Gent.mo Professore,
la avrei buttata a ridere, ma non c’è niente da ridere. Oggi non ho voglia di scherzare sulle tangenziali delle leggi della Giunta Solinas. Oggi voglio parlare dei sardi che subiscono tutto, anche sberleffi, contorsionismi e favoritismi. Guardo i Francesi che protestano per una legge che vorrebbe salvare la loro finanza pubblica e piango per i sardi che accettano cose così gravi quale quella che sto per raccontarle. Fa bene a tenersi a distanza da qualsiasi candidatura, caro professore: condivido il suo schifo, la sua aristocratica strada monastica di ritiro in se stesso; non c’è altra strada quando tutte le istituzioni gareggiano a violare le leggi e alcune si girano dall’altra parte per non disturbarle.
Le mance anticipate Partiamo dall’origine: l’approvazione della Legge regionale n.1 del 2023, cosiddetta Legge di stabilità (quando trova qualcuno che riesce a dare una spiegazione plausibile a questa denominazione, la prego, lo pubblichi istantaneamente: ne abbiamo bisogno in molti).
Su questa norma Lei per primo e poi tanti altri, ha scritto per denunciarne l’essenza marchettara e la spregiudicatezza nel dissipare le pubbliche risorse in tante mance e mancette distribuite a privati senza un vero interesse generale. Non è certamente la prima legge di questo tipo che la Giunta e la maggioranza Solinas (che, lo ricordi al segretario del Pd, comprende i Riformatori-Rastrellatori, nonché Tunis-Floris mentore/i del peggiore Assessore dell’Industria che la storia ricordi) approva nel corso della legislatura; negli anni passati, però, era una legge espressamente dedicata alle mance, la Legge Omnibus (nel senso che è come un tram dove salgono solo quelli che hanno il biglietto firmato dall’amico consigliere regionale) e veniva approvata sempre in articulo mortis dell’anno finanziario (novembre o dicembre) col risultato, a dispetto dei tanti appetiti da soddisfare, di finire nel binario morto dei fondi destinati alle economie, determinando il mostruoso avanzo positivo del bilancio regionale e quindi del grande pozzo dei soldi di noi sardi non spesi per migliorare la qualità della vita o per salvarla (vero Assessore Doria?).
Insomma: si è trattato per quattro anni del solito numero da Circo, accompagnato dal rumore della gran cassa dell’informazione di regime, che finisce sempre col capitombolo finale. Opla!! Con un retroscena meno noto: molte mance regionali non venivano spese perché i dirigenti regionali, nel dubbio che la norma di concessione fosse illegittima e che comunque lo fosse il loro provvedimento di spesa, hanno mandato le somme in economia, non erogando i contributi promessi. La strada fu aperta dal presidente quando il suo assessore al Turismo, quello che si serve dei Consorzi industriali per le sue politiche di promozione del territorio, fece approvare il contributo milionario alla fantomatica Tursport. Il presidente diede ordine di non dare attuazione alla legge. Perché? Perché la cosa era troppo grossa. Altro discorso è se la legge distribuisce a piccole dosi. Solinas approva. E infatti, prima di tutto si cambia metodo: furbi come quaglie in settembre, i nostri governanti si sono inventati la Legge di Stabilità con le stesse mance, mancette e grandi marchette delle Omnibus, ma fatte ad inizio d’anno, per avere il tempo di spendere e spandere in periodo pre-elettorale. Lei, professore, senza offesa, di queste alambiccate elemosinanti non capisce un minimo prepuzio.
La delibera da pazzi Adesso, dopo la dovuta premessa, legga questa Delibera del 16 marzo u.s., la n. 10/69, e si prepari ad uno spettacolo estremo che però le sintetizzo: la Giunta dichiara di essere consapevole che le norme regionali sulle mance violano le leggi generali dello Stato, ma con un contorsionismo incapace di nascondere l’evidenza, cerca di costruire un alibi per distribuire comunque i soldi che una legge farlocca ha voluto distribuire per un valore che si avvicina ai 100 milioni di euro, più o meno il valore di un anno di stipendi dei dipendenti (compreso l’indotto) della Portovesme srl.
L’Assessore alla Pubblica istruzione, beni culturali, informazione, spettacolo e sport ecc. (l’attuale Assessore Biancareddu si stanca anche solo a leggere tutte le sue competenze), forse in un moto di onestà intellettuale o più banalmente perché non si è letto la delibera che gli hanno preparato, informa, brutalmente, la Giunta che dare attuazione all’art. 1 commi 3 e 4 della L.R. n.1/2023 richiederà un salto triplo mortale contro le leggi dello Stato, con avvitamento e genuflessione sulle mani. Ovviamente bendati.
Prima di entrare nel merito del contenuto di questa delibera, Le anticipo che la Giunta la ha anche approvata! Praticamente hanno approvato una autodenuncia, con chiamata a correo dei Consiglieri regionali che hanno approvato la legge. Chi conosce l’Assessore sa che, quando anche sembri che dorma, è sveglio.
Ecco, in estrema sintesi, di cosa l’Assessore Biancareddu informa il resto della Giunta:
- L’art. 1, commi 3 e 4, della legge n. 1/2023 “attribuisce dei contributi in conto esercizio e in conto capitale a diversi soggetti sia pubblici che privati” pudicamente elencati nelle separate Tabelle D ed E;
- Specifica che “tali interventi, risultando al di fuori della programmazione ordinaria delle risorse regionali assegnate dalle leggi di settore di competenza….omissis…necessitano di essere inquadrati nei principi generali dell’ordinamento che consentano il corretto svolgimento dell’attività amministrativa…omissis….garantendo che l’Amministrazione possa esplicare la sua azione nel rispetto delle finalità attribuite dal legislatore e conciliandole con i principi di imparzialità, trasparenza e parità di trattamento per tutti i soggetti individuati dalla norma”:
- Richiama “in particolare l’art. 12 della legge n. 241/1990 in materia di procedimento amministrativo, il quale prevede che la concessione di sovvenzioni, contributi, sussidi ed ausili finanziari e l’attribuzione di vantaggi economici di qualunque genere a persone ed enti pubblici e privati siano subordinate alla predeterminazione da parte delle amministrazioni procedenti, dei criteri e delle modalità cui le amministrazioni stesse devono attenersi”
Sono sicuro che Lei ha già letto e capito, ma vorrei condividere con i suoi lettori il vero significato di queste affermazioni dell’Assessore:
- Alla faccia della imparzialità, della trasparenza e della parità di trattamento di tutti i cittadini, i soggetti pubblici e privati a cui elargire i contributi sono già previsti in legge;
- Aggiunge poi, badate bene, cari Assessori della Giunta, che questi contributi sono totalmente fuori dalle leggi di settore (che prevedono, quelle sì, forme trasparenti di attribuzione dei contributi attraverso i bandi e le istruttorie) tanto che “necessitano di essere inquadrati nei principi generali dell’ordinamento”! In sostanza l’Assessore Biancareddu, mi immagino con aria serafica, sta dicendo alla Giunta che l’applicazione della legge n.1/2023, di per sé, sarebbe illegittima, perché viola proprio i principi di imparzialità, trasparenza, etc, etc.;
- E, non soddisfatto di aver evidenziato i dubbi di legittimità stessa della Legge n.1/2023, l’Assessore finto drummiddu spiega anche perché: non è stato rispettato l’art. 12 della L.241/1990 che prevede che prima di erogare contributi a soggetti pubblici o privati che siano, si debba rendere pubblici i criteri con cui li si attribuirà.
In sostanza si tratta di una vera e propria autodenuncia, sotto forma di atto pubblico (è una delibera della Giunta) che qualunque magistrato della Procura ordinaria o di quella erariale si trova servita su di un piatto d’argento, sempre che si ricordi di essere un magistrato (così, professore, sono certo che non mi censurerà). I dirigenti dell’Assessorato (orbi in casa loro, posto che, per esempio, nel sito dell’Amministrazione trasparente della Film Commission, da anni non si riesce a veder comparire il costo delle missioni e dei rimborsi, a dimostrazione che i controlli possono essere occhiuti o cechi) hanno predisposto un testo occulto di dissenso, mascherato da consenso all’orgia cultural-sportiva dei consiglieri regionali (sempre un po’ casinisti di testa e di luoghi allegorici frequentati).
Quello che però a me preme sottolineare è il capolavoro contorsionistico che sottende tutta la scrittura di questa delibera. Immagino che i dirigenti coinvolti debbano essere ancora anchilosati dai tremendi sforzi delle loro giunture amministrative per evitare di riportare dolorose slogature erariali. Sulla base dei serafici (inconsapevoli?) principi enunciati dall’Assessore, la struttura amministrativa ha fatto scattare il trappolone dei criteri “post mortem” (a babbo morto).
Eccoli elencati:
- capacità tecnico-finanziaria del soggetto proponente;
- coerenza del progetto con le finalità istituzionali del soggetto proponente;
- coerenza del progetto con le attività di competenza della Direzione generale dei Beni Culturali, Informazione, Spettacolo e Sport, come definite nel già citato art. 20 della L.R. n. 1 /1977;
- compatibilità con la normativa in materia di aiuti di stato.
Sinceramente c’è da scraccagliarsi (perdoni lo slang) dalle risate!
Questi sono criteri stabiliti dopo che i beneficiari sono già stati individuati dalla legge. È chiaro? E allora a cosa servono? Servono a proteggere il dirigente nel caso i soldi vengano erogati (protezione molto debole, però), ma soprattutto servono a provare, a posteriori, a non erogarli.
Ma la domanda è: con quale diritto i consiglieri regionali hanno dato a Tizio e non a Caio, a dispetto delle leggi e del buon gusto, tanti soldi pubblici ai loro amichetti? E adesso che il beneficiario è già individuato a dispetto di qualsiasi sua caratteristica, che senso hanno i criteri a posteriori?
Che cos’è la capacità tecnico-finanziaria del ricevente? È forse la sua capacità di spesa calcolata sui bilanci precedenti l’ultimo? O è l’equilibrio finanziario dei suoi bilanci?
Ma Lei, se la immagina la citatissima Associazione “Currichisimagna”, come molte di quelle presenti nelle Tabelle D ed E della Legge di stabilità, che dimostra la propria capacità tecnico-finanziaria, all’occhiuta istruttoria parafondoschiena della struttura assessoriale? O vogliamo citare il caso della, oramai famosissima, Fondazione S. Pietro di Nuoro che dimostra una qualsiasi coerenza tra i suoi scopi e l’acquisto di una casa non perfettamente efficiente valutata, non si sa da chi, 480.000 euro?
Per non parlare poi della perfida clausoletta inserita tra le righe della delibera: Le proposte progettuali… dovranno prevedere attività da svolgere e spese da sostenere entro il 2023 sulla base del principio di competenza finanziaria. Professore, non rida così! Si può sentire male! Lo capisco anch’io, che non sono stato Assessore dei Lavori Pubblici, che di quell’elenco di opere delle suddette Tabelle, entro il 2023, ne vedremo poche, pochissime, forse nessuna.
Le uniche mance che andranno a buon fine, alla fine, saranno proprio quelle meno nobili e più sfacciate, dove si farà in fretta ad imbandire qualche tavolata o bicchierata travestita da evento culturale.
Allora, ricapitoliamo:
- La legge ha già stabilito, fuori da ogni sano principio giuridico, a chi dare i contributi e quanto dare a ciascuno;
- Consapevoli del grosso rischio per il proprio fondoschiena amministrativo, il direttore generale e la dirigente coinvolta, mandano in Giunta l’Assessore con una delibera-autodenuncia, capolavoro di contorsioni logico-giuridiche, che impone i criteri della L.241/1990 a “babbo morto”.
Risultato?
A prezzo di faticosissime e dolorose contorsioni, ben descritte nella delibera, il coperchio amministrativo mette le mutande alle oscenità bottegaie della maggioranza sardo-leghista-forzista-rastrellatrice. Ma un testicolo esce sempre, una chiappetta, un ciuffo, qualcosa si vedrà, non tutto, ma qualcosa sì, perché un’orgia di potere è un’orgia e qualcosa di porcino si deve pur fare, e che diamine!
Comunque sia, sempre uno spettacolo triste e squallido.
Mi stia bene
Egregio Roberto P., evocazione? Non si evoca chi non esiste.
E’ difficile (impossibile?) trovare un organo di stampa così preparato nel diritto amministrativo, tanto da scovare molto bene l’illegittimità TOTALE della LR 1/2023, che prima eroga i contributi e poi rende pubblici i criteri di attribuzione, ossia il contrario di quanto prevede la legge.
Non mi piace invece l’evocazione, a cadenza costante e quasi compiaciuta, della magistratura ordinaria o erariale.
Una analisi precisa che dovrebbe far riflettere una volta di più chi protesta sullo status della nostra politica non andando a votare. È ora di svegliarsi e di preparare il terreno perché alle prossime scadenze elettorali si arrivi con un progetto capace di risolvere in primis le esigenze inderogabili della nostra regione, un business plan chiaro e leggibile da tutti e soprattutto fattibile.