongiurato quel disastro e costretto il Governo e la GR Sarda a trovare un imprenditore che si sostituisse agli americani, non c’era la fila dei cavalieri bianchi disponibili a cavalcare su quel terreno.
Il Governo trovò la soluzione convincendo la Famiglia Clivati a prendersi la Centrale e si firmò il salvataggio in sede meinisteriale col Governo, rappresentato da Dr Borghini, la Regione rappresentata dall’Assessore all’Industria dottoressa Rau e le OOSS della Sardegna Centrale e di categoria Regionale.
Sono passati 10 anni e credo si sia fatto un bel lavoro.
Stesso film con stessi attori americani nel 2010, anche in quella occasione le lotte unitarie hanno impedito che la filiera del PET morisse per decisione degli americani, riuscendo a convincere la Joint-venture Clivati-Indorama a prendersi gli impianti mollati dalla Dow Chemical, altro che lasciati andare, loro hanno messo le chiavi sul tavolo e sono andati via dall’oggi al domani.
Dove stà l’errore commesso?
La verità che non si vuole dire è che oggi impera in Sardegna e nel Paese una avversità preconcetta nei confronti delle attività produttive, c’è un proliferare di teorie economiche e sociali prive senso pratico e partiti del no a tutto a prescindere, in nome talvolta di un ambientalismo ideologico.
Di questo la politica si alimenta senza accorgersi che stiamo ogni giorno di piu’ precipitando nella povertà, nell’egoismo e la società perde ogni giorno di più la speranza di risollevarsi.
Dobbiamo combattere uniti per sconfiggere questo fatalismo imposto da un liberismo che nell’ultimo decennio ha prodotto solo fame e impoverimento per moltissimi e arricchimento per una nicchia oligarchica mondiale sempre piu’ ricca.
C’è un disegno che fà avanzare tutto questo e anche la decisione assunta da Terna rientra nella logica di questo disegno: togliere alla Sardegna la base per rivendicare sviluppo produttivo, la base per qualsiasi progetto passa dal possedere in autonomia il governo della produzione e della distribuzione di energia, lo spegnimento delle centrali portano alla morte definitiva di ogni speranza di ripresa produttiva in Sardegna.
Si Luigi, concordo con te. Occorre essere uniti e forti.
Lo dice una persona che crede nel nostro popolo e nella nostra storia. Però ci sono dei dati di fatto che non possiamo ignorare.
La vicenda Terna, in particolare Ottana è figlia di scelte sbagliate. Di politiche industriali misere e piccole. Ti faccio solo un esempio. Aver fatto “scappare la DOW CHEMICAL COMPANY da Ottana” è stato un errore terribile, imperdonabile. Per 15 anni avevano dato lavoro, sviluppo, crescita, nel rispetto dei lavoratori e delle regole. Li doveva intervenire la politica.
Capire le ragioni di tale disimpegno e provare in tutti i modi a bloccarlo.
Ora ci si aggrappa a Terna, sperando di far passare la storiella che le centrale elettrica è Essenziale per la rete elettrica Sarda.
Terna lo ha detto chiaramente e lo ha provato tecnicamente:
Ci sono i mezzi tecnologici per superare il problema Essenzialità in Sardegna.
I mezzi del mondo della Tecnica, che Terna usa al 100%, come qualunque azienda commerciale.
Facciamocene una ragione e studiamo per la Centrale di Ottana le soluzioni affinchè cammini con le sue gambe. Come qualunque società commerciale. Deve fornire vapore e servizi alle aziende del sito industriale. Quindi bisogna far ripartire l’azienda che già c’è “Ottana Polimeri” e creare un ambiente per portarne altre.
Bisogna farlo tutti uniti, affidandosi a progetti seri e imprenditori capaci.
La politica può fare molto, moltissimo, qui può intervenire,può creare una zona con sgravi fiscali, ridurre il gap infrastrutturale, selezionare gli investimenti ecc.
E noi, il Popolo Sardo possiamo e dobbiamo aiutare tutti uniti questo percorso.
Esatto. Proprio esempi calzanti, se se ne vuole parlare con competenza e magari fuori dall’anonimato.
…. Stiamo arrivando ad un bivio? Se il problema e la soluzione sono il voto, votiamo. Mandiamo Un messaggio, un segnale con il voto. Ma il vero problema qual’e’?? Se pensiamo che con il voto si riesca ad ottenere qualcosa be sarebbe illusorio, anche perché allo stato delle cose in molti non andrebbero al voto e buona parte dei votanti non voterebbe a favore dell’indipendenza di una Sardegna sovrana. E si, molte persone non sono pronte itelletualmente, hanno paura dell’indipendenza. Ed i partiti italiani tramite i nostri compagni sardi farebbero campagna contro. Bisogna fare propaganda in tv, sui giornali essere più presenti e preparare le persone, vedi salvini e’ presente in tutti i programmi tv di tutte le reti, la lega e riuscita a creare circoli anche in Sardegna , non me lo sarei mai aspettato eppure e cosi. Più congressi assemblee per spiegare alle persone cos’e. Il sardismo, gruppi di persone preparate che si fanno la Sardegna in lungo ed in largo senza tralasciare i piccoli centri. Leggo quasi tutte le tue recensioni Paolo, ma leggo anche quelle di devias, di sale, cosi come quelle di cinque stelle, ma anche di Michele Piras, essendo una persona di sinistra, e mi chiedo cosa e che vi divide politicamente se tutti avete lo stesso pensiero? L’unione fa la forza, e la Sardegna ed il suo popola a bisogno di tanta tanta forza per riuscire a salvare il salvabile, quel poco che ne sta restando, ogni giono che passa sprofondiamo sempre più in una crisi che difficilmente e con molta fatica se ne uscirà Fuori…. Dovremo faticare più del nord Italia per uscirne con risultati inferiori se paragonata alla loro crescita. Questo e il mio pensiero. Che non e distante dal pensiero di molti sardi. Saluti luigi.
Quindi i rallentamenti sulla metanizzazione sarda,il turismo a corrente alternata,le difficoltà dell’agroalimentare, la scarsa competitività dell’apparato industriale e il dietrofront su di Matrica,la trident juncture ect ect…si semplifica con la mancata indipendenza?
Per Vale Tutto: io sono sicuro che la questione ‘Chi decide per noi’ è decisiva. Viceversa, ripercorrere senza porsi questa domanda i meandri degli aspetti tecnici di ogni vicenda significa scegliere di giocare sempre con una mano e un piede legati.
La Ras e in generale le forze politiche e sociali sarde dopo un’anno circa dall’ultimo incontro al Mise quale strategia industriale hanno progettato? Ovviamente nessuna!!Solo slogan propagandistici.
L’allora vice ministro De vicenti (riferendomi all’incontro sopra citato) a scanso di equivoci era stato chiaro e vi riporto testuali parole
“Il Vice Ministro ha ripreso brevemente la parola per sottolineare come il Governo condivida pienamente l’esigenza di dare un futuro al sito industriale e ai lavoratori di Ottana. Proprio per questo ha invitato tutti a ricercare soluzioni realistiche: fermo restando l’impegno del Governo a favorire e accelerare i progetti di metanizzazione dell’isola, è chiaro che i tempi della metanizzazione non possono che andare ben oltre qualsiasi ipotesi di prolungamento del regime di essenzialità. Serve quindi una soluzione diversa”
Qual è stata la soluzione diversa Assessore?
Continuo con le parole testuali di De vicenti “Ha comunque ribadito che difficilmente lo strumento dell’essenzialità può essere la soluzione del problema, se non altro per questioni di tempo: l’essenzialità rischia di esaurirsi ben prima della realizzazione del progetto di metanizzazione dell’isola”
Siamo sicuri che l’indipendenza sia’ la medicina giusta per risolvere il gap strutturale e industriale della Sardegna?
Forse con un pizzico di buon senso sarebbe opportuno rilanciare l’intero settore industriale-manifatturiero sardo con strumenti tangibili e non recriminare sulle spalle di Terna.
Salve!
Ci ritroviamo sul blog dopo pochissimo tempo!
Scrivo poche righe solo per lanciare una proposta!
Per quanto riguarda Ottana e la concessione dell’ Essenzialità, si potrebbe organizzare un incontro pubblico con gli Amministratori locali, la Direzione Aziendale di Ottana Polimeri e Ottana Energia (cioè la stessa), gli operai dell’indotto già falciati via, gli operai di Ottana polimeri più Ottana Energia, (in parte gli stessi, circa 10). Ovviamente anche i Sindacati (dimenticavo)..
Credo che ci sarebbe un bel po da parlare:
Tema dell’incontro propongo “La verità su Ottana!”.