E dunque per leggere un articolo di legge, esattamente l’art. 5 del Decreto legislativo 39/2013 (che, peraltro, è uno dei pochi articoli di legge scritti in italiano corrente: «1. Gli incarichi di direttore generale, direttore sanitario e direttore amministrativo nelle aziende sanitarie locali non possono essere conferiti a coloro che, nei due anni precedenti, abbiano svolto incarichi e ricoperto cariche in enti di diritto privato regolati o finanziati dal servizio sanitario regionale».) all’Areus sardoleghista hanno bisogno dell’Anac.
Non sono capaci di leggerlo da soli, e dunque hanno nominato il dottor Acciaro, mi pare in un clima un po’ conflittuale con un altro medico avente titolo (o no?), e hanno tirato a campare. Poi si sono svegliati col ditino in bocca e hanno detto: «Ops, l’Anac ci dice che l’incarico è inconferibile». Ma va? (A parte che questo mercato di manager che transitano dal pubblico al privato e dal privato al pubblico è qualcosa di così ostentatamente smaccato da risultare una novità nell’esibizionismo pornografica delle elite sarde).
Nel frattempo la Giunta regionale ha nominato due direttori generali in sospetto di mancato possesso dei titoli, poi ha chiamato il Consiglio regionale a modificare a le norme per coprire retroattivamente i nominati. Fa un po’ schifo? Forse sì, poco poco.
Nel frattempo, in piena pandemia, arrivano alle aziende in crisi i soldi del governo italiano ma solo molto lentamente, a goccia, quelli del governo regionale, irrigidito da incompetenze e bizantinismi.
Nel frattempo è accaduto che a dispetto di un referendum popolare che aveva abolito i consigli di amministrazione, la Giunta Solinas e il Consiglio regionale sardo-leghista li ha ripristinati, senza battere ciglio, con buona pace dei Riformatori (rinominati dai burloni “Rastrellatori”) che in cambio di qualche Asl e del controllo di Abbanoa hanno tradito i referendum.
Poi è accaduto che in barba alle prescrizioni dell’ANAC e dell’AGCM, ritenute evidentemente stringenti per Acciaro ma non per Abbanoa, si sia deciso, contra legem, di non restituire le azioni ai Comuni, dicendo però di volerlo fare, ma intanto tenendo saldamente in mano regionale le azioni che invece si dovevano cedere.
Poi è accaduto che ad Abbanoa si siano fatte le seguenti scelte. Si è deciso di corrispondere emolumenti legati alla carica al Presidente del Consiglio di amminstrazione già pensionato. Si è deciso di mettere a bando il posto di direttore generale con uno svolgimento concorsuale lunare: un membro del consiglio di amministrazione ha approvato gli atti del bando; si è pubblicato un bando nel quale i criteri di valutazione dei titoli sono stati resi noti dopo la presentazione delle domande; il suddetto membro del Cda ha partecipato al bando da lui stesso approvato; lo stesso membro del Cda ha approvato gli atti del concorso cui lui stesso ha partecipato.
Poi è accaduto che il suddetto membro del Cda, divenuto Direttore generale, si sia dimesso (ieri) adducendo che avrebbe registrato una resistenza al cambiamento. Ovviamente la notizia è tanto incredibile che L’Unione Sarda non la dà, perché in redazione si sono rotolati per terra per le risate. Non è che invece di mezzo c’è stato un tempestoso Cda per una revoca di erogazione degli emolumenti rintuzzata con la revoca delle deleghe? No, è fantapolitica? Possibile, chissà. Resta il fatto che il cambiamento rappresentato dal dimissionario, oltre a concretizzarsi in qualche assunzione da ambienti di raffinazione petrolchimica, sembra essersi concretizzato, non solo nelle pratiche stipendiali e concorsuali di cui sopra, ma anche nel tentativo di approvare un bilancio contro le disposizioni vigenti di legge, come notato, annotato, notificato e bollato da Egas.
La verità è che sta governando un’oscena impunità di gregge da cui le persone normali prendono le distanze per ribrezzo. Che dire infatti adesso dell’ennesima sortita del sindaco di Cagliari, subito sostenuto dall’Unione Sarda che vuole la modifica del Piano casa laddove comprende le zone umide nei vincoli di inedificabilità? È una vecchia storia, si vuole costruire sulle rive degli stagni, sugli alvei dei fiumi in nome della disponibilità dei finanziamenti.
Continuate così, mangiatevi tutto.
Il sindaco di Cagliari farebbe bene a fare un sopralluogo nei palazzoni di Sant’Elia che stanno crollando, che vanno demoliti. Io ci ho provato incontrando a suo tempo una resistenza enorme, guarda a caso, nel Comune di Cagliari. Volevo demolirli a fronte di nuove case sempre a Sant’Elia, ma me lo impedirono.
Il primo intervento manutentivo di Area su quei palazzi data alla Giunta Pigliaru. Era solo l’inizio. Bisognava continuare.
Vada a vedere il sindaco come si presentano le case popolari di Piazza Medaglia Miracolosa non guardandole dalla piazza, ma da dietro. Altro che preoccupazioni per gli investimenti nelle zone umide! Persone, si tratta di persone non di maledetti soldi.
Vorrei dire una cosa ai signori oggi al potere: se solo un decimo delle cose che state facendo le avesse solo pensate un amministratore o un direttore di Asl delle passate amministrazioni (non solo della Giunta Pigliaru, ma anche delle altre) lo avrebbero arrestato all’alba, con sirene e conferenze stampa allegate. A voi no. È l’impunità di gregge.
So de accordu cun Mario e cun Maninchedda, custos nde sunu faghinde a caddu e a pe e nisciunu si movede; sardos pcos, locos y male unidos non fit brulla..a daghi ides carchi parlamentare in sa televisione cun s’iscritta sutta Lega mi dimando a inue podet arrivare una persone pro si sezzere in cadrea..sa dignidade de sardu inue la tenes? Si non los frimmamos custos si endene sa sardigna non tenent atteru pius de si endere.. ei custos 20/20 nde coonoschides calicunu? Una disaura mala..non l’aio dadu mancu su cane a mi jugher a pisciare…ma deo naro chi ca…. los ada votados…pis prezisu custos de sa Lega…
…beh, «gregge»… chentza ofesa pro sos Sardos malos (e in custos za mi bi ponzo primu primu deo etotu, fintzas pro cudhu colore niedhu chi mi distinghet, chi però no tenet nudha de bídere cun su fascismu), tantas bortas za mi paret chi sos Sardos no semus millione e mesu ma a ziru de bàtoro e mesu. E b’at de abbarrare trassidos, e meda peus puru, no solu e mancu prus de totu pro su chi Maninchedda contat inoghe; e benit de pessare chi “fiados”, cioè pegos (de su latinu pecus, pecoris) bi ndh’at fintzas badhinosos. Isperamus chi pro custa maladia puru bi apat cura, e no solu po tziu corona Virus (a nàrrere sa veridade, e mutatis mutandis, no semus bidindhe propriamente cosas gai tantu noas: sa Sardigna est de séculos andhendhe innoromala!).
A bortas imbetzes mi benit de pessare: Ma no est chi custa ‘sardigna’ al governo est unu mesu manincómiu? O chi si siant moltiplicados sos bentos e pro cussu semus a venti/venti?
Epuru bi at una cosa meda peus: sos Sardos parimus mortos, no solu ma mescamente ‘politicamente’. O chi siemus drommidos? O ci nos apant adrommentadu? O ite àteru? Ma de ite bi ndh’at medas de seguru.
Ma a ite semus pessendhe?!