Si legge sul profilo Facebook del Ministro Calderoli (riportato solo dall’Unione Sarda):
«Il presidente [cioè Solinas] mi ha rappresentato l’interesse della sua Regione [cioè la Sardegna] affinché, di intesa con il ministro per le Riforme, possa essere avviato l’iter per una proposta di legge costituzionale di iniziativa governativa per modificare lo statuto della Regione Sardegna, includendovi la tutela della lingua sarda, della cultura sarda e del relativo patrimonio».
L’italiano è l’italiano. In queste parole c’è scritto che Solinas avrebbe chiesto a Calderoli (che in un altro brano del suo post illustra bene che il suo obiettivo è assimilare i poteri delle regioni a statuto ordinario a quelli delle regioni a statuto speciale, cioè annullare la specialità) di modificare lo Statuto Sardo con una proposta di iniziativa del Governo italiano.
Ma i sardisti sono d’accordo? Da quando in qua un partito che ha nel suo statuto il perseguimento dell’indipendenza della Sardegna chiede al Governo italiano di modificare la Carta Sarda?
E tutti gli impinguinati adulatori che hanno scritto i discorsi di questo presidente, in sardo e in italiano, per renderli almeno un po’ sardisti, cosa dicono ora? Cosa scriveranno?
Solinas si è perso.
Questo è chiaro.
Basta guardarne lo sguardo. Non si nasconda dietro la questione del riconoscimento in Statuto, cioè in legge costituzionale, dei diritti connessi al riconoscimento del sardo come minoranza linguistica. Non può farlo, dopo aver speso millanta energie dietro il sottovuoto dell’insularità per tre quarti di legislatura.
E che la capacità propulsiva del presidente sia esaurita lo dimostrano non solo il fugone degli assessori, ma anche il clima da guerra civile che si respira in alcuni assessorati.
È di ieri la notizia dell’assessore al personale che comunica ai sindacati di aver invitato il suo direttore generale alle dimissioni. Ma dove siamo? Ma la Satta (l’assessore, di cui pochi conoscono il nome e l’opera) pensa di distinguersi con questi espedienti? Pensa di cacciare le gocce di fango spedendole dritte dritte sulla camicetta della Cocco? Ma noi, di fronte a questi gesti, parteggiamo per la Cocco, come abbiamo sempre fatto per le persone che si assumono le proprie responsabilità, non per chi prima si siede al banchetto e poi, al primo schizzo di sugo grida “Oddio!”.
Nel frattempo, la Destra nera cagliaritana, pontificia e massonica, riunita in conclave continua a osannare Francesco Cocco Ortu come grande antifascista. Facciano pure. Io continuerò a raccontare che era un uomo di destra; continuerò a raccontare cosa fece alla famiglia Gramsci e che cosa accadde a Cagliari negli anni della sua influenza. La nuova borghesia nera, che sta facendo perdere con le sue ossessioni un mare di copie all’Unione (perché è chiaro che di insularità e Cocco Ortu non frega nulla a nessuno), cosa che a me dispiace perché è l’unico giornale che continuo a comprare per affetto storico e per conoscenza dell’editore che da solo e non a costo zero, quando venni aggredito, mi difese; i neri vestagliati, dicevo, stanno cercando di imporre nella testa della gente le proprie chiacchiere da caffé in ciabattine e, loro sì, in paglietta e bastoncino da passeggio; io, topo di campagna, continuerò a insegnare ai ragazzi che la libertà è sacrificio e non accomodamento pomeridiano, con tazzina e cucchiaino, con i potenti cascanti, di guancia e di virtù, della Cagliari eau de nécropole.
Professore mi stupisco di lei per la sua posizione a difesa della Dg del Personale che ha un cognome così pesante. Pesante almeno quanto la sua arroganza (mi riferisco alla Cocco naturalmente). Non c’è da difendere neppure la Satta per innumerevoli altri motivi ma certamente,prima di decidere per chi parteggiare,sarebbe opportuno conoscere meglio le sue ragioni. E in questo caso, mi creda, la Satta ne ha tantissime.
Tra le altre cose sarebbe opportuno che sollecitasse la decadenza dei consiglieri regionali eletti nel parlamento italiano, perché così facendo percepiscono doppia indennità e impediscono ai primi non eletti di prendere il loro posto in consiglio regionale…..
E cosa mai ha combinato la DG del personale per venire invitata alle dimissioni?
Per chi ha vissuto la Politica, de noi artri, anche se guardando il palazzo dal di fuori , viene voglia di urlare: ridateci er puzzone! Puzzone sta al proporzionale.
La permanenza di Solinas al timone della giunta regionale, ha un solo nome: il sistema elettorale . Se avessimo ancora un sistema proporzionale, da quel di che il caporale Garcia avrebbe coltivato l’hobby di raccogliere funghi e coccoi.
Invece…..un tempo ormai passato, forse un personaggio del genere non sarebbe mai assurto al soglio più alto del palazzo di via Roma, E se mai, per errore fosse successo, non sarebbe durato tre giorni.
Un tempo, bastavano due lineette di temperatura e, presidente e brigata, sarebbero andati a casa, a cavalcioni all’asinello. Oggi, è sotto gli occhi di tutti che questa giunta sta in stato comatoso, ma nessuno, compresa la minoranza, che avrebbe dovuto occupare l’aula , non alza la voce, e il somarone continua a pascere indisturbato.
Due assessori di peso sono andati via sbattendo la porta, due consiglieri arrestati, un capo di gabinetto condannata a quasi tre anni di pena. Per non parlare di chi è inquisito dalla procura di Cagliari. Questo è il quadro. Un vero verminaio.
Per chiudere la carrellata di medaglie, ricordiamo che nella classifica di ‘sole 24 ore’, non certo di sinistra, pone buon ultimo il ns governatore fra i governatori . Non ha potuto scalzarlo manco Musumeci, prima che fosse sostituito dal mammolo Schifani…..nomen omen. Che altro dire?
Talvolta lo sguardo del presidente della Regione, che di suo è sempre più spesso affaticato e sudaticcio, appare esangue e un po’ troppo prossimo a quello di un anziano in punta di demenza. Se, come credo, non si tratta di declino cerebrale, allora l’impressione è che, allora, abbia davvero finito le cartucce dell’ imbonitore seriale e si stia chiedendo “…e adesso cosa faccio?…a quale santo, santino o santone mi voto?”.
Le difficoltà peraltro sembrano pesare di brutto anche sul volto del suo attuale Vice (“Miami Vice”, date le sue passioni turistico nautiche per la Florida), decisamente opaco e, sempre meno, più bello del solito.
Orbene, con Chessa che annaspa sul lessico tecnico farfugliando qualunquisticamente di destagionalizzaioni e allungamenti di stagione, Salaris che fra annunciazioni rituali e dichiarazioni fotocopia inaugura ponticelli per lo meno secondari oltre che per lo meno discutibili, Sanna che sempre “assente” ed è assente non scrutinabile, Lampis oramai deputato e impegnato nell’VIII Commissione (Ambiente, Territorio e LL.PP.), gli interim, i nulla non pervenuti e persino Nieddu alla Sanità privata, mi chiedo se qualcuno possa davvero come si possa dubitare, in scienza e coscienza, che il potere esecutivo regionale in Sardegna in questo momento valga zero.
… Cosas chi faghent revessare (chi in sardu cheret nàrrere bombitare), ma ponimus solu chi cherzat nàrrere “andhare a su revessu”, si paret de prus pagu contu chistionendhe de cosas chi no sunt de manigare ca… arratza de fortza chi nos daet a sos Sardos s’innangarúmine e pistamentu de abba! Robba toscosa, tóssica. Velenu. De no manigare (totu su prus de fàghere manigare, si ingannu e illusione e autoillusione no nos sunt bastados fintzas a como).
Ma como ponimus chi sa pedidoria, pedulianésimu e innangarúmine fatu a ideale (ma totu sos Sardistas de su PSd’Az sunt incantados ammammalucados adorendhe unu betzu pedrale e si sunt fossilizados in s’adoratzione?) ponimus chi nos batat custa «iniziativa governativa», como chi ‘tenimus’ una (o unu?) Meloni a cumandhare su Guvernu Italianu, bidindhe (si mai l’amus bidu!) chi sos Sardos de donzi zenia e colore e incolore fintzas a como no ant zutu s’intiga (coment’e faghindhe s’unione perfeta de sos macos si no de sos inganneris e illusionistas) no ant tentu s’intiga de propònnere, mancu propònnere, un’Istatutu cun nessi carchi cambiamentu significativu de su chi est cussu aurtintzu chi sa Costituente ‘rivoluzionaria’ de su 1948 nos at cuntzessu (bontà sua, e ca “la rivoluzione” fintzas sos ‘rivolutzionàrios’ sardos ifatu de su bentu nachi la depiaimus ispetare de s’Itàlia).
Ma fossis chi sa leze n. 3 de su 26 de frearzu 1948 no fit costitutzionale? No fit parte de, a norma de, sa Costituzione Italiana? Sa chistione est chi fintzas su PSd’Az, de imbentare ancora si no aiat tentu unu séculu intreu, est istadu unu partidu chi at abbertu in Sardigna un’autostrada a donzi zenia de partidu, partidedhu e cambarada si no ghenga fintzas personale de marca tricolore a dipendhéntzia sighida e programmada, candhidados sempre a limusinare sa parfaruza (o carchi regaledhu, carchi ‘promozione’) chi podet rúere dae manos de sos meres, coment’e balanzu de serbidores bonos si no própiu de canes suta de sa mesa. E fatos nois a bículos mannos e biculedhos, ca sos partidos italianos sunt sa DIVISIONE E DIVISIONISMU macu de sos Sardos, pro fàghere unione solu in sos machines.
Ca est totu àtera cosa sa dignidade de unu pópulu chi at diritu e dovere pretzisu, e netzessidade sempre prus grave, de libbertade e responsabbilidade colletiva e personale (si no semus totu a mentalidade de pedulianésimu e buratinos e buratinajos).
Como ponimus puru chi su Parlamentu italianu si frimmet pro aprovare sa «iniziativa governativa» (si no at a tènnere àteru de pessare).
Comente est istada sa “autonomia” de su 1948 no at a èssere un’àtera borta “fatta la legge e lasciato l’inganno”? E ite bi ant a pònnere chi càmbiet abberu carchi cosa de significativu de sos poderes de cust’aurtinzu de Regione pro comente serbit a nois? Semus bonos solu a nos cundennare a noche ispèrdere ispetendhe?
Sos chi depimus cambiare e pònnere unu pagu de sale in conca e currindhe puru semus sos Sardos e chircare a nois etotu sa libbertade e responsabbilidade de sa dignidade e netzessidade nostra, e fàghere sos contos cun nois etotu e, ma seriamente e no a finta, fintzas cun s’Itàlia/Istadu italianu. Totu s’àteru est ingannu e autoingannu.