La solitudine è la tematica di questo piccolo film di Uberto Pasolini, produttore qualche anno fa del film Full monty e regista di Machan. La storia di John May (Eddie Marsan), grigio e solitario impiegato comunale che ha come compito la ricerca dei parenti di persone morte in solitudine. Un lavoro che fa con dedizione e abnegazione, tanto che quando non trova nessun parente è lui che organizza e presenzia, scrivendo i testi e scegliendo le musiche per il funerale.
Il nuovo responsabile dell’ufficio giudicando questo lavoro inutile e improduttivo decide di licenziarlo. John chiederà però di occuparsi di un ultimo caso, quello di un suo vicino di casa, Bobby, alcolista che non conosceva, ma che lo tocca. Si metterà in viaggio alla ricerca dei parenti, e l’incontro con la figlia di Bobby gli farà assaporare la vita, magari bevendo insieme una cioccolata al bar.
Still life: natura morta, ma anche ancora in vita è un film che commuove, ed è un antidoto a quelle che è il male di questo mondo: la solitudine. Pasolini, regista italiano che vive in Inghilterra non è parente del poeta, scrittore e regista Pier Paolo, ma ha fatto suo un grande insegnamento del regista Friulano che diceva: “Fare cinema presuppone il possesso di una grande virtù, la carità. Chi non si sente caritatevole, chi non nutre comprensione per tutti gli uomini, lasci stare il cinema”. Uberto Pasolini si è ricordato di questa lezione girando questo piccolo gioiello.
Regia Uberto Pasolini, con Eddie Marsan, Joanne Frogatt, Karen Drury
MC
Ho visto il trailer, che certamente non rende giustizia alla visione dell’intero film che mi riprometto di vedere. Ciò che mi ha colpito, sono le parole dette dal regista durante una intervista:
“… Mi sono messo a riflettere sulla solitudine e sulla morte e sul significato dell’appartenenza a una comunità e di come la consuetudine del buon vicinato sia ormai scomparsa per molti di noi. Mentre scrivevo la sceneggiatura mi sono sentito in colpa di non conoscere i miei vicini di casa e la mia comunità locale. E per la prima volta sono andato alla festa di strada del mio quartiere, sentendo il desiderio di partecipare a quel piccolo tentativo di creare un legame tra vicini.”
Mi fa venire in mente il concetto che espresse un filosofo sull’uomo, dicendo che l’uomo è passaggio e tramonto; la sua grandezza sta nell’essere un ponte e non uno scopo ed è questo che in lui si può amare.
E i ponti ritornano… Sono gli stessi ponti evocati da Franciscu e Paolo quando scrivono: “Dunque, continuiamo a costruire ponti, per il bene della Sardegna e dei sardi, prima ancora che per il bene del Partito dei Sardi. Perché dalla disgregazione della nostra società ci perdiamo tutti.” https://www.sardegnaeliberta.it/costruiamo-ponti/