Christian Solinas non ha vinto le elezioni perché laureato. Anzi, la sua laurea non c’entra proprio nulla. E d’altra parte non si contano i leader politici, divenuti anche primi ministri, che non sono laureati. Inoltre, solo circa il 20% dei consiglieri regionali eletti in questa legislatura è laureato. Insomma, il grado di conoscenze certificate non sembra essere un fattore apprezzato dall’elettorato, per quanto invece esso sia strategico per il futuro di un Paese oltre che per il piacere del sapere.
Il 23 aprile, però, Il Fatto Quotidiano ha pubblicato questo articolo dal quale si evince che l’attuale Presidente della Regione Sarda, cioè non più un candidato, ma un’istituzione, avrebbe rifiutato di consentire che la sua tesi di laurea venga pubblicata e conosciuta. Questa, da parte di un Presidente, è una posizione, se confermata, senza alcun senso. Una tesi è una tesi, non è una confessione compromettente, non è un fatto intimo, privato. Possono esserci degli errori; possono esserci delle banalità; possono esserci dei refusi, ma tutto questo non condannerebbe nessuno ad alcuna critica che vada oltre il dibattico culturale o stilistico. Non avrebbe alcun valore politico.
Il problema è un altro. Chi è stato un personaggio pubblico sa a quali livelli di trasparenza è soggetta la sua vita: deve pubblicare pressoché ogni cosa che possiede e che guadagna; chiede il consenso ai parenti per pubblicare anche i dati del loro patrimonio (che, grazie a Dio, può essere rifiutato); deve dichiarare quali altre cariche ricopre; deve continuare a rendere noti i suoi dati anche oltre il mandato ricoperto.
La questione della laurea è una questione che il comportamento del Presidente sta rendendo scivolosa per l’istituzione. Se una persona è laureata, è laureata e basta. Che imbarazzo può avere a autorizzare l’Università di Sassari a pubblicare gli statini degli esami del 2008, le registrazioni di quelli del 2017-2018, le ricevute dei versamenti per le tasse e la sua tesi di laurea?
Che problema ci sarebbe?
Nessuno.
Se invece si tergiversa e lo si fa da Presidente della Sardegna, se invece ci si affida alla scontata e un po’ impaurita dichiarazione di regolarità fatta dal Rettore, il problema che si pone è proprio il tergiversare, è l’imbarazzo, è la cortina fumogena.
Solo che, mi vien da pensare, se Solinas lo fa, significa che ha le spalle coperte dagli apparati dello Stato. Mi viene in mente il caso del ‘finto’ servizio militare di George W. Bush, denunciato in modo grossolano sulla CBS e poi rivelatosi un boomerang per il giornalista e la produttrice che si fidarono non di documenti originali ma di fotocopie di documenti, fotocopiati da Tizio e trascritti e firmati da Caio. L’errore fu fatale per i giornalisti e mise in assoluto secondo piano il merito della vicenda: perché George W.Bush fece il militare nel corpo dell’aviazione del Texas e come lo fece?
Solinas, che dispone di una quantità notevole di informazioni – io stesso lo chiamavo in campagna elettorale (come facevo con altri) per avere notizie – anziché fare un’operazione trasparenza che non servirebbe a aumentare o diminuire la sua legittimazione popolare (il voto è incontestabile) ma soltanto a dimostrare la regolarità dei suoi comportamenti da privato cittadino, aspetta e sembra aspettare proprio l’errore fatale dei suoi accusatori che gli consenta di non parlare dei suoi comportamenti ma degli errori altrui.
Quando però si è il Presidente della Sardegna servirebbe un altro e ben più alto livello. Ne guadagnerebbe l’autorevolezza, ma anche ancora la certezza di vivere ancora in una società più o meno ordinata.