di Paolo Maninchedda
Ieri l’Agcm ha pubblicato il parere su Abbanoa già notificato e divulgato due mesi fa in Sardegna. Però, la pubblicazione è stata ritenuta da un giornale su due una nuova notizia, tale da determinare l’apertura dell’Unione Sarda di oggi. Il caso merita attenzione perché spiega come funziona l’informazione nel mondo delle post verità (che è comunque un mondo dove i giornali che dopano le notizie vendono sempre di meno).
Succede che un tempo i giornalisti andavano a verificare le notizie. Prima verifica da fare: la notizia era vecchia o nuova? Era vecchia. Quale era la novità? La pubblicazione sul bollettino dell’Agcm. In sostanza L’Unione Sarda ha dato la prima pagina e il titolo di apertura a una notizia che ha lo stesso peso della pubblicazione sul Buras di un avviso già noto e divulgato.
Sul merito della vicenda, né due mesi fa né oggi i lettori sono stati messi nelle condizioni di capire di che cosa si tratta, giacché nei mesi scorsi due Autorità della Repubblica italiana, Anac e Agcm, che si erano già pronunciate in passato su Abbanoa assentendo tutte le procedure messe in atto dai governi regionali precedenti, si sono interessate della società dicendo l’una l’opposto dell’altra. Si tratta di cavillose questioni di diritto (che peraltro riguardano scelte operate dai governi regionali precedenti quello attuale) che gli avvocati hanno trattato e risolto nelle sedi appropriate, tuttavia vengono semplificate a ridotte a una sorta di processo di piazza che, come è ben noto, non sono mai né giusti né veritieri.
La questione politica, poi, è ai limiti del ridicolo. Esiste una legge regionale, voluta e votata liberamente dal Consiglio regionale, che prevede che la Regione, autorizzata dall’Unione Europea e dall’Autorità di Vigilanza, provveda alla capitalizzazione della società e poi scenda al 49% del capitale. La capitalizzazione della società finisce nel 2017, cioè quest’anno; dal 2018 la Regione scenderà al 49% come i legislatori hanno voluto che fosse.
La Regione è legittimamente nel capitale di Abbanoa, per previsione di legge e per coerenza degli atti amministrativi dei governi regionali precedenti. Pochi ricordano che vi confluì l’Esaf, con le sue reti e ei suoi acquedotti. Pochi hanno letto importanti sentenze dei tribunali di mezza Italia. Non solo: la Regione è l’unico azionista che ha capitalizzato la società con 182 milioni di euro. Quando divenni assessore, nel marzo del 2014, la società era di fronte al tribunale fallimentare e lo era perché il sistema delle interdizioni reciproche aveva bloccato il processo di capitalizzazione. Io ricordo perfettamente quei giorni durissimi durante i quali l’unico che mi stette vicino fu il Presidente della Regione; per il resto, i fallimenti degli anni passati rimanevano tutti senza autore, erano anonimi.
L’anno prossimo il ruolo della Regione diminuirà sensibilmente, ma occorrerà anche certificare il percorso svolto, in modo da distinguere le responsabilità da quel momento in poi. Questo triennio ha risultati misurabili a fronte di responsabilità assunte con coraggio e trasparenza. Spero che dal 2018 non si ricrei quella nebulosa di responsabilità equivoche, di passaggi del cerino, di atti di pianificazione fatti non sui numeri ma sui sentimenti, che hanno portato il Gestore nelle situazione precedente il 2014. Spero, ma temo invece che non sarà così e che si sprecherà l’azione di risanamento e di riordino, certamente dura, faticosa, imperfetta e perfettibile, che abbiamo realizzato. Tuttavia chi lo vorrà fare, chi vorrà nuovamente superare l’opportuno confine tra politica di indirizzo da un lato e gestione dall’altro, lo dovrà fare lasciando le impronte digitali, perché alla fine del processo di capitalizzazione la Regione certificherà i suoi risultati e lo stato di consistenza esistente al termine del triennio di risanamento.
Comments on “Su Abbanoa un petardo a scoppio ritardato e un assalto prossimo venturo”
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Succederà come è successo con l’aeroporto di alghero. Prima i comuni (e la provincia) fanno di tutto per cacciare la regione dalla compagine sociale. Poi, quando ci riescono, pretendono che comunque la regione ripiani i buchi di bilancio
Tutti i giornalisti sono, per via del loro mestiere, degli allarmisti; è il loro modo di rendersi interessanti. (filosofo tedesco del XVIII° secolo)