Riepiloghiamo.
1) Renzi fa l’accordo con Forza Italia e nega il collegio sardo alle europee.
2) È imminente l’accordo sulla riforma del Titolo V. È altamente probabile che i due partitoni del neocentralismofacciamotuttonoienonrompetecilescatole eliminino le Regioni a Statuto Speciale;
3) ai due partitoni non è sembrato vero non ripristinare le preferenze e continuare a nominare deputati e senatori nelle segreterie dei partiti.
4) Di fronte a tutto questo, nella direzione regionale del Pd, importanti dirigenti hanno rispolverato il repertorio del disprezzo indirizzandolo verso i sovranisti;
5) di fronte a tutto questo, l’unico partito in movimento rispetto alle nostre posizioni è Sel; in stand by il Centro Democratico.
Mi pare evidente che o ci si muove rapidamente a creare un grande soggetto politico della sovranità o ci si arrende a questo decisionismo centralista, inconcludente e prepotente.
Servono date, obiettivi, organi di consultazione e di decisione. Ogni giorno perso è un giorno guadagnato dal neo-conformismo burocratico italiano.
Comments on “Sovranisti: o in movimento o morti”
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Cosa aspettino i figli della bella addormentata nel rigettare allo stato arlecchino questa sudditanza sfacciata, ancora… non ci è dato sapere…purtroppo. Ogni figliuol prodigo sarà gradito … COSA ASPETTATE CONVERTITEVI… stiamo diventando un popolo triste, il motivo principale anche se non tutti lo esterniamo è che, abbiamo paura di non farcela! non è così….oggi possiamo comunicare in tempo reale, quindi difenderci nei giusti modi. Non si può non sentire la voce dei figli di Collodi falsi, bugiardi, ladri, truffatori così come nella fiaba, mica tanto inventata. Ogni nostra richiesta, è un diniego certo, è un colpo di frustino per non farci avanzare.. nelle nostre città, nei nostri paesi, il loro vessillo deve avere l’effige di pinocchio.
Così ad iniziare una lotta di bandiere, una lotta silenziosa!! il vento è da sempre con noi..è parte di noi…proviamoci è un nostro dovere.. La Sovranità è un nostro diritto. Allora signori: ospitali si, ma accentuare la diffidenza… Perche?.. Timeo Danaos et donat ferentos.
Penso anch’io che il momento sia quello giusto per riunire. Per farlo bisogna aprire amichevolmente a chi è rimasto fuori da questo consiglio e presentarsi uniti a Cagliari con una propria proposta. Non vi è un problema di programmi ma bensì di persone. Gente credibile che possa attrarre altri.
Per trovare consenso alla riforma del titolo V, il presidente del consiglio, ma anche altri esponenti del pd, hanno in più occasioni argomentato citando gli scandali relativi ai fondi destinati gruppi consiliari, per i quali sono in corso indagini giudiziarie in ben 19 regioni, per le quali, ha detto, occorre limitarne le furberie. Ovviamente ha omesso di dire che molte delle persone coinvolte sono esponenti del suo partito. Esponenti indagati, chiamati comunque a ricoprire cariche istituzionali.
Ha anche omesso di dire che la riforma in questione nulla risolve in tema di corruzione e peculato.
Se il principio per abolire le autonomie è la lotta alla corruzione, prima dovrebbe abolire lo stato e il suo partito stesso.
Ci sono però problemi di fondo: con la centralizzazione del potere da duopolio, si deve garantire massa critica dentro e fuori il palazzo. Il problema non è il PD, o il PDL, ma chi di fatto lo traghetta in certe posizioni che riescono a unire estremi ideologici molto variegati. Da “dividi et impera” si è arrivati all’alleanza “il fine giustifica il mezzo” una cosa scambiata dai più per governabilità, quando invece trattasi spesso di Duo-crazia politica. E’ vero, occorre un progetto locale, serio, unito, programmato, ma le regole devono unire e non dividere. Se si pone la pregiudiziale che non ci si allea a prescindere coi partiti così detti “italioti”, poi alla fine, che senso ha giurare fedeltà alla Repubblica e prenderne lo stipendio? A quel punto, tale ideologia appare fin troppo chiusa e non incline alle necessità del momento. Che ben venga un vasto aggregato identitario, magari ammansuetato in alcune azioni di eccessivo folklore e soprattutto basato su norme chiare, principi chiari, tempi di esecuzione, piano operativo, e quanto di più possa aver senso compiuto, con principio di rappresentanza locale, volto a fare di via Roma solo un punto di riferimento, perchè il resto del lavoro, dovrà esser fatto a livello amministrativo locale, nei comuni quindi. Tale nuovo gruppo dovrà presentarsi subito nei comuni per i rinnovi delle amministrazioni locali, iniziando a dar senso ad un qualcosa di decisamente più vasto e con un respiro progettuale di lunga visione: 10-15 anni minimo. Prima si impara a lavorare con spirito di gruppo, prima si coglieranno i frutti di tutto ciò: i tempi sono sempre stati maturi, ma non sempre lo sono stati i cosiddetti leaders, che hanno più trovato conforto in posizioni da eccesso ideologico, che non da reale risultato ottenuto. Se fosse quindi, un gruppo volto a questo, cioè al pragmatismo del risultato, senza necessariamente abbandonare le proprie radici, ma limando gli animi personali per fare finalmente qualcosa in comune, per il bene comune, i cittadini, a prescindere che siano Sardi o trapiantati simpatizzanti, è possibile che accettino la sfida con forte senso di partecipazione. I cambiamenti non arrivano mai da soli, una simile forza, darebbe anche sprono e coraggio a quelle nuove leve che dentro i vari partiti di forte levatura numerica, non aspettano altro che un cambiamento esterno per forzare quello interno ai loro gruppi, e le forze ci sono già, sia a DX che a SX, basta saper guardare con un pochino di attenzione in più e già la punta dell’iceberg è visibile.
Come al solito, tu ne parli… gli altri, attendiamo (speriamo per non troppo tempo) fiduciosi!