Nel silenzio dei media, ieri il Governo italiano ha deciso di non impugnare due leggi (la 5 e la 6 del 2018) della Regione Sardegna (l’Agi invece aveva comunicato che le leggi erano state impugnate).
Al di là del merito delle leggi, conta il fatto che i Governi italiani, quelli che trattengono ormai impunemente 4 miliardi di euro di accantonamenti dei sardi, quelli che impongono alla Sardegna tariffe insostenibili dal suo sistema produttivo, quelli che si sono guardati bene dall’avviare la notifica a Bruxelles della condizione di insularità, quelli che fanno ammazzare la Sardegna dalla ispezioni dell’Agenzia delle Entrate più di ogni altra regione d’Italia, dicevo i Governi italiani usano l’istituto dell’impugnazione delle leggi per garantire il potere centrale e inibire la capacità legislativa delle Regioni. L’occhiuta verifica della legislazione regionale non è un normale esercizio di verifica dei reciproci ambiti di competenza, ma una politica della pressione statale esercitata attraverso la strada del conflitto guirisdizionale.
Resto dell’idea che non sia più tempo solo di avvocati, ricorsi e proteste: dobbiamo scendere in piazza, dobbiamo dire basta a un’oppressione burocratica e fiscale che vuole la nostra dissolvenza storica.
È in atto un conflitto con lo Stato italiano che alcune forze politiche continuano a fingere che non esista.
Se in Gallura, come sembra, sta montando realmente una volontà di rivoluzione pacifica e ordinata, noi ci saremo, noi andremo, parteciperemo e guideremo insieme ad altri questo secondo episodio di mobilitazione popolare.