Non so esattamente che cosa stia accadendo nelle case di riposo di Sanluri e di Sassari (Casa Serena). Non lo so perché, è difficile saperlo.
Nessuno di noi è stupido: stiamo tutti capendo che c’è una gestione dell’informazione simile a quella adottata dai militari nei periodi bellici.
Ciò che viene detto non è né falso né completamente vero.
Tuttavia, anche i più vaccinati da ogni complottismo vedono il bavaglio imposto al personale sanitario (analogo a quello osservato dai militari sia in guerra che in pace) e vedono la sordina imposta ai fatti che pongono altre domande (perché il direttore dell’Areus è silente? Come mai una delle strutture più sotto pressione comunica così poco?).
I media hanno dato notizia negli ultimi giorni di un focolaio nella casa di riposo di Sanluri e di un altro a Casa Serena a Sassari. Su quest’ultima giungono notizie indirette, non verificabili, a dir poco allarmanti.
La risposta del Governo regionale è quella classica dei momenti epidemici: l’isolamento.
Il problema è che chi abita là dentro non è proprio gente in buona salute. Isolarli non vuol dire abbandonarli?
Certo, lo si capisce, ma come li si sta aiutando?
L’ipotesi più probabile è immaginare che personale e ospiti siano chiusi all’interno, in attesa dell’evolversi della malattia per poi ospedalizzare quelli che si aggravano.
È così?
Bisogna avere il coraggio di dirlo chiaramente.
Bisogna avere il coraggio di dire perché si stanno usando i tamponi col contagocce (che esito hanno dato i controlli realizzati a Olbia?).
Bisognerebbe dire se nelle case di riposo sono stati trovati tutti positivi, oppure no.
E dopo bisognerebbe spiegare perché, nel caso ve ne siano infetti e non infetti, si sia ritenuto di tenerli comunque tutti insieme.
Magari è stato fatto tutto razionalmente.
Tuttavia non riesco a liberarmi dalla sensazione che sia stata socializzata l’inefficienza e il difetto di visione della Regione e del Governo con pratiche non di cura ma di tamponamento della diffusione, nell’auspicio di una rapida immunizzazione di gregge.
Sbaglio? Me lo auguro di cuore.
Ma magari sarebbe meglio dare qualche informazione in più, non mendace, intervenire per tempo, non abbandonare le persone al loro destino, non intrappolare i sani nel recinto dei malati, limitandosi, come funzione pubblica, al solo controllo dell’ordine pubblico.
Gli anziani in queste case sono un po’ abbandonati sempre. Bisognerebbe sorvegliare sempre e ora più che mai. Il silenzio è pesante da sempre su maltrattamenti, poche cure, solitudine.
Stando alle informazioni ufficiali e di stampa pare che il numero dei malati e dei morti sia noto ma non sia certo il numero effettivo dei contagiati.
Da più parti è stato osservato che il ridotto numero dei tamponi effettuati non consente di misurare correttamente i contagi. Il famoso Modello coreano, importato in Veneto, con la ricerca a tappeto dei positivi pare essere quello che più di altri consente di arrivare a numeri corretti.
Vorrei osservare che se non si conoscono i contagiati anche il numero dei morti potrebbe essere sottostimato. Nel senso che tra le persone decedute dall’avvio dell’emergenza potrebbero essercene state positive al virus. Potrebbero esserci stati e potranno esserci, cioè, dei morti di/con Covid-19 che non risulteranno nei conteggi ufficiali.
Forse potremo stimarli dalla macabra analisi dei numeri relativi ai morti degli anni passati confrontati, con le dovute cautele, a quelli di questo triste inizio d’anno.
Tutto questo per dire che il Modello Veneto mi pare maggiormente efficace poiché esso consente di disporre di informazioni più complete. Fermo restando che occorre anche dar forma ad azioni concrete con l’impegno, la trasparenza, l’onestà intellettuale e l’umiltà necessari per affrontare un comune nemico invisibile.