Quanto accaduto in questi giorni al Commissario dell’Agenzia Regionale Argea è emblematico di tante cose, ma di due soprattutto: l’ebrezza del potere è effimera; Solinas non si affeziona a nessuno, né a partiti né a persone. Racconto la vicenda che segue non solo perché mi pare che i media non l’abbiano fatto, ma perché è emblematica di ciò che non si può imparare dai libri, ma solo dall’esperienza.
Il 30 giugno u.s. la Giunta regionale impudentemente rinnova i commissari dell’Ersu (un’indecenza su cui tornerò nei prossimi giorni), di Agris e di Laore. Nessuno nota, né tra i media né tra le forze politiche, che invece non procede al rinnovo del commissario di Argea.
Dodici giorni dopo, il 12 luglio, l’Assessora della Agricoltura procede a radicalizzare il mancato rinnovo e scrive (prot. 2317/6gab) al dirigente del Servizio Amministrativo Personale e Contenzioso di Argea, per confermare che un suo atto, la nomina a Direttore generale facente funzioni del dirigente dell’Agenzia con maggiore anzianità, in sostituzione del Commissario, è corretto.
Lo stesso giorno, il Commissario uscente scrive al Presidente della Regione e per conoscenza all’assessore, affermando di intendersi in regime di prorogatio e che l’avvenuta nomina del dirigente più anziano era in corso di revoca. Il Commissario conclude ringraziando per l’attenzione e porgendo cordiali saluti.
Sempre il 12 luglio, il Commissario mantiene la parola e, pur non essendo più in carica, ma ritenendo di esserlo, annulla la determina che nominava il Direttore generale facente funzioni. Un gesto amministrativo inutile, stizzoso, dolente.
Seguono due giorni kafkiani, con il Commissario asserragliato in ufficio e il sistema Regione impegnato a isolarlo (una delle cose più terribili che possa accadere a un dirigente), a fargli capire che il metodo della liquidazione per oblio era in atto. Alla fine il commissario ha ceduto ed è andato via.
Primo punto: quando si manda via qualcuno, a torto o a ragione, si deve avere il coraggio, la dignità e il garbo di convocarlo, spiegargli le ragioni della conclusione del rapporto fiduciario, salutarlo e congedarlo. Ma per comportarsi in questo modo occorre avere il senso profondo della dignità delle persone.
Ma poniamo pure il caso che si sia così deboli spiritualmente dal non riuscire a congedare una persona se non di nascosto e nascondendosi, cosa costava alla Giunta, dopo il 30 giugno, convocare il Commissario e dirgli che il suo mandato non era stato rinnovato? Che motivo c’era di umiliarlo scrivendo 12 giorni dopo una lettera inutile, indirizzata al sostituto del Commissario e a chi lo aveva nominato per confermargli il suo essere in carica? Spesso la politica porta alla ferocia e non ce ne si accorge. Questa è certamente ferocia.
Il Commissario di Argea era espressione dei Riformatori-Rastrellatori, i quali hanno un assessore nella Giunta che non ha rinnovato il Commissario Argea alla coatta. In genere, una forza politica ha una sorta di codice deontologico e non si fa dileggiare con modi villani, a meno che non sia ormai in balia di forze che non può fronteggiare. Ed è proprio questo il caso: i Riformatori sono ormai così compromessi con Solinas, così retrocessi politicamente dalle loro stesse convinzioni (province, consigli di amministrazione, Asl unica ecc.), che non possono che subire ogni tanto i canini del presidente suggenti le loro coronarie. La loro progressiva anemia è il contrappasso al cinismo calcolatore con cui scelsero il loro campione nel 2019 e che adesso si svela essere il loro carnefice.
Condivido in pieno, peccato che il commissario di cui trattasi si stata in questi anni altrettanto feroce con i dipendenti dell’Agenzia.
G
Sa chi connoschimus est una ‘civiltade’ de gherra e in gherra contat solu a VINCERE E VINCEREMO e sa ‘educazione’ dominante est totu allenamentu a gherrare.
Trovo allucinante che tutto questo sia stato incredibilmente taciuto dalla stampa regionale
Questo è il potere di questi giorni. La cosa più grave è che è esercitato in ogni campo, con ferocia e convinzione di impunità. I nostri occhi sono sulla politica, ma si guardi alla sguaiata, oscena arroganza della gestione di ogni ambito della vita sociale. Chi non adula, chi cerca di giudicare con la propria testa, è baipassato, controllato, poco informato. Non vi è grazia, ragione, solo il perseguire i propri scopi…
È difficile capire se sia la politica o la cultura imperante (cultura andrebbe fra virgolette, forse) ad essersi influenzate. In realtà, i metodi qui elencati sono largamente applicati in ogni dove. Capita di essere allegramente esautorati mentre si è in carica. Il potere, anche quello che abbiamo eletto (virgolette necessarie) non ha alcuna grazia. Ci avverte in mille modi che dobbiamo averne paura, che non siamo liberi. Se vogliamo esserlo, ci delegittima. Poi ride del male fatto oscenamente.