Il disegno di legge 107, la norma del reclutamento senza concorso della burocrazia personale del Presidente della Regione Sardegna, ha al suo interno una perla del disprezzo di se stessi che i sardi, in certi momenti di acuto servilismo, sono capaci di esprimere.
Uno degli emendamenti approvati prevede, come è stato scritto ripetutamente, che all’approvazione della legge decadano tutti i membri dei gabinetti degli assessorati e della presidenza. Tutti, fuorché uno. Leggete qui:
“L’attribuzione delle funzioni dei componenti degli uffici di gabinetto già nominati ai sensi della legge regionale 26 osto 1988 n.32 e successive modificazioni e integrazioni, è revocata, salvo espressa disposizione contraria da parte dell’Assessore, entro trenta giorni dall’entrata in vigore della presente legge. La presente disposizione non si applica ai componenti provenienti dai ruoli delle magistrature ordinaria, amministrativa e contabile, collocati fuori ruolo con provvedimento dei rispettivi organi di autogoverno, fatta salva la possibilità per il Presidente della Regione e per gli Assessori di assegnarli ad altra funzione prevista dalla presente legge nell’ambito dei relativi uffici di supporto”.
Potrei sbagliarmi, ma mi pare proprio una legge ad personam. Controllati tutti gli uffici di gabinetto, l’unico magistrato fuori ruolo è il Capo di Gabinetto del Presidente della Regione. La ratio morale di questa norma, profondamente servile e umiliante, non si coglie se non si conoscono i meccanismi di nomina e revoca dei membri dei gabinetti.
I membri dei gabinetti firmano un contratto con la Regione in ragione del rapporto fiduciario con l’Assessore di riferimento, al punto che quando questo si rompe, basta che l’assessore scriva una nota al suo collega al personale chiedendo la revoca del componente del gabinetto nel quale non ha più fiducia e la cosa finisce lì.
I sardi devono dunque sapere che di questa norma non si aveva alcun bisogno per cambiare i gabinetti della Giunta Solinas. Dietro la sua inutilità c’è una sorta di bizantina incapacità di affrontare di persona le persone nelle quali non si ha più fiducia; una consolidata incapacità di guardare in faccia vecchi amici e di dir loro di farsi da parte. Si è dunque chiesto al Consiglio regionale di fare una cortina fumogena che nascondesse con una legge questa vigliaccheria di Stato, cioè questo disagio che in altri tempi si chiamava vergogna, perché è difficile dire a delle persone di andar via quando si è troppo simili a loro, quando la loro cacciata ha il sapore dell’ingiustizia per la mancata applicazione della proprietà transitiva su colui che si erge a giudice degli antichi sodali..
E fin qui, si potrebbe dire, niente di nuovo.
Il nuovo sta nel Consiglio regionale che si presta a varare una norma inutile che però afferma un terribile principio: il Capo di Gabinetto del Presidente Solinas è extra legem. I consiglieri regionali della Sardegna hanno fatto decadere, per coprire la vigliaccheria di Stato, tutti i componenti sardi dei gabinetti, e hanno messo in legge la differenza di fronte alla legge riservata all’unico non sardo presente nei Gabinetti, che però sembra godere di un gran prestigio in casa leghista.
Si pensi che l’asservimento al fumo di Regione è stato tale da aver impedito, a chi ha votato questo abominio di differenza di fronte alla legge, di vedere che non vi era alcun bisogno di sottrarre il Capo di Gabinetto della Presidneza dalla decadenza prevista per tutti gli altri, perché sarebbe bastato che il Presidente lo confermasse nel ruolo il giorno stesso dell’entrata in vigore della legge e tutto sarebbe andato liscio. Invece no: i consiglieri regionali della Sardegna hanno piegato il ginocchio e creato il privilegio per l’ospite e la ghigliottina per i padroni di casa.
Spesso mi chiedo che cosa abbiano letto da piccoli e da grandi, se mai hanno letto qualcosa, i consiglieri regionali e gli assessori che stanno quotidianamente distruggendo il residuo prestigio delle istituzioni sarde. Mi chiedo se sappiano che cosa essi sono e che cosa dovrebbero rappresentare, se capiscono che il Consiglio regionale richiede dignità, competenza, valore, non servaggio e ignoranza.
Ma anche mi chiedo come i sardi abbiano potuto elevare così in alto ingegni così imbarazzanti.
Egregio Paolo Maninchedda
Lecitamente ti chiedi “cosa abbiano letto da piccoli e da grandi, se mai hanno letto qualcosa, i consiglieri regionali e gli assessori”. Sicuramente sanno far di calcolo.
Se moltiplichiamo il totale degli addetti per una media di almeno 200 voti (media prudenziale) emerge un numero che alle prossime elezioni sarà di grande aiuto per il gruppo che ne beneficerà. E’ l’apoteosi della clientela.
IC
È come se questa Giunta e questo Consiglio puntassero a distruggere scientificamente ogni prospettiva di crescita di una classe dirigente sarda
Che disastro
… e bi at calicunu chi a su Consiglio Regionale de sa RAS tenet sa… abbistesa o tzeghidúdine?, de li nàrrere “Parlamento”!… Ei, già parlano! E comente parlano, puru!! In su parlare própriu totu a trivas, che in sas garas ‘poéticas’ chi unu faghet sa parte a sa gherra e s’àteru a sa paghe segundhu su chi li est tocadu tirendhe “a billetes”, tirando a sorte, e in sa RAS a votatziones.
A sas votatziones ant a àere candhidadu un’esércitu credereobbedirecombattere de seschentas sessanta pessones raccattavoti e… totu su chi contat est a VINCERE e VINCEREMO, no isco, ma podet fintzas èssere faghindhe su contu de cudhu biadu chi li bastaiant «mille morti» pro si sere «al tavolo dei vincitori».
E apustis bae e busca chie at a èssere s’impicadu e ue, si no sunt bastados totu sos chi amus tentu fintzas a como. Mancari solu impicados a su corru mannu de sa furca comente semus connoschindhe de séculos e a totu sas porcherias italiarzas.
E si est abberu chi su PSd’Az at fatu sos chent’annos, mancu ca est “vegliardo” bi cazat, fossis ca est nàschidu pàschidu e créschidu in su “mógliu” tricolore.
Ma candho si perdet sa dignidade ca no ndhe cherimus de cale porcheria b’at de si meravizare? Si pessades chi su “inno nazionale sardo”, essidu de ungras de unu preíderu, poniat sos Sardos istérridos a tapeto de unu re istranzu e buzinu: «Indica un adversariu / Et horrenda da su coro / Scoppiat s’ira ipsoro /A unu tou cinnu, o Re!» e «Comanda su qui piagati / Si bene troppu duru,/ E nde sias tue seguru / Qui hat a esser factu, o Re!».
Su “inno regionale sardo” reghente de sa RAS invetze est prus “nobile”: imbrenugat sos Sardos a pregare sos barones pro «moderare sa tirannia».
La cosa più sconfortante è che l’arbitrio è fatto legge in ogni campo. Ricostruiranno i giovani? Non ho questa grande speranza in chi ha visto prevaricazione e cinismo sin dalla scuola.