Riceviamo e volentieri pubblichiamo
Nel merito dell’accordo raggiunto in sede di Conferenza Unificata, e quindi l’adozione del decreto interministeriale che detta le regole generali a cui le Regioni dovranno attenersi per l’individuazione, per Legge, delle cd aree idonee e aree non idonee per l’installazione di Impianti di energia rinnovabile (previsto dall’articolo 20, c.1 del d.lgs 199/2021) riteniamo utile esprimere il nostro punto di vista che vuole essere di stimolo per chi ha a cuore il bene della Sardegna.
L’ emanazione del Decreto Interministeriale non è una concessione dello Stato e tantomeno una nostra conquista di questi giorni. Semmai, si tratta dell’adempimento di un atto di Governo arrivato colpevolmente in ritardo di anni, e che ha dato spazio all’esplosione delle richieste di autorizzazioni di nuovi impianti e che oggi minacciano la nostra isola.
Tetto minimo e tetto massimo Il Decreto è stato approvato con alcune modifiche rispetto al testo circolato nei giorni precedenti. Ciò ci viene oggi entusiasticamente presentato come una grande conquista: finalmente “la Regione potrà esercitare la sua autonomia nel decidere come e dove prevedere gli impianti”. Purtroppo, occorre dirlo, non è così: non tutte le modifiche ci paiono positive e, la più importante, quella riguardante il destino delle domande in corso di autorizzazione, ci pare una finta modifica che lascia le cose invariate.
Alcuni punti meritano di essere immediatamente chiariti:
1. Il decreto fissa a 6,2gw l’obiettivo minimo che la Sardegna dovrà raggiungere entro il 2030. Un obiettivo minimo, senza prevedere alcun limite o capacità massima installabile. Conseguentemente, ad oggi non vi è alcuna certezza riguardo ai GW che verranno autorizzati e installati. Ad oggi la procedura autorizzativa (il
Procedimento Unico di cui all’art. 12 dlgs 387/2003 m) non ha subito modifiche e continua ad essere totalmente in mano allo Stato.
2. La cancellazione dell’art 10 dalla bozza del Decreto, che faceva espressamente salve le autorizzazioni in corso, lascia aperta la discussione su quale disciplina applicare alla mole ingente di procedimenti autorizzativi in corso e non conclusi. Quella vigente al momento del deposito delle domande o quella che risulterà dalla legge regionale sulle aree idonee? È evidente che , stando così le cose, le domande depositate andranno esaminate sulla base delle norme precedenti, altrimenti perché si è deciso di non bloccarle espressamente ?
3. La possibilità della regione di tutelare i propri beni culturali attraverso l’individuazione delle aree non idonee, estese fino a 7km, non vale per il rinnovo degli impianti già esistenti. Questi casi in Sardegna sono numerosi e di grande impatto, e in alcuni casi riguardano siti vicini a monumenti culturali di straordinaria importanza (Saccargia).
In ogni caso, queste ipotesi regionali di tutela rimangono comunque subordinate alle decisioni del Ministero
4. A nostro avviso vi è solo un elemento positivo nelle modifiche apportate e riguarda gli impianti off-shore: questi impianti, ai fini del conteggio della potenza installata, verranno considerati al 100%, appartenenti alla regione più vicina.
Insomma stiamo parlando di un semplice decreto interministeriale che NON MODIFICA i rapporti di forza, che non tocca il punto fondamentale della questione: a chi spetti il compito di governare la transizione energetica in Sardegna.
I poteri e i diritti in campo Non dobbiamo lasciarci ingannare o accettare di portare l’intera questione ad un livello normativo estremamente più basso di quanto previsto dalle norme Costituzionali e Statutarie.
Occorre mantenere fermi alcuni punti saldi, a partire dal nostro Statuto.
È necessarie presentare una posizione Sarda ampia, articolata, solida dal punto di vista normativo:
a. Specificare con Norma di Attuazione il significato dei nostri poteri concorrenti in materia (in attuazione dell’art 4 dello Statuto)
b. Valorizzare l’art 5 del nostro Statuto quando recita che le norme dello Stato possono essere adattate alle specificità della nostra Regione:
infatti la Sardegna è un’isola, nello specifico è una rete energetica isolata, collegata alla rete nazionale solo marginalmente (SACOI-SAPEI ) a cui si intende aggiungere il Tyrrhenian Link che risulterebbe già oggi insufficiente per soddisfare la necessità di esportare l’energia prodotta che si intenderebbe installare . Per soddisfare i 6 GW di nuove installazioni previsti dal decreto, si renderebbero necessari ulteriori collegamenti con il continente come il controverso Tyrrhenian Link. Ma poiché il decreto, come detto, non fissa un massimo di potenza installabile, quindi se dovessimo arrivare a 20gw ci vorrebbero altri dieci Tyrrhenian link.
Non si tratta quindi di una generica e ideologica rivendicazione dell’insularità ma di un fatto tecnico oggettivo. Pertanto se c’è una norma nazionale che deve necessariamente essere adattata alle specificità regionali, ai sensi dell’art 5 del nostro statuto, questa lo è sicuramente.
Dobbiamo stare ben ancorati al punto di principio che vede la transizione energica come una questione fondamentale per il futuro della nostra isola e che deve essere quindi governata non da un Decreto Interministeriale, ma sulla base di leggi di rango superiore, Costituzione e Statuto, in base quali:
a. concordare sull’effettiva necessità di una veloce e condivisa transizione energica;
b. Condividere un nostro ragionevole contributo alle necessità energetiche nazionali, evitando però l’imposizione di nuove e pesantissime servitù;
c. Perseguire in maniera convinta la transizione energetica come strumento di salvaguardia ambientale, ma allo stesso modo dobbiamo bilanciarla con altri valori ambientali quali la difesa del patrimonio forestale, la difesa del suolo agricolo e non in contrasto con i valori del paesaggio e dei beni culturali.
d. Concepire la necessità della transizione energica compatibile con la nostra idea di futuro, con il Piano Regionale di Sviluppo: con la la nostra idea di Turismo sostenibile, di Agricoltura di qualità (su cui abbiamo competenza primaria) di Sviluppo locale (legato alla relazione tra paesaggio agricolo, cultura, tradizioni, ospitalità) etc.
Che fare Che fare, quindi?
1) Approvare ad horas una prima versione dei seguenti documenti:
a. Immediata Legge sulle aree idonee e non idonee, utilizzando l, in via provvisoria, il precedente atto sulle aree idonee e una Delibera della Giunta Solinas sulle aree non idonee.
2. Legge quadro sull energia in sardegna ai sensi degli artt. 4 e 5 dello statuto, con la quale:
– Prevedere l’aggiornamento del Piano Energetico sardo.
– Fissare il tetto massimo di energia elettrica da FER installabile in sardegna da qui al 2030 e la ripartizione tra i Gw destinati all’autoconsumo interno, quanti all’esportazione attraverso i cavi esistenti e quanti rimarranno in sardegna gestiti per finalità pubbliche;
– Costituire la società energetica sarda cui affidare in riserva e ai fini di utilità pubblica la gestione di una quota parte di energia;
3 Adottare i provvedimenti urgenti sulla tutela del paesaggio e incaricare la Giunta di predisporre quanto necessario per il completamento del PPR delle zone interne.
4 garantire il sostegno alla costituzione delle comunità energetiche locali e di interi territori o regionale.
Si tratta infine a nostro avviso di non guardare la questione energetica da un unico semplice punto di vista (aree idonee e non idonee) ma dotarsi degli strumenti normativi di rango costituzionale capaci di governare l’emergenza ed altrettanto il futuro.
Ma perché Soru nel “suo PPR” ha escluso le aree interne?
Abbiamo detto al mondo che le coste sono sacre, dell’interno……non ce ne frega niente!
Sarebbe stato sufficiente “copiare il PTP di Cabras, unico politico che aveva idee chiare.
Soru è l’unico vero responsabile del vuoto normativo sardo.
Le multinazionali e Draghi fanno il loro lavoro,……e anche Soru lo ha fatto…per lui.
Questione complessa ed è giusto che i sardi rivendichino come e dove mettere questi impianti, contribuendo a autonomia nazionale ma in modo ordinato e con vantaggi per i territori non solo svantaggi. però faccio presente che tutta questa mobilitazione per impianti a fossili che ora che stiamo scrivendo bruciano e inquinano da anni non l’ho sentita
Il Vilnius di questo apprezzabile e generoso lavoro di Soru è nella sua origine nel senso che non lo ha studiato o suggerito nessuno dei maxi tromboni assunti in barba al concetto di economia.a sta mettendo a disposizione Soru in maniera generosa ma dubito che questa “coalizione più larga che competente “ abbia sufficiente intelligenza e adeguata umiltà per farla sua.Si continuerà ad apparire a manifestazioni nel pieno rispetto di quel folklore che è solo apparenza e nulla di distanza.Ma per il bene che voglio alla ns Sardegna spero di sbagliarmi
Ma veramente non sanno ancora cosa fare delle energie rinnovabili?
Semplicemente assurdo e gravemente nocivo un atteggiamento di questo tipo.
Proporrei per l.eolico da installarsi nelle creste di montagne, il fotovoltaico solo sui tetti e se in campagna su pergole di circa 4 metri di altezza
Documento organico studiato ed approfondito ,che darebbe sicurezza energetica a tutta l’isola ,contribuirebbe alla fornitura di energia alternativa pro quota prevista dal Governo ed esalterebbe e salvaguardierebbe le nostre legittime esigenze ambientali turistiche,agricole,forestali , culturali , archeologiche e paesagistiche . Grazie ,Presidente,per l’ulteriore gesto di amore per la Sardegna e per i sardi tutti .Spero solo , che l’arrogante prosopopea approfitti della tua generosita’ e smettendo i peana di vittoria, metta i piedi per terra .