Era il 9 novembre. Il Presidente Pigliaru dichiarava: «È chiaro che questo Governo o fa subito, o vuol dire che allora non sta facendo».
Per chiarezza ci rivolgiamo al Dizionario Treccani: Subito = senza aspettare oltre.
Avevamo ragione nel dire che il viaggio della speranza a Roma era inutile e sedativo. Non serve confrontarsi a fine legislatura senza avere il popolo sardo dietro, pronto alla mobilitazione sui propri diritti.
Noi siamo diversi.
Non ci piace né manipolare né essere manipolati.
Noi vogliamo costruire l’unità nazionale dei sardi e per questo cerchiamo di evitare parole ultimative che frammentino ulteriormente il già sminuzzato scenario politico sardo. Ma questo desiderio di unità non ci porta a dire che va tutto bene, perché non è per niente vero.
Noi siamo diversi. Preferiamo la fatica della costruzione delle soluzioni alla propaganda delle rassicurazioni.
Il metodo dell’arrendevolezza, delle discussioni bilaterali, delle rassicurazioni che generano rassicurazioni e mai fatti, è fallito.
Non vogliamo la soddisfazione dell’aver avuto ragione in questi anni a pretendere, inascoltati, un rapporto competitivo con lo Stato e il Governo italiani, e un rapporto di fraternità unitaria con il popolo sardo. Non viviamo dell’orgoglio delle ragioni. Ma vogliamo cambiare i costumi della politica sarda, il linguaggio, i metodi, le strategie. La Sardegna ha bisogno di essere guidata. Non ha assolutamente bisogno di essere affidata alla benevolenza di un premier italiano paternalisticamente protettore e sostanzialmente avversario dei Sardi.