La mia candidatura è stata voluta e sostenuta dalle persone che ho assistito legalmente in tanti anni di vertenze per il lavoro, contro licenziamenti ingiusti e vessazioni di ogni genere, contro procedure di mobilità truffaldine, avviate senza che nessuna attenzione sia stata prestata nei confronti di onesti dipendenti estromessi dal lavoro a 40 anni senza riguardo e lasciati nella disperazione.
Oggi in tanti si riempiono la bocca di belle parole, snocciolano dati e fanno demagogia parlando di Centri per l’Impiego e di occupazione, ma dov’erano costoro quando, in totale solitudine, conducevamo difficili battaglie e i nostri conterranei Sardi, padri e madri di famiglia, venivano stritolati, lasciati nelle grinfie delle multinazionali saccheggiatrici e licenziati dopo tanti anni di lavoro sul fondamento di una pseudo-crisi ormai abusata e sin troppo strumentalizzata dai soliti noti.
Cosa dire di quelle aziende che hanno ben pensato di cavalcare l’onda della crisi per continuare ad accumulare ricchezza attraverso una serie di sottili e spregiudicati stratagemmi.
In che modo ? Ora illustro i diversi passaggi:
1) apertura di una procedura di mobilità ai sensi della legge n. 223/91 (procedura di licenziamento, così rubricata dopo la riforma Fornero;
2) licenziamento dei dipendenti per crisi aziendale o per esuberi tecnico-strutturali, cd. motivo economico;
3) iscrizione dei dipendenti licenziati in esubero nelle liste di mobilità;
4) pagamento della relativa indennità da parte dell’Inps (sino a qua, grosso modo, tutto in linea con l’iter previsto, salve le doverose distinzioni riguardanti le dichiarazioni di crisi fittizie e truffa che costano allo Stato milioni di euro dei contribuenti).
Ma veniamo alla trovata !
5) finanziamento con incentivi pubblici e costituzione di una nuova S.r.l. di comodo ovviamente, attraverso fiduciari della società madre sedicente in crisi, che ha dato avvio alla procedura di mobilità;
6) assunzione alle dipendenze della predetta società di comodo, direttamente dalle liste di mobilità, di quei dipendenti licenziati dalla società madre, con conseguente fruizione da parte di quest’ultima dei relativi sgravi fiscali e benefici contributivi;
7) distacco di questi dipendenti, neo assunti, dalla società di comodo all’originaria società madre che in precedenza li aveva licenziati per crisi aziendale o esubero tecnico- strutturale.
Il cerchio è chiuso! Quei dipendenti che poco tempo prima erano a totale carico dell’azienda sedicente in crisi e dalla stessa licenziati perché dichiarati in esubero, eseguono di fatto la loro prestazione per il medesimo datore di lavoro che così, senza oneri e a costi ridotti, continua ad accumulare utili e ad arricchirsi mentre nessuno batte ciglio.
Lo Stato paga e chi dovrebbe vigilare dorme !
Chi oggi fa propaganda elettorale, parla di Centri per l’Impiego e continua a giocare sulla pelle dei lavoratori dove si trovava in tutti questi anni?
Gianni Benevole Capolista Provincia Cagliari – Partito dei Sardi – Pigliaru Presidente.
Attraversavo un periodo molto difficile della mia vita: lottavo con gravi problemi di salute e mi accorsi che dovevo tutelare anche il mio posto di lavoro. Perché a nessuno importava qualcosa, ero solo un numero e non più al 100%. Fui licenziata!
Dopo alcune consultazioni incontrai fortunatamente Gianni Benevole che da subito prese a cuore la mia storia che ancora oggi porta avanti con professionalità, onestà, umiltà e grande forza. Anche lui ha vissuto in prima persona le vessazioni della grande distribuzione.
Ho accolto la sua candidatura con grande entusiasmo perché vorrei che in tanti conoscessero GIANNI BENEVOLE: è una persona SPECIALE.
L’ho visto battersi nelle aule del tribunale per i diritti di noi lavoratori come in pochi fanno, vorrei tanto vederlo in consiglio regionale lavorare per noi popolo SARDO.
Pregevolissimo, volevo segnalarti anche un altro metodo per arricchirsi. La società mette in CIG i suoi lavoratori e chiama una impresa d’appalto che fa esattamente le stesse cose dei lavoratori messi in CIG. Il meccanismo è semplice e permette all’imprenditore di arricchirsi sulle spalle dello stato e sulla pelle dei suoi dipendenti. Che dire se poi questa pratica la esercitano le aziende regionali?….