Ieri abbiamo informato i lettori che il Presidente dell’Ordine dei farmacisti della provincia di Oristano, con una lettera coraggiosa e unica nel suo genere (altri ordini sono troppo implicati negli interessi privati per avere la stessa libertà) ha squarciato il velo di omertà e connivenza sul pasticcio della somministrazione dei vaccini e sulla disinformazione che li circonda.
Un parte dell’Italia è l’Italia che salta la fila, che mente, che imbroglia. Una parte della Sardegna, invece, vorrebbe mettersi in fila in modo ordinato, essere bene informata, soccorrere prima i più bisognosi, e soprattutto non vorrebbe essere manipolata. C’è una parte della Sardegna che sente nel sangue una volontà civica di differenza.
Oggi il corrispondente da Oristano della Nuova Sardegna, quello che a ogni starnuto dell’inchiesta Ippocrate (anche quando il raffreddore è dell’accusa, come accaduto qualche giorno fa quando la difesa ha fatto notare che il gup designato era incompatibile, o quando la legnata è stata sull’impianto accusatorio e sulla competenza della polizia giudiziaria, come accaduto in occasione della sentenza della Corte di Cassazione sulla ricostruzione extra legem da parte di un ispettore della Polizia giudiziaria – che non è la prima volta che prende sfondoni di legge – del perimetro normativo del reclutamento degli interinali) riepiloga le accuse contestate agli imputati, parla del Partito dei Sardi come di un organizzazione paracriminosa e mette le foto delle persone a tutta pagina, proprio lui oggi che fa? Riprende la notizia data da noi ieri della lettera coraggiosa del Presidente dell’ordine dei farmacisti. Non ci cita e lo ringraziamo.
Questo è un esempio positivo. Vuol dire che tenere il punto, resistere, stare ai fatti, non sentirsi in alcun modo marchiati dalla vergogna e camminare a testa alta, stando al merito delle cose, alla fine paga. Questo significa che in fondo all’animo delle persone esiste uno spazio ineludibile dove la verità agisce. Siamo grati al corrispondente.
Noi sappiamo perfettamente di non essere amati dal direttore della Nuova Sardegna e ciò in ragione di un sondaggio farlocco che ci divide e ci dividerà sempre. Però apprezziamo che la verità comunque si faccia strada, evidentemente anche col suo consenso. Adesso si vada fino in fondo sulla gestione recente della sanità oristanese, la stessa che ha ripristinato l’egemonia della sanità privata su quella pubblica, la stessa che ha fatto precipitare le perfomance della Asl nelle classifiche della Sardegna, la stessa che è ricaduta in maniera esplicita nel controllo di ambienti rituali della società palustre di arborense memoria.
Su, cari, accendete la luce!
Credo si sia giunti al “game over”. Opinione personale.
:-)
Dhue at sèmpere de isperare bene, in bonu, ca deasi comente nemos est un’ísula, su matessi nemos est unu fóssile ma sèmpere unu ‘càrrigu’ biu de libbertade e responsabbilidade.
Hoc humanum est (si ndhe faeus contu: assinuncas faet a èssere orrobba de giungla).
A su contràriu, s’isula de Sardigna («con le sue isole» narat una lei «costituzionale» de sa Repubblica Italiana) no est humanum, ma geológicu de milliones de annos: nemos de noso dhue fut candho fut naschindho e creschendho, ma giai faet a nosi ndhe acatare ancora e fintzes a cumprèndhere chentza ibertare chi un’istadu italianu càrrigu càrrigu de milliardos (de éuros) nosi fatzat “il ponte sullo stretto” (apustis chi faet su primu, cussu de Messina).
Invece, po no ibertare totu is àteros machiores (altrimenti detti “miràculos” de miraculàrgios “politici” o isperàntzias a pèrdere e ispèrdere de gente iscerbedhada isperdendhosi) bastant totu is ‘pontes’ digitales e mediàticos po no foedhare de totu is “termovalorizadores” prus terra terra (es. partios, iscolas, sindhacaos, tanti po ndhe nàrrere calecunu de is ‘méngius’) chi nosi iscàgiant e faent a chinisu e iscàrrigant e carràgiant de àteros arrefudos (po nosi giare “trebballu” e fàere “discariche”).
Certu, si sa Sardigna est deasi bella, comente mai no che istat bene unu muntonàrgiu ispantosu de “ammirare”?
È giusto così. Omissioni, verità fabbricate, storie ritoccate. Queste sono le strategie per avere potere. Ma ci meritiamo la storia così come è.