Gent.mo Professore,
approfitto ancora della Sua gentile ospitalità per portare all’attenzione dei suoi lettori un testo prodotto dal Segretario generale della Regione Sardegna che merita una minima attenzione perché riesce, forse involontariamente e al di là delle sue finalità, ad essere simbolo di ipocrisia e a mostrare allegoricamente come talvolta la parte meno esposta del nostro corpo trovi modo di esprimersi nel volto in forma simmetricamente scissa.
Il bignami e la busina de mazzone. Lo scorso 23 marzo, con grande risalto, il Presidente Solinas ha annunciato: «La Regione abbatte i tempi della burocrazia e garantisce certezze ai cittadini. Emanata dal Segretario Generale Francesco Scano la direttiva sul rispetto dei tempi nei procedimenti amministrativi. Il Presidente Solinas: “L’Amministrazione sempre più dalla parte dei cittadini e delle imprese sarde”» (dal sito della RAS, archivio notizie).
Una notizia così merita tutti gli approfondimenti del caso e quindi ho cercato questa, già mitica, Direttiva del Segretario generale.
Primo intoppo: dove si trova?
Allegata alla nota stampa? No.
Sul sito della Regione? No.
È la Direttiva numero 2, e dunque c’è motivo di cercare anche la numero 1, per applaudirla.
In realtà, per chi fosse curioso come il sottoscritto, sul sito della RAS non esiste neanche il Segretario generale, inteso come struttura organizzativa, e quindi neanche un luogo dove trovare i documenti che produce.
Quindi, non solo non c’è la Direttiva 2, ma non c’è neanche la Direttiva 1 e neanche l’autore delle direttive.
Mistero fitto. O meglio, nebbia e fumogeni.
Comunque, grazie alla disponibilità di un Consigliere regionale (sì, perché il Segretario generale ha trasmesso la sua direttiva a tutti i Consiglieri), ho avuto modo di leggerla.
La delusione è notevole.
Si tratta di una sorta di vademecum o, a essere irriverenti, una sorta di Bignami (se avete meno di 55 anni non capirete), un riassuntino per studenti pigri, delle leggi sui procedimenti amministrativi, di cui agli articoli 2 e 2 bis della L. 241/1990 e agli articoli 15 e seguenti della L.R. n. 24/2016.
E allora? Si abbattono i tempi della burocrazia riassumendo le leggi vigenti? Ma davvero si pensa che un diligente riassuntino risolva magicamente i problemi?
Letta e riletta, con le difficoltà sopra dette, di abbattimenti di tempi non si vede neanche l’ombra: al massimo c’è un ripasso sui tempi ordinari stabiliti per i diversi procedimenti dalle leggi.
Quindi?
Solo un “bignamino” per funzionari? In sardo, per indicare una cosa reale ma inutile si usa un’espressione pastorale: Busina de mazzone = flatulenza della volpe. I riassunti delle leggi non hanno l’inconsistenza aerea delle busine, però bisogna pur tenere conto della saggezza antica dei nostri padri.
Ma, nel testo, c’è un cambio stilistico che si realizza ai punti 7 e 8.
La zirogna I toni felpati e dottorali assumono una leggera intonazione stridula (bisogna avere orecchio per leggere i toni degli scritti) e diventano una non troppo velata reprimenda preventiva sull’operato dei dipendenti (funzionari e dirigenti) dell’Amministrazione regionale allargata.
Il richiamo (il tono stridulo è visibile nel grassetto con cui si adorna) alle responsabilità sia amministrativo-disciplinari che patrimoniali dei dirigenti e funzionari per l’eventuale mancato rispetto dei termini procedimentali, assomiglia molto a un monito a essere solerti esecutori e scrupolosi osservanti del calendario.
Poi, ad un certo punto, la Direttiva sembra staccarsi dalla logica del calendario e, bontà sua, cita il comma 9 dell’art, 21 della legge regionale n. 24/2016, il quale, saggiamente, prevede che l’eventuale ritardo nella chiusura dei procedimenti può essere giustificato da motivi oggettivi, non dipendenti dalla volontà dell’operatore.
Ma la logica, di buon senso, della norma regionale sta stretta all’estensore della Direttiva che quindi si premura di chiarire, sempre in grassetto, che sarà il superiore gerarchico «…a valutare la sussistenza dei presupposti per l’avvio del procedimento disciplinare in ordine al ritardo della conclusione del procedimento…».
Ovviamente non è ininfluente ricordare che il Segretario generale è il superiore gerarchico di tutti quelli che lavorano in Regione.
Quindi, nella parte più autoriale della direttiva, il Segretario usa la zirogna dello spettro delle punizioni e delle sanzioni con le quali ancora si pensa di migliorare la funzionalità delle istituzioni.
Ora, professore, Lei mi vorrà concedere una domanda: non crede che chi minaccia la zirogna per i ritardi non debba essere il campione del ritardo? Diversamente, i bocconiani della zirogna, decadono al rango di apprendisti dell’efficienza e di maghi dell’ipocrisia (politica e amministrativa, beninteso, non umana).
L’ipocrisia Il fatto è dunque che proprio il Presidente e il suo Segretario generale sono i primi a non rispettare i termini dei procedimenti e delle funzioni che le leggi assegnano loro.
Tralasciamo il fatto che il Segretario generale, in altra altissima veste, ha impiegato – alla luce degli atti disponibili – 15 o 16 mesi (sarebbero 450/480 giorni e non i 30 della Direttiva n. 2) per stabilire che non aveva competenza a esprimersi relativamente alla causa che riguarda la mancanza dei requisiti della Direttrice generale della Presidenza.
Quello che qui maggiormente rileva è il fatto che proprio in materia di organizzazione delle strutture regionali, quelle a cui è indirizzata la minacciosa direttiva, il duo Presidente-Segretario generale, sono i recordman insuperati di qualsiasi ritardo.
Giusto per fare memoria: ci sono oltre 20 procedure di nomina di dirigenti regionali (di cui il Segretario è motore immobile) che attendono, in alcuni casi, da oltre 12 mesi una risposta o una conclusione.
Silenzio totale e assoluto.
Ci sono ancora ben 5 Direzioni generali che attendono, in alcuni casi da quasi 12 mesi e le altre dal fatidico 21 luglio 2021, di trovare un titolare, senza che il duo di cui sopra mostri un lieve rossore di imbarazzo.
E grazie al cielo che è stato il Giudice del lavoro a reintegrare due titolari, altrimenti le scoperture sarebbero 7.
Davanti a questo preclaro (spero di essere apprezzato per questo latinismo dal Segretario generale) esempio di totale indifferenza verso i tempi imposti dalle leggi e, soprattutto, verso il dovere di garantire la funzionalità di quelle stesse strutture da cui, invece, si esige il rispetto ferreo delle tempistiche, verrebbe da dire che il bignamino e la zirogna sono intaccate dall’incoerenza e dunque sono vuote forme di esibizione verbale del potere che realmente non si sa usare.
In un paese normale e non anestetizzato, l’annuncio della Direttiva n. 2 dovrebbe essere seguito da una tonante, liberatoria pernacchia. Ma ci vuole fiato e coraggio.
La ringrazio e la saluto
Parmenide Pilloni
Questa narrazione mi riporta la lancetta della storia indietro di qualche lustro. Un …una solerte dirigente di un ente strumentale, come si chiamavano in tempo, aveva stilato per i poveri cristi, uomini di trincea, che operavano nei posti più disparati dell’Isola una sorta di carta di servizio fra l’ente regionale e l’ utente. Una sorta di vademecum tempistico per accelerare e abbattere i tempi delle prestazioni da dare al cittadino. Certamente cosa buona e giusta, ma… si erano dimenticati di dare al povero operatore periferico gli strumenti necessari per operare di conseguenza : personale numericamente e professionalmente adeguato e le risorse economiche necessarie per raggiungere gli obiettivi fissati dal capestro ‘carta di servizio. Inoltre era chiaramente scritto in grassetto quali procedimenti disciplinari e le sanzioni economiche a cui si andava incontro qualora non venissero rispettati i tempi previsti dalla carta si servizio. Bene,! ovviamente non la firmai, specificando che l’ultimo azzeccagarbugli di paese avrebbe potuto impugnare il provvedimento pur se rafforzato con tanto di imprimatur della amministrazione regionale. Ovviamente la carta di servizio finì il suo percorso burocratico nel cesso.
La regione mi fa pensare ad una squadra di calcio, in lotta per non retrocedere, con l’attacco (giunta) che non segna mai o segna solo autogoal, con il centrocampo (il consiglio regionale) che non gioca palla e quando la gioca fa l’assist per l’autogoal, la difesa (l”opposizione) un autentico colabrodo, ferma a digerire pranzi ipercalorici prepartita (a scraxiu prenu). In tutto questo disastro, il dito viene puntato sul portiere di riserva seduto in panchina (l’amministrazione regionale).