Sto notando una certa censura nei confronti delle iniziative pubbliche di Soru (ha fatto un incontro molto bello con i giovani di Sardegna chiama Sardegna e la Rai lo ha volutamente ignorato). Per cui ho deciso di darne conto qui, ogni tanto, scegliendo il meglio di ciò che fa. Nei giorni scorsi è stato intervistato alla radio da Luca Telese. Abbiamo sbobinato l’intervista e la pubblichiamo a puntate. Oggi il racconto, semplice e ricco di notizie, utile per la storia, di come Internet si radicò in Italia. Una storia sarda, da cui emerge anche il cuore, grande, di un altro mio amico, Niki Grauso.
Torniamo a parlare delle elezioni in Sardegna. Ma non solo delle elezioni in Sardegna, perché Renato Soru è uno che ha fondato la nuova economia in Italia, che ha creato un impero, un’azienda di innovazione ed è oggi qui fra noi. Buongiorno. Buongiorno Presidente
Buongiorno a voi.
Mi ricordo che forse la prima volta che io ho letto su un quotidiano nazionale un pezzo importante su Renato Soru fu quando Cristian Rocca fece un’inchiesta sul Foglio sugli uomini che avevano cambiato l’innovazione e il racconto di internet in Italia. Allora, vogliamo ripercorre prima di entrare nelle vicende, nelle beghe elettorali, quella fase un po’ veramente di nuova frontiera in cui un giovane Renato Soru fondava Polonia online, Polsky online, il primo provider internet dell’est Europa.
Volentieri, però devo dire che in realtà iniziai a Praga nella Repubblica ceca, con una società che si chiamava Czech Online, era il 1993, tra il 1993 e il 1994.
All’epoca in Sardegna un po’ per caso, un po’ per volontà della politica, in un centro di ricerca appena nato, su consiglio del Premio Nobel per la fisica Rubbia, si era deciso di concentrarsi sulla nascita di una nuova tecnologia che era apparsa qualche mese prima al CERN a Zurigo, il web, quello che noi conosciamo come world wide web, il www.
Era un linguaggio nuovo per far parlare dei computer distanti l’uno con l’altro, in maniera semplice, in modo che anche degli scienziati e dei ricercatori che facevano tutt’altre cose, potessero facilmente utilizzare dei computer in rete. A questa ricerca, che nasceva in Sardegna, ebbe accesso anche un editore importante come Nicola Grauso, che in qualche modo si innamorò subito di questa tecnologia, e accadde che il suo quotidiano, l’Unione Sarda, fu il primo quotidiano, in Europa, a essere online, subito dopo alcuni, tre, quattro, cinque, quotidiani americani.
Furono anni ruggenti, insomma, per questa tecnologia in Sardegna. Io allora abitavo a Milano, lavoravo in finanza, mi interessavo di tutt’altre cose, però avevo visto nascere delle reti di telecomunicazioni bancarie online. In più, utilizzavo dei servizi che non erano ancora internet, ma erano servizio online, all’epoca si chiamavano Compuserve, Prodigy, America Online, ancora prima di internet.
Insomma, mi occupavo di queste cose. Per caso, venni a sapere che in Sardegna stava nascendo una cosa così importante, bussai alla porta di Nicola Grauso, gli chiesi se voleva un socio; un socio non lo voleva, ma mi disse: – No, senti, penso di farlo da solo, però sto cercando di trovare dei partner, in altri paesi, perché mi piacerebbe fare un progetto europeo.
Lui aveva questa idea, che era figlia della nascita delle televisioni private, evento non molto distante nel tempo, in cui, diciamo, imprenditori, un po’ aggressivi, occupavano gli spazi, occupavano l’etere, e lui diceva: – Bisogna occupare lo spazio prima di altri, quindi sto cercando dei partner…
Il Far West, la nuova frontiera…
Un pochino sì; all’epoca la Repubblica Ceca aveva difficoltà ad avere una linea telefonica, c’era il duplex (i ragazzi di oggi non sanno cosa fosse), c’erano liste d’attesa di anni, per avere solo una linea telefonica.
Io andai lì, chiedendo 500 linee telefoniche per poter offrire internet con il dial-up, internet collegato al telefono, e mi guardarono come un matto, e impiegai un po’ di mesi a convincere le persone a starmi a sentire, perché era proprio fuori dalla possibilità di ascolto del vecchio monopolista, del mondo comunista ceco, avere delle linee telefoniche.
A un certo punto, risultava così difficile, per non dire impossibile, che stavo per desistere; cercavo centinaia di linee telefoniche….. e poi trovai, invece, un edificio nuovo, appena realizzato dove si stava trasferendo la borsa, a Praga, e lì mi diedero 8 linee telefoniche, e pur di iniziare, iniziai con 8 linea telefoniche. Facciamo una bellissima presentazione, ma avevamo la possibilità di offrire il collegamento massimo a 8 utenti contemporaneamente.
Ma lei aveva già chiaro dove stavate andando? Cioè lei sapeva fino in fondo che cosa sarebbe stata la rivoluzione di internet, o si trovava su questa linea in frontiere e non sapeva fino dove sareste arrivati, cioè costruire la prima reta italiana per trasmettere servizi, pagamenti… tutto questo era un futuro che allora era difficile da immaginare.
Però avvicinarsi a un computer, allora erano sulle scrivanie, avvicinarsi a un computer, avere questo mouse, cliccare su delle parole che diventavano azzurre, perché erano dei link, cliccarci sopra, e ritrovarsi subito su un altro server che ti dava informazioni, e che magari era negli Stati Uniti, e poi anche lì trovavi altre parole azzurre, ci cliccavi sopra e finivi ancora da un’altra parte, era una roba che ti faceva perdere la testa. Ti diceva: questo mondo, così grande sta diventando davvero così piccolo, e poi c’erano i primi tentativi di mettere delle informazioni pubblicitarie, i primi tentativi di provare a vendere qualcosa, i primi tentativi di esercizio dei diritti politici; per esempio, a Praga, dopo qualche mese ci furono le elezioni, e venne il candidato primo ministro a rispondere in una chat rudimentale alle domande che facevano i venti utenti che c’erano in tutta la repubblica. Una frontiera che affascinava chiunque, certo.
Io ho fatto internet, quindi, all’inizio del 94, ed è successa una cosa interessante: in Italia era troppo costoso fare internet, affittare le linee da Telecom Italia e così via, e Nicola Grauso, che pure aveva molti mezzi, molto risorse, dopo un po’ dovette cedere il passo a Telecom Italia che gli prese questa bellissima iniziativa.
Glielo comprò però.
Lo comprò… in verità Grauso fu costretto a dargliela, perché i costi di Telecom erano altissimi. Da Video On Line, che nacque a Cagliari, è nata poi Tin, Telecom Italia Network, e poi quella che oggi è l’internet di Telecom Italia.
Ma il mio accordo iniziale con Grauso era questo: all’epoca quasi tutto l’internet italiano accedeva in rete con un collegamento a due megabyte che partiva dall’edificio dove oggi c’è l’hotel Armani, in via Manzoni, e lì c’era un router, un apparato di telecomunicazioni che collegava Milano con New York, un unico collegamento a due megabyte al secondo. Oggi qualunque smartphone ha 50-60 megabyte al secondo di velocità; lì passava tutto l’internet italiano, o gran parte, in un link a due megabyte al secondo.
E io che ero a Praga, ero riuscito a ottenere un collegamento da Praga a Milano, lì a via Manzoni, con una velocità di 375 kilobyte al secondo, quindi 0,3. Da quel collegamento che poi arrivava a New York passava l’internet della Repubblica Ceca.
Quando Telecom ha comprato la società di Grauso, dopo un mese mi dice: – Ma scusi, ci risulta un collegamento, siete allacciati in questo router, ma non avete nessun contratto.
E in effetti non avevo nessun contratto, perché Grauso non badava troppo agli aspetti formali, burocratici, e non aveva mai trovato il tempo di farmi un contratto per quel link.
Allora, Telecom mi dice: – Le diamo 60 giorni di tempo per staccare tutto, si trovi un’altra soluzione.
Una decisione veramente poco lungimirante per Telecom Italia, che aveva comunque un seme di internet europeo e decise di buttarlo via in 60 giorni.
Ormai stavo lavorando da diversi mesi e si vedeva che era un successo importante, eravamo su tutti i giornali e però mi stava per mancare l’ossigeno.
E non so come, dopo parecchio girovagare, entro in contatto con una società che nel mondo dell’Est gestiva le trasmissioni radiofoniche, la ricordate Radio Praga? Quelle cose lì…
Certo, Radio Praga.
Questi gestivano le trasmissioni radiofoniche anche per gli altri Paesi, e provai a chiedere loro se per caso avessero qualche idea. E loro mi offrirono un transponder, un collegamento satellitare con un vecchio satellite russo che era uscito dall’orbita dove doveva essere, però era ancora capace di trasmettere dati. E quindi mi offrirono un collegamento diretto Praga – New York, a 2 megabyte al secondo, quindi velocissimo rispetto alla velocità che avevo prima, e anche con un prezzo che era una frazione di quello che potevo immaginare in precedenza.
E così siamo andati avanti, ed è stata una bellissima avventura…
E poi quando ha venduto a peso d’oro?
L’ho venduto troppo presto, perché intanto ero un po’ stanco di stare a Praga, di quella attività lì. E volevo portarla in Italia, mi dicevo, è un lavoro bellissimo, sono orgoglioso, sono entusiasta, però mi piacerebbe tantissimo farlo in Italia, e se fosse possibile, fosse stato possibile, mi sarebbe piaciuto farlo dalla Sardegna.
Nel 98, io non me n’ero ancora reso conto, ma negli Stati Uniti, nei mercati dell’epoca, nei mercati finanziari, era scoppiata l’attenzione degli investitori per Internet. Non c’era naturalmente Google, non c’era ancora nulla, i nuovi dell’epoca erano cose come Yahoo, e quindi venne un fondo di investimento, mi offrì delle risorse importanti, e io ho venduto e con quei soldi abbiamo fatto Tiscali, nel 98…
Eravamo dunque arrivati a questa fondazione, così avventurosa, così sperimentale, e poi ha venduto a quel fondo e dice troppo presto, quando avrebbe dovuto vendere se le cose fossero andate in un modo migliore, più ottimale?
Avrei dovuto vendere forse due anni dopo, perché dopo due anni quella società è stata venduta a Telecom Austria per una cifra 30 volte superiore.
Oh mamma mia… ed era soltanto un fermento di questa grande rete, però ha potuto fare Tiscali, due anni più tardi sarebbe arrivato dopo in Italia.
In realtà per un breve periodo ho avuto le due attività contemporaneamente, sia a Praga, sia, nel frattempo, naturalmente l’attività nella Repubblica Ceca si era estesa a tutte le città capoluogo e alle diverse zone della Repubblica.
E adesso ce l’ha un po’ di nostalgia dei tempi di Praga?
Sì, è stato un bel momento poi Praga non era ancora stata invasa dal turismo, aveva il suo fascino, c’è un famoso libro che si intitola Praga Magica. È piena di leggende, misteri, alchimie, di alchimisti, di astronomi, è effettivamente una città particolare.
(continua)
Ricordo di quando, l’allora direttore di Confindustria Piemonte, Pietro Terna, professore ordinario di Informatica e simulazione per l’economia presso l’Università di Torino, chiese di visitare la sede di Video On line. Lo accompagnai, giovane funzionario, insieme al mio direttore, Maria Teresa Bocchetta, ed incontrammo Niki Grauso nella sede di Viale Regina Elena che brulicava di giovani provenienti da tutta Europa. Grauso ci parlò di come immaginava lo sviluppo del world wide web. Ci disse che era appena tornato dagli USA, ci mostrò un cellulare e predisse che quello sarebbe stato lo strumento che avrebbe sostituito il computer a livello di uso comune tra le persone e che avrebbe costituito la porta di accesso ad internet ed ai servizi che sarebbero stati sviluppati. Ci disse che una delle nuove frontiere sarebbe stata la fruizione della musica on line, avremmo potuto sentire i brani direttamente on line, scaricarli e registrarli su un CD (non aveva ancora spinto la sua immaginazione verso la rivoluzione avviata con l’iPhone o l’iPod), formando quelle che ora chiamiamo le “playlist” personalizzate. Fu un incontro che ricordo ancora con grande emozione perchè ebbi la netta sensazione che lui e quell’iniziativa costituissero il futuro e l’inizio di un’avventura straordinaria di cui, ancora oggi, godiamo i benefici, seppure, forse, non siamo stati, come sistema, altrettanto visionari e capaci di cavalcare quella incredibile opportunità.
Orgoglioso di aver svolto la mia prima parte dell’attività professionale con Niki Grauso. Ho capito da subito che era un grande imprenditore. Per prima cosa ha consolidato il ruolo di Videolina, prima in Italia nel rapporto ascolti-numero di abitanti, ha innovato L’Unione, trasformandola in un giornale modernissimo con un grande centro stampa dove si può ancora oggi stampare la gran parte dei quotidiani italiani. E poi Video on line. Grauso è stato un pioniere di internet, riconosciuto in campo internazionale. Ha dovuto lasciare prima del dovuto la sua creatura perché il suo progetto sull’web era avanti di almeno un paio d’anni rispetto alle conoscenze degli internauti. Renato Soru è arrivato subito dopo ma con la sua Tiscali ha comunque avuto un ruolo importante in un mondo complesso e così lontano dalle conoscenze di noi isolani e non solo. Due grandi imprenditori come pochi ne ha avuto la Sardegna. Grazie
La nostra beneamata Sardegna ha avuto dei grandi geni. Siamo andati avanti sempre con le nostre idee con le nostre risorse, poi a causa dell’innalzarsi dei costi, l’unica possibilità era vendere, peccato
È fantastico leggere di queste informazioni, che ti prendono nello spirito, delle innovazioni e scoperte sulle tecnologie… Deve essere bello sentir parlare Soru della sua storia di imprenditore e di come intende governare… Mi piacerebbe che ci fosse un calendario dei suoi incontri, nelle varie cittadine, per poterlo andare a sentire. Credo che, se ha limato il suo carattere come ho letto, sarà un buon Presidente della nostra Sardegna…
Anche in politica e come amministratore ha avuto idee anche rivoluzionarie. Delle volte si sono tradotte in atti concreti e delle volte no. Ma questo capita in tutte le esperienze anche perchè è necessario tenere conto della maggioranza che ti sostiene. Delle altre volte la loro attuazione non è stata magari all’altezza dei propositi, ma anche questo fa parte del gioco e spero, come sembra apparire, che il tempo trascorso abbia portato consiglio.
Obiettivamente Niki Grauso fu visionario ed innovatore e Soru ne seguì esempio e iniziativa.
Onore ad entrambi e vergogna ai “giornalai” che censurano.