Ciò che sta accadendo alla Lega per la diffusione dell’audio di una conversazione tra un membro dello staff di Salvini e rappresentanti russi su questioni petrolifere ed energetiche è solo un rimbalzo americano di un’inchiesta già pubblicata dall’Espresso.
Ma ciò che è più importante è che non pochi siti che seguono la politica estera già ieri segnalavano che Putin, da buon ex ufficiale del KGB, odia i tradimenti, come recentemente dichiarato al Financial Times: “Il tradimento è il crimine più grave possibile e i traditori devono essere puniti. Non dico che l’incidente di Salisbury sia il modo in cui farlo… ma i traditori devono essere puniti“. Fatto è che dopo la svolta americana di Salvini sono stati diffusi audio di ottima qualità. Un caso? Manco un poco.
I Servizi di intelligence, oggi come ieri, fanno questo di mestiere, inguaiano i polli, quelli che si muovono su uno scenario bellico, come è l’area euroasiatica, come se si trovassero al circolo di bocce, dove un giorno prendi un caffè con Tizio e il giorno dopo con Caio.
L’altra caratteristica dei servizi è non fare mai le cose direttamente, meglio se attraverso l’avversario naturale dell’obiettivo ma attraverso il suo migliore amico. I leghisti, che pensano che tutto al mondo sia retorica, manipolazione, annuncio e ripresa, lealtà pubblica e tradimento privato, hanno avuto un piccolo assaggio di che cosa vuol dire essere ondivaghi in politica internazionale. I leghisti sardi, quelli che in quattro mesi non hanno tirato fuori una sola idea in grazia di Dio sulla sanità sarda, quelli che si preoccupano delle guide rosse per gli sceicchi arabi negli ospedali sardi e non delle liste d’attesa, dei condizionatori rotti, dei medici mancanti, delle strutture pubbliche ai limiti dell’agibilità, i leghisti sardi sono complici dei leghisti lombardi in questo farsetta pericolosa di giochini su petrolio, gas, Libia, sanzioni. Onori e oneri, diceva quello.
Ma se la Lega russa scricchiola, lo stagno sardo non ride.
Ieri in Aula un Consiglio regionale impaurito e vittima della sindrome di rispecchiamento (un tempo il politico doveva mostrare la sua differenza ed eccellenza rispetto all’uomo della strada e del bar, oggi vuole identificarsi con lui, parlare come lui, atteggiarsi come lui) ha sancito che solo i consiglieri sardi non potranno pagarsi i contributi per una banale pensione integrativa legata agli anni svolti da consigliere. In tutta Italia i consiglieri ragionali si pagheranno, secondo le stesse regole, una pensione integrativa su base contributiva, in Sardegna no. Perché? Per la sindrome di rispecchiamento. L’uomo della strada è un beone perditempo che viaggia nei locali notturni? Il politico vuole essere come lui. L’uomo della strada è un odiatore seriale ignorante, che parla per sentito dire, che riversa la sua invidia sociale nell’odio verso chi esercita un ruolo? L’uomo politico gli si mette al fianco per odiare il suo collega. È successo questo: il modello dell’uomo politico non è l’uomo comune normale, no, è l’uomo comune da bar dello sport, che sparla di tutto e di tutti.
Lo stesso Consiglio regionale che ieri ha deciso, secondo un’antica tradizione sarda per cui si imita ciò che ha successo, esattamente come diceva Dante che ci assimilava a scimmie ammaestrate, ha approvato come proprio fiore all’occhiello, mentre la sanità sta saltando per aria, il finanziamento della clinica privata denominata Mater Olbia con una formula di copertura finanziaria che se solo avesse fatto un assessore della Giunta Pigliaru sarebbe stato arrestato per aver espresso la sola opinione. È infatti la prima volta che una clinica privata viene finanziata non per i posti letto accreditati (60) ma per l’intero ammontare dei posti accreditabili (202). Non solo. La norma della copertura finanziaria è un capolavoro di follia. Si scrive, ma ci torneremo con dovizia di dettagli: “Poiché abbiamo accantonato 60 milioni di euro per le perenzioni, cioè per i debiti della Regione prevalentemente verso i Comuni, e stimiamo a naso che siano troppi per il 2019, allora ne stanziamo una ventina per il Mater Olbia e se poi dovessero mancarci soldi accendiamo un mutuo, cioè ci indebitiamo“. Questa è la logica dello stagno sardo, quello che fa dirigenti sul campo chi non lo è, come facevano i baroni feudali con gli uomini d’arme che si erano coperti di gloria in battaglia e li nominavano cavalieri sul campo di battaglia. Solo che, in questo caso, sul terreno, sanguinante, c’è la Sardegna, che deve anche sopportare la schizofrenia della Nuova Sardegna, il quotidiano che dà la linea e perde copie, che per una settimana ha sponsorizzato come il più sfacciato lobbista i 150 milioni di euro al Mater Olbia e oggi scopre che la sanità pubblica è allo sfascio.